Recensione: “Spells” di Aprilynne Pike (serie Wings vol. 2)
È iniziata l’estate, ma la vita di Laurel non è più la stessa. Ora che sa di essere una fata, non può certo ignorare le sue responsabilità nei confronti del regno di Avalon. Ecco perché, quando viene convocata dall’Accademia delle fate per un corso intensivo di magia, decide subito di partire. Ad Avalon, Laurel potrà finalmente essere se stessa. Imparerà gli incantesimi che le permetteranno di difendere le porte segrete del regno dal temibile Jeremiah Barnes, realizzando cosi il suo destino. Ma tornare ad Avalon significa molto di più. Significa rimettere in discussione tutto e ferire la persona che più ama al mondo, il suo dolcissimo fidanzato umano, David. Perché lì rivedrà Tamani. Sono passati molti mesi dal loro ultimo incontro, e Laurel crede di averlo dimenticato. Però, quando lui la stringe di nuovo tra le braccia, professandole amore eterno, dentro di lei si risvegliano emozioni inebrianti, emozioni molto diverse da quelle che prova con David. Ancora una volta contesa tra due mondi, e tra due ragazzi tanto differenti quanto irresistibili, Laurel dovrà compiere una scelta dolorosissima, che forse le spezzerà il cuore per sempre. Ma la salvezza di Avalon è appesa a un filo e per Laurel è giunto il momento di decidere: qual è davvero il suo posto, tra gli umani o tra le fate? E con chi sarà il suo futuro, con il tenero David o con l’affascinante Tamani?
Siamo qui per parlare del secondo volume della serie di “Wings”, beh allora cominciamo subito con alcune novità: Laurel scopre di essere una fata, e lo scopre dopo innumerevoli stranezze che le accadono, tra cui la crescita di un fiore sulla sua schiena (eh sì proprio un fiore vero); temendo fosse una malattia incurabile scopre invece che lo stesso è parte di lei e di non poterlo rompere o distruggere se non vuole soffrire; ma non solo, scopre anche i Troll che la perseguitano da quando è stata scelta per essere inviata nel mondo umano.
Questo fiore le sboccia in pieno Inverno e non è un caso perché la indica come Fata Inverno a differenza di Tamani, che si dimostra Fata Primavera (ma per i ragazzi la questione è diversa niente fiore, ma solo polline); Laurel, oltre a questi problemi, affornta il dilemma tra l’amore che prova per David e l’amicizia- o forse altro- per Tamani.
Ovviamente i problemi non finiscono qui, la protagonista è stata scelta da piccola per essere adottata da una famiglia umana che potesse darle in eredità un terreno particolare: terreno che si trova vicino ad uno degli ingressi di Avalon, luogo che i Troll vorrebbero localizzare e distruggere.
Oltre a tutto, ciò Laurel viene invitata a tornare ad Avalon per tre mesi dove riprenderà memoria del suo passato e imparerà a conoscere il suo popolo, il tutto in compagnia di Tamani; scelta non facile da prendere per la protagonista.
Questo secondo volume è particolare per il fatto che questa volta analizziamo una Laurel cresciuta moltissimo e che impara a conoscere sé stessa, che scopre tradizioni e usi del suo mondo particolari (qualcuno potremmo anche non apprezzarlo); tramite Tamani scopriamo e impariamo a conoscere ed apprezzare Avalon, anche se Laurel non si esimerà dal dirci la sua opinione, ma l’autrice non ci permette di avere pregiudizi in questo ambito.
Inoltre assistiamo ad un tira e molla, ma non tra i due personaggi (come penserete), bensì tra due decisioni che Laurel deve prendere: rimanere con le fate e Tamani oppure tornare a casa da David, genitori e amici; scelta più che complicata oserei dire.
Tutti i personaggi in questo libro si sono evoluti, dai protagonisti ai personaggi secondari nulla è lasciato al caso, non subiremo la pesantezza del solito “triangolo amoroso” perché qui viene tralasciato per dare importanza alle decisioni e alle responsabilità da assumere; questo libro, infatti, ci risulta come di passaggio tra “Wings” e il terzo volume della serie, ma non per questo da evitare; non ci sarà molta azione (che viene lasciata verso la fine), ma ci sorprenderà per la profondità con cui affronta questi dilemmi.
Il libro è reso leggero dallo stile di scrittura: facile e scorrevole, senza difficoltà nel lessico; leggero grazie alla presenza di momenti di gentile ironia che strappano un sorriso, leggero sì ma anche maturo, perché la protagonista deve maturare come figlia, come fidanzata, come amica, ma soprattutto come fata.
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