Recensione: “Smoky Mountain Dreams” di Leta Blake
A volte, per resistere, bisogna lasciarsi andare.
Dopo aver abbandonato la sua carriera come cantante country a Nashville, Christopher Ryder è felice di esibirsi al parco divertimenti Smoky Mountain Dreams nel Tennessee. Tuttavia, anche se sua nonna lo ama per quello che è, lui si sente dolorosamente invisibile per tutti gli altri. Anche quando è sul palco, Christopher è alla spasmodica ricerca di qualcuno che sappia vederlo per ciò che è davvero.
Jesse Birch è un bisessuale che non ha tempo per gli appuntamenti. Impegnato a crescere due figli e a combattere con la famiglia della loro madre, finita in coma in seguito a un tragico incidente stradale, non vuole altro che avventure di una notte. L’ultima cosa che desidera è innamorarsi del suo cantante locale preferito, ma quando Christopher entra nella sua oreficeria, nel cuore di Jesse inizia a risuonare una nuova melodia.
Con le sue seicento pagine, questa storia si prende tutto il tempo per descrivere le ambientazioni, le situazioni e le emozioni che nascono e crescono. Christopher e Jesse, dopo essersi incontrati per caso ed essere stati folgorati da un colpo di fulmine molto passionale, prendono le cose con calma, senza affrettare i tempi e senza parlare di amore a sproposito, seguendo… il flusso. Devono andarci piano perché al di là di questo loro rapporto tenero, dolce e passionale devono tenere in considerazione delle dinamiche familiari davvero difficili. Da un lato, dei genitori bigotti fino all’eccesso che nel tempo hanno annientato l’autostima di Christopher e dai quali, in fondo, lui cerca ancora approvazione. Dall’altro la moglie di Jesse, in coma, che lo mantiene ancorato al passato, ai sensi di colpa e a un amore difficile da lasciare andare.
«Non dovrebbe sapere. Non dovrebbe pensare a lei in modo diverso da come l’ho descritta. Dovrebbe pensare solo alle foto che gli ho mostrato.»
Amanda ripiegò il capo. «Perché?»
«Perché sarebbe così, se lei fosse davvero morta.»
I temi sono difficili, ma vengono affrontati con molta delicatezza e con il dovuto approfondimento emotivo. Il fatto che Jesse abbia due figli che soffrono terribilmente la mancanza della madre, tuttora in stato vegetativo, e che questa famiglia rimanga appesa a quella piccola fiammella di speranza del tutto irrealistica, impossibilitata ad andare avanti e a lasciare andare il proprio dolore, rende la situazione ancora più complessa.
Non meno interessante è il disagio di Christopher, l’eterno secondo, che va ben al di là dell’umiliazione subita ogni volta che si reca a trovare i propri genitori, essendo additato come “peccatore che brucerà all’inferno per la sua natura pervertita”. Chris è un ragazzo sensibile, che ha bisogno di appartenere a qualcuno, di avere una famiglia, di poter chiamare un luogo “casa”. Ha bisogno di essere visto e riconosciuto per ciò che è, accettato e amato.
«È piccola, ma è casa.»
«È confortevole,» rispose l’altro. «Si percepisce che le persone che hanno abitato qui si sono amate. C’è una bella atmosfera. Anche se in questo momento…» Agitò la mano all’altezza della spalla, il palmo rivolto verso il basso. «Si avverte un sottile strato di solitudine. Credo provenga da te.»
A questa trama complessa e molto ben sfaccettata si aggiungono scene erotiche molto descrittive ma mai pesanti, che completano la qualità della relazione tra i due amanti.
Quando tirò indietro il sesso dalla bella bocca di Jesse e ricadde accanto a lui sul letto, l’orribile sensazione di tristezza e rabbia che aveva cercato di fottere via con l’orgasmo tornò ed esplose in calde e terribili lacrime contro la spalla di Jesse.
Romanzo molto bello che consiglio a chi ama i libri non da divorare, ma da assaporare.
«Che deodorante usi? Lo shampoo. Il sapone. Odora tutto di qualcuno che ha passato la giornata a bere Bourbon in una vecchia biblioteca dopo essersi rotolato nella menta.»
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