Recensione: “Quando tutto inizia” di Fabio Volo
Silvia e Gabriele si incontrano in primavera, quando i vestiti sono leggeri e la vita sboccia per strada, entusiasta, per aver superato un altro inverno. La prima volta che lui la vede è una vertigine. Lei non è una bellezza assoluta, immediata, abbagliante, è il suo tipo di bellezza. Gli bastano poche parole per perdere la testa: scoprire che nel mondo esiste qualcuno con cui ti capisci al volo, senza sforzo, è un piccolo miracolo, ti senti meno solo. Fuori c’è il mondo, con i suoi rumori e le sue difficoltà ma, quando stanno insieme nel suo appartamento, c’è solo l’incanto: fare l’amore, parlare, essere sinceri, restare in silenzio per mettere in ordine la felicità.
Fino a quando la bolla si incrina e iniziano ad affacciarsi le domande. Si può davvero prendere una pausa dalla propria vita? Forse le persone che incontriamo ci servono per capire chi dobbiamo diventare e le cose importanti, iniziano quando tutto sembra finito.
Questo libro racconta una storia d’amore, ma anche molto di più. I sentimenti sono rappresentati nelle loro sfumature e piccole articolazioni con la semplicità e l’esattezza che rendono Fabio Volo un autore unico e amatissimo dai lettori italiani e non solo. Sullo sfondo di una narrazione che trascina fino all’ultima pagina c’è la sempre più difficile scelta tra il noi e l’io, tra i sacrifici che facciamo per la nostra realizzazione personale e quelli che siamo disposti a fare per un’altra persona, per la coppia o la famiglia. La differenza di dimensione tra essere felici ed essere felici insieme.
Fabio Volo ha tutta la capacità dei grandi autori: quella di regalarti non solo una storia, ma una chiave di lettura della tua vita. Nei suoi libri, ciò che leggi (anche tra le righe) è qualcosa che parla di te, della quotidianità, di una coppia vissuta, di un “noi” che va rimodulato, rinnovato e ‘ri-significato’ costantemente, e lo fa utilizzando un punto di vista particolare, quello dell’ “altro”, dell’incomodo.
Credevo di aver capito cosa intendesse dire. Negli occhi delle persone che amiamo e che dicono di amarci, spesso col tempo, ci si vede più piccoli e meno attraenti.
Questo racconto parla di aprirsi all’amore, dell’essere predisposti a essere vulnerabili e dell’impegno per iniziare una partita insieme, senza scappatoie facili, senza tentare soluzioni individualiste.
(la mia ex mi aveva detto che) stare con me era come stare al telefono con qualcuno che ti aveva messo in attesa. «Ecco, io con te vivo così. Non ho ancora capito se, prima o poi, qualcuno alzerà il telefono o se è caduta la linea e sto solo perdendo tempo.»
Il racconto diventa metafora e messaggio, spinge a riflettere su alcuni aspetti del rapporto di coppia, sul nostro livello di soddisfazione, di realizzazione personale, su desideri e aspirazioni, porta a chiedersi se siamo ancora disposte a metterci in gioco, se ci troviamo ancora dentro a un “noi” o se siamo rimaste sole. Questa, almeno, è stata la lettura che ho dato io della storia tra Silvia e Gabriele, filtrandola con la mia esperienza di vita.
Con il viso appoggiato sul suo seno, nel silenzio e nella quiete della stanza, sono sicuro che lei stia provando le stesse cose che provo io.
Il silenzio ci serve per mettere in ordine la felicità, per sistemarla da qualche parte dentro di noi, trovarle uno spazio nuovo.
Lo stile di Fabio Volo, che molte già conosceranno, è un perfetto equilibrio tra sentimento, ironia, azione e pragmatismo tutto maschile: la narrazione include dettagli minimalisti che, senza appesantire, pennellano le situazioni in modo vivido e diretto. Le emozioni emergono da piccole cose, piccoli cenni, ma non per questo sono meno importanti, anzi, probabilmente, proprio questo fa sì che essi riecheggino dentro di noi, riga dopo riga.
Alcune donne sono valorizzate dai vestiti, lei era valorizzata dalla sua nudità.
È una lettura che scorre via così veloce da chiedersi come siamo potuti arrivare in fondo senza neppure accorgercene. Una fonte di ispirazione e insegnamento come lettrice e come autrice. Assolutamente consigliato.
Volevo mischiarmi con lei, volevo che ci perdessimo dentro le reciproche vite. In fondo l’amore è questo, perdere il proprio perimetro, abbattere i confini. La volevo tutta intera, volevo tutto il suo tempo, volevo che mi dicesse che era solo mia, la mia donna, e che non c’era più niente per altri.
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