Recensione: “Wintersong” di S. Jae-Jones
Uno dei romanzi più attesi dell’anno
Un labirinto di bellezza e oscurità, musica e magia. Questo è il mondo in cui ti perderai
L’inverno si avvicina, e il Re dei Goblin sta per partire alla ricerca della sua sposa…
Sin da quando era una bambina, Liesl ha sentito infiniti racconti sui Goblin. Quelle leggende hanno popolato la sua immaginazione e ispirato le sue composizioni musicali. Adesso ha diciotto anni, lavora nella locanda di famiglia e sente che tutti i sogni e le fantasticherie le stanno scivolando via dalle mani, come minuscoli granelli di sabbia. Ma quando sua sorella viene rapita dal Re dei Goblin, Liesl non ha altra scelta che mettersi in viaggio per tentare di salvarla. E così si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto, strano e affascinante, costretta ad affrontare una decisione fatale. Ricco di musica e magia, personaggi straordinari e storie avvincenti e romantiche, Wintersong trasporta il lettore in un’atmosfera indimenticabile.
Ho deciso di leggere “Wintersong” perché sono stata attirata da una trama estremamente intrigante e da una copertina davvero deliziosa, sperando con tutta me stessa di avere tra le mani un fantasy originale, come non mi capitava ormai da tempo.
Devo ammettere che la storia narrata in questo libro è davvero affascinante, una trama dotata di enormi potenzialità che purtroppo la scrittrice non ha saputo sfruttare come avrebbe dovuto.
La protagonista di questa favola, ambientata in un villaggio delle foreste bavaresi, è la giovane Elisabeth, detta Liesl. Una ragazza così semplice e ordinaria, da apparire quasi scialba in confronto alla bellezza voluttuosa e appariscente di sua sorella Kathe. Ma Liesl ha un dono, di cui lei stessa è estremamente gelosa, ed è la musica che fluisce direttamente dal profondo della sua anima.
Un giorno sua sorella Kathe, dopo essere caduta in un tranello dei Goblin mangiando il loro cibo incantato, viene rapita dall’oscuro Erlkönig, il re di queste macabre e subdole creature; un personaggio intrigante e magnetico che nella prima parte del libro ha davvero attirato la mia curiosità e stuzzicato la mia fantasia. Un essere che un tempo è stato un fanciullo… che giocava con una bambina di nome Liesl… e aveva come unico desiderio quello di poter vivere con lei per sempre, senza essere mai dimenticato. Ma Liesl non è più quella bambina e la sua immaginazione soffre, rinchiusa da tempo dentro una gabbia, rischiando di cancellare quei ricordi per lei preziosi.
E così la nostra coraggiosa protagonista affronta un pericoloso e inquietante viaggio nel Sottosuolo con l’unico obiettivo di trovare sua sorella Kathe e portarla in salvo una volta per tutte. Ma il gioco a cui la sottopone l’Erlkönig è meschino e apparentemente spietato, una partita in cui il confine tra realtà e illusione diventa labile, un patto in cui la posta in gioco è davvero alta. Perché, per salvare sua sorella Kathe e non permettere che il mondo esterno precipiti in un Inverno gelido e perenne, Liesl dovrà sacrificare se stessa, la propria libertà e, forse, anche la musica che porta nel cuore.
Il Re dei Goblin talvolta appare come una creatura pericolosa e inquietante, altre volte come un ragazzo fragile e tormentato, con un disperato bisogno di sentirsi un po’ più umano. Liesl invece, durante la sua prigionia nel Sottosuolo, nonostante la nostalgia per la sua famiglia imparerà a ritrovare se stessa, liberando finalmente la musica che nascondeva nell’anima. Anche se la sua tremenda ostinazione nel non volerlo fare, alla fine, mi ha davvero esasperata.
Il rapporto tra Elisabeth e l’Erlkönig, tuttavia, non viene mai approfondito nel modo giusto, la caratterizzazione dei protagonisti resta debole, superficiale e a volte persino contraddittoria. Insomma, la storia d’amore che pian piano nasce tra loro non è riuscita a suscitarmi nessuna emozione di particolare rilievo. E per una lettrice romantica come me è davvero un’evenienza rara.
E poi c’è la musica. Musica, musica e ancora musica.
Sempre e ovunque.
Note, spartiti e melodie infestano le pagine di questo libro fino a portare il lettore all’esasperazione. Questo, perlomeno, è ciò che è successo a me.
Se la scrittrice avesse dedicato più tempo ad approfondire il carattere dei personaggi e le loro interazioni, anziché seminare note musicali in ogni dove, avrebbe di sicuro guadagnato un grammo in più della mia attenzione.
Così facendo, invece, ha trascinato il mio coinvolgimento nel baratro della noia, con un romanzo un po’ caotico e superficiale, che ha perso la sua splendida occasione di trasformarsi in una piccola perla fantasy dalle tinte oscure.