Recensione: “La rilegatrice di storie perdute” di Cristina Caboni
La copertina finemente lavorata avvolge le pagine ingiallite dal tempo. Sofia con gesti delicati ed esperti sfiora la pelle e la carta per restaurare il libro e riportarlo al suo antico splendore. La legatoria è la sua passione. Solo così riesce a non pensare alla sua vita che le sta scivolando di mano giorno dopo giorno. Quando arriva il momento di lavorare sulle controguardie, il respiro di Sofia si ferma: al loro interno nascondono una sorpresa. Nascondono una pagina scritta a mano: è la storia di una donna, Clarice, appassionata di arte e di libri. Un’abile rilegatrice vissuta in nel primo Ottocento, quando alle donne era proibito esercitare quella professione. Una donna che ha lottato per la sua indipendenza. Alla luce fioca di una candela ha affidato a quel libro un messaggio lanciato nel mare del tempo, e una sfida che può condurre a uno straordinario ritrovamento chi la raccoglierà.
Sofia non può credere al tesoro che ha tra le mani. Quella donna sembra parlare al suo cuore, ai suoi desideri traditi. È decisa a scoprire chi sia, e quale sia il suo segreto. Ad aiutarla a far luce su questo mistero sarà Tomaso Leoni, un famoso cacciatore di libri antichi ed esperto di grafologia. Insieme seguono gli indizi che trovano pagina dopo pagina, riga dopo riga, città dopo città. Sono i libri a sceglierci, e quel libro ha scelto Sofia. Dopo più di duecento anni, solo lei può ridare voce a Clarice. E solo la storia di Clarice può ridare a Sofia la speranza che aveva perduto. Perché la strada per la libertà di una donna è piena di ostacoli, ma non bisogna mai smettere di mirare all’orizzonte.
“La rilegatrice di storie perdute” è un romanzo di Cristina Caboni, autrice italiana con all’attivo altri lavori interessanti. In realtà si tratta di un’opera che ne nasconde un’altra, anzi la riporta alla luce. Una storia che vede due donne combattere per la propria libertà e felicità; differenti per i momenti storici in cui vivono: Sofia nel presente, Clarice nel 1800.
Sofia Bauer è una ragazza che ha messo da parte sé stessa per far felice il proprio marito. Nulla di più sbagliato, azzerare i propri sogni e diventare ciò che l’altro vorrebbe. Il loro matrimonio è teso, labile, Alberto pensa che un viaggio o un bambino rimetteranno le cose a posto per sempre. Ma si sbaglia. Per la prima volta Sofia decide autonomamente e lo lascia. Roma, la sua città, con i ricordi e le emozioni che ogni posto le fa riaffiorare è il posto giusto dove rinascere. Lì si sente a casa. Una piccola libreria, un libro interessante da rilegare, metteranno a nuova luce una storia rimasta celata per moltissimi anni.
La sua espressione conteneva ancora traccia di quello sbalordimento misto a eccitazione che l’aveva colta quando aveva tirato fuori il foglio dalla fessura nel piatto.
Clarice Marianne von Harmel è solo una bambina quando i suoi genitori muoiono, così gli zii la prenderanno con sé. La zia le vorrà bene, ma lo zio l’ha voluta con loro solo per la sua dote. Siamo a Vienna nel 1800 dove le donne non possono fare molte scelte, se non quelle di ricamare o tenere le redini di una casa, dove anche solo leggere un libro è visto come un atto del maligno. Esiste però anche uno spiraglio, giovani abbienti che prima di prender marito decidono di andare un anno all’estero, anche se è visto come un atto da bandire. Un ciondolo, un cerchio con all’interno due ali di diamanti, simbolo della sua casata, sarà ciò da cui non si separerà mai. Così come dai suoi amati libri. Una Clarice con un animo forte che dovrà sopportare molte angherie, soprusi, violenze da colui che le ha promesso amore, parole non dette e segreti celati. Segreti che lei stessa nasconderà in alcuni libri, gli stessi che Sofia si ritroverà fra le mani.
Il pensiero sfugge al mio dominio. È come un fiume che segue la scia dei ricordi. Non posso tacere, devo correre questo rischio. Mentre scrivo penso alle parole, al loro potere immenso. Sono fili che superano il tempo. Le parole hanno fatto di noi ciò che siamo. A loro è stato affidato il progresso. La genialità del pensiero, la sua arte.
Due donne, due storie diverse, ma che hanno al loro interno lo stesso significato: libertà e rinascita. Se Sofia incontra degli ostacoli, sono niente in confronto a quelli di Clarice. E sarà forse per questo che la sua storia è quella che ha preso di più il mio cuore. La libertà di Clarice è stata calpestata per il particolare momento storico in cui viveva, ma ha saputo reagire. Sofia invece l’ha messa da parte, azzerata, per un uomo che non si è rivelato quello della sua vita.
Tomaso Leoni: zigomi alti, labbra piene, viso interessante più che bello, con un leggero accenno di barba. Un uomo che ha molti segreti alle spalle, che si comporta in modo diverso a quello contemporaneo nel quale viviamo. Un esperto di grafologia che sarà d’aiuto a Sofia, nella sua impresa di decifrare meglio la lettera di Clarice che ha trovato in un libro.
I libri contengono: possibilità, nuove occasioni, risposte. Hanno un potere difficile da svelare e questo volume è anche pieno di segreti, fino all’ultima pagina. Un libro che ho trovato lento soprattutto all’inizio e che racchiude poche informazioni su Clarice, io almeno ne avrei preferite ancora! Una Sofia poco caratterizzata che non mi ha convinta del tutto, soprattutto all’inizio del volume, nel suo essere debole e sottomessa al proprio marito. Un viaggio per l’Europa per scoprire cosa cela un’opera rilegata in maniera particolare, questo mi ha affascinata. Così come mi sono rimaste nel cuore le citazioni che si trovano all’inizio di ogni capitolo.
Sofia cosa riuscirà a scoprire di Clarice? Come saranno i loro percorsi di libertà e rinascita? Non vi resta che leggere il libro!
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