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Recensione: “Bottoni e pizzo” di Penelope Sky (Buttons Series vol. 1)

Gli devo un debito.
Uno molto grande.
Il pagamento non può essere regolato con soldi o favori.
Vuole una sola cosa.
Me.
Ad ogni azione corrisponde una ricompensa. Un bottone. Una volta che avrò riempito il suo vaso con trecentosessantacinque bottoni, mi lascerà andare.
Mi lascerà libera.
Ma devo guadagnarmeli uno per uno.
Sottomettendomi all’uomo più oscuro, più crudele e più bello che abbia mai conosciuto.

Mie adoratissime Fenici,

oggi vi parlerò di una magia. Sì, avete capito bene, ho detto proprio Magia.

Avete presente quando un libro vi trova e vi da esattamente quello di cui non sapevate neanche di avere bisogno? Quel magnifico incantesimo che si crea quando inizi un romanzo senza troppe aspettative, quasi svogliatamente, per poi trovarti invischiata fino al collo nella storia senza riuscire a staccare gli occhi dall’inchiostro che sporca magistralmente il foglio bianco?

È esattamente quello che è successo a me quando sono inciampata in Bottoni e Pizzo.

Non posso dire molto della trama, fornirvi il minimo dettaglio equivarrebbe a fare spoiler e non voglio privarvi di nessuna di quelle piccole scoperte che mi hanno portato, passo dopo passo, a comprendere a pieno l’intensità della storia che stavo leggendo.

Non vi mentirò – non lo faccio mai – non è stato amore a prima pagina, spesso mi sono chiesta come mai la scrittrice stesse partendo da un punto della storia così lontano e quando la trama, sapientemente accennata nella sinossi, avrebbe preso forma.

Non sono un soggetto di natura paziente, ammetto che mi è costato una certa fatica attendere il corso degli eventi, scalpitavo nell’attesa dell’azione ma non ho desistito e sono stata ampiamente ripagata.

Ho scoperto così parte del passato di Pearl, cosa l’ha portata ad accontentarsi in nome di una possibilità di vita normale, il suo desiderio di famiglia, di amore. Un rigo per volta ho scavato nella sua complessità interiore, l’ho vista sfoderare le unghie appena è stato necessario e adattarsi camaleonticamente per garantirsi la sopravvivenza.

Sono sempre più rare le protagoniste femminili capaci di guadagnarsi il mio rispetto, di solito o sono troppo remissive o cedono con una velocità imbarazzante, ma non LEI.

Pearl si distingue per tenacia, durezza, dignità e un pizzico di follia che la rende unica.

“Ferma”, intimai.

Lei afferrò l’impugnatura e si puntò il coltello all’altezza del cuore.

“Nessuno di questi uomini ti toccherà. Ti do la mia parola. Fermati”.

Spinse la punta del coltello contro il suo décolleté. Non c’era in lei la benché minima esitazione. Accoglieva la morte come fosse una vecchia amica.  […]

“Preferisco morire che essere una schiava. Preferisco morire piuttosto che vivere un altro istante in questo inferno”.

Il labbro inferiore le tremava dall’emozione, per la distruzione imminente della sua vita. I suoi occhi conservavano ancora il loro fuoco, il loro odio. Ma ne aveva avuto abbastanza. Era stata spinta troppo oltre e alla fine era crollata. Il suo polso si mosse per sferrare il colpo: era pronta a dire addio alla vita.

Il protagonista maschile, Crow, mi ha fatto penare un po’ di più. Ho finito il libro e non l’ho ancora inquadrato.

È dipinto come un uomo senza scrupoli, incapace di amare, quasi di relazionarsi, ed è effettivamente così ma sviluppa un’ossessione per lei.

Un’insana, malata, folle, profonda e tremendamente sensuale ossessione per lei.

“Sono un uomo di parola”.

“Sei un criminale. Un rapitore. Uno stupratore. La tua parola non vale un cazzo”.

Il mio corpo si irrigidì per tutta risposta. I miei battiti accelerarono e sentii il fuoco scorrermi nelle vene. La sua lotta, la sua furia, brillarono come un faro nel profondo della mia anima. Mandò il mio corpo in fiamme, facendomi venire l’uccello duro nei pantaloni e le mani impazienti di toccarla.

Tirai fuori la siringa.

Crow è un personaggio dal cuore nero come il nome che porta. Ti sporca trascinandoti nella sua perversa oscurità fino a farti desiderare di sguazzarci dentro per molto, molto tempo.

Bottoni e Pizzo è un libro a cottura lenta. Forte della lunga strada che ha ancora di fronte (la serie è composta da ben sei libri) e della gravità dell’argomento trattato, si prende tutto il tempo per spiegare la storia e farci entrare in empatia con i suoi protagonisti.

L’utilizzo di entrambi i Punti di Vista, riesce perfettamente nell’intento senza confondere il lettore e lasciando all’autrice ampio spazio di manovra nella descrizione dei personaggi.

Un plauso anche agli antagonisti. In questo libro i personaggi secondari hanno il giusto peso e la perfetta definizione, ciò fa ben capire che assolutamente niente, nella sua stesura, è stato lasciato al caso.

Arrivare alla fine di questa lettura non è facile, ci saranno cose che vi faranno male al cuore, atti che un essere umano non vorrebbe minimamente immaginare possano essere compiuti e violenze psicologiche che risultano quasi più efferate di un omicidio a sangue freddo. Ma, se riuscirete ad arrivare alla fine, approderete a un libro bollente, che vi farà bruciare dal desiderio: non riuscirete più a guardare la boccetta di bottoni della nonna senza correre a farvi una doccia fredda.

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Voto Viv 5

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