Recensione: “Aquile nella tempesta” di Ben Kane
15 d.C. Arminio, il comandante dei Germani, è stato sconfitto e una delle aquile perdute di Roma è stata finalmente ritrovata. Migliaia di barbari sono stati uccisi. Nonostante questi successi, il centurione Lucio Tullo è tutt’altro che soddisfatto. Non ha nessuna intenzione di fermarsi fino a che anche Arminio non sarà morto, l’antica aquila della sua legione ritrovata e le tribù nemiche completamente annientate. Ma anche Arminio – impetuoso e senza paura – vuole vendetta. Grazie al suo carisma, infatti, sta già radunando un enorme esercito, riunendo le tribù superstiti per dare la caccia in lungo e in largo ai romani che si trovano nelle sue terre. Tullo si troverà presto in un vortice di sangue, tradimenti e pericolo. La sua missione sarà la sfida più pericolosa che abbia mai affrontato.
Wilbur Smith ha definito questo autore “l’astro nascente del romanzo storico” e chi sono io per smentirlo?
In effetti è uno storico a tutti gli effetti e, ve lo dico subito, accostatevi a questo libro solo se la storia vi piace davvero tanto.
Se pensate a qualcosa di simile alle opere di Colleen McCullough sull’antica Roma, vi sbagliate di grosso: qui non ci sono torbide storie di passioni clandestine, ma tanta tattica, spostamenti di truppe, sanguinose battaglie e fieri eroismi.
Ci sono personaggi che vi incanteranno per sempre: Germanico, generale osannato dai suoi uomini, intrepido capo militare di rara maestria bellica (come detto dal romanzo, a lui si deve il recupero di due delle tre aquile delle legioni perse da Varo a Teutoburgo); Arminio, carismatico capotribù germanico e astuto vincitore della battaglia di Teutoburgo: forse può apparire sleale agli occhi dei romani, e in effetti non esita a ricorrere a colpi veramente bassi, ma non si può negare che ami la sua terra sopra ogni cosa, al punto da rinunciare a vedere ancora la moglie e il figlioletto, prigionieri di Roma fino ad una sua eventuale resa.
Soprattutto, però, amerete Tullo, già semplice legionario ed oggi Centurione apprezzato dallo stesso Germanico, è uno dei sopravvissuti di Teutoburgo, e come quei pochi commilitoni che possono vantare la medesima fortuna, non si è mai ripreso veramente dalla tragedia che distrusse le truppe di Varo.
Egli vive e combatte per riavere la terza aquila sottratta, quella della sua legione, e per vedere sconfitto Arminio.
E’ un uomo tutto d’un pezzo, con pregi e difetti, assolutamente reale, che non potrete fare a meno di ricordare.
Dunque, che dirvi, se non: buon tuffo in una delle pagine meno conosciute, ma non per questo meno affascinanti, della storia di Roma.
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