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Recensione: “Quando fioriranno le rose” di Giulia Dal Mas (Villa Matilde, la casa degli amori ritrovati Vol. 1)

 

 

Quando Sophie arriva a Perugia nasconde nell’anima un grande dolore. Decide perciò di buttarsi nel lavoro e godere degli incantevoli scorci cittadini e dell’amicizia con Nicola, il maestro cioccolatiere appena conosciuto.

Incaricata dalla casa d’aste francese Saint-Lazare, Sophie ha il compito di stimare l’eredità di Caterina Donati che, morta pochi mesi prima, ha lasciato all’avido erede villa Matilde, magione di famiglia, e la Bottega, la liuteria a cui ha dedicato tutta la sua vita.

Un giorno Sophie troverà il diario della defunta e la sua vita verrà così proiettata nel 1944, in un passato ricco di storie pungenti come rose e intense come le melodie suonate dal violino del capitano Mitchell, il soldato inglese che sconvolse il cuore della giovane Caterina.

Immergendosi in quelle pagine, Sophie scoprirà profonde e dolorose affinità tra la vita di quella ragazza d’altri tempi e la sua realtà di donna moderna.

Un segreto in particolare angoscerà Sophie, spronandola a indagare più a fondo tra le pieghe di quel passato ancora capace di dare speranza al suo presente e, forse, anche al suo cuore ferito…

Una bella lettura scritta da un’autrice che conosce bene i sentimenti e li sa raccontare con profondità e dedizione.

Il libro è ambientato in Umbria, tra Perugia ed Assisi, a cavallo tra la fine della guerra e i giorni nostri. La storia è convincente e appassionante.

I bei personaggi raccontati da Giulia Dal Mas, Sophie e Caterina, vivono tra le righe in un parallelismo di sentimenti e venture. Ci accompagnano, per mano, attraverso le loro vite piene di avvenimenti spesso molto tristi. Il dramma della perdita di un figlio è affrontato con una malinconia che non lascia indifferenti e così pure tutti gli aspetti della personalità umana, dai più nobili ai più spietati e duri.

In questo romanzo, oltre al legame tra la storia di Sophie e quella di Caterina, sono evidenti intrecci tra passato e presente che l’autrice ha volutamente seguito per costruire una bella tessitura narrativa: il padre di Caterina e il nipote Gaudenzi che volutamente si somigliano per aridità ed egoismo, il capitano Mitchell e Nicola il cui legame sarà molto di più che una mera somiglianza di caratteri.

Unica cosa che mi ha convinto poco è stata l’arrendevolezza con la quale Caterina ha accettato la notizia della morte del figlio: conoscendo che genere di persona fosse la madre io avrei sospettato l’imponderabile. Siamo comunque di fronte ad una storia di fantasia e pertanto la vicenda segue il corso delle invenzioni di chi scrive, anche se talvolta ci immedesimiamo a tal punto da voler guidare i protagonisti per mano!

Infine una nota di merito per aver sfruttato tanto bene l’ambientazione umbra della storia, è evidente come l’autrice conosca molto bene le cittadine che descrive e si sappia muovere fornendo dovizia di particolari.

Recensione a cura di:

 

 

 

 

Review Overview

Voto Pippi Calzelunghe 4,5

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