Recensione: “Nuovo vecchio amore” di B.A. Tortuga
Danny Avers fa l’insegnante in una piccola città del Colorado. In un’epoca che precede l’avvento della banda larga, dei social media, degli smartphone e dello streaming compulsivo, Danny prova semplicemente a far dimenticare a tutti gli anni della sua folle adolescenza e a tirare avanti nell’unico modo che conosce: un giorno alla volta. L’ultima persona che si aspetta di vedere tornare in città è Harlan Quinn, il suo vecchio migliore amico ed ex cattivo ragazzo. E quando scopre che Quinn è il nuovo sceriffo e il suo nuovo vicino di casa, la sorpresa è ancora maggiore.
Quinn sa che c’è molto di più nella sua vecchia città di quello che appare. C’è molto di più anche in Danny, oltre a vecchi ricordi e a una vita tranquilla. Ma come in passato, provocare il caos è la specialità di Quinn, ed è quello che si propone di fare, in tutti i modi, spingendo Danny ad ammettere che c’è ben altro nella vita e che anche lì potrebbe esserci qualcosa di nuovo per loro. Sempre che la mentalità della vecchia città non uccida entrambi.
Il tema della piccola cittadina americana, bigotta e discriminante, è un po’ sfruttato, ma intrecciandosi con le due storie particolari dei personaggi poteva comunque far uscire qualcosa di interessante: entrambi cinquantenni, Dan zoppica a causa di un incidente d’auto in cui è l’unico sopravvissuto, mentre Quinn ha un passato di dipendenze che è riuscito a sconfiggere grazie all’aiuto di un poliziotto che gli ha fatto da padre.
Purtroppo non c’è abbastanza spazio nel romanzo per approfondire le loro vicende personali né la caratterizzazione caratteriale. Non c’è neppure tanto spazio per mostrare come viene svolta un’ indagine di polizia che li porterà a vendicarsi dei loro concittadini più ostili, perché praticamente tutto il tempo è dedicato a mostrare come fanno ginnastica tra loro.
Molteplici, inutili, didascaliche scene di sesso che, nella seconda metà del libro, sono arrivata a saltare alla ricerca di una trama che andasse avanti.
“Cazzo!” Ecco, era quello, sì. Ciò di cui aveva sentito la mancanza, almeno finché non era tornato. Quinn si spinse verso l’alto, i muscoli in tensione, provando il bisogno di sentire Danny venire.
“Oh. Oh, non posso aspettare, Quinn. Devo…” Danny gemette, spingendo, scopandolo forte.
“Va bene, tesoro. Ne ho bisogno. Ho bisogno di sentirlo.” Quinn era pronto. Lo era davvero, anche se non abbastanza per un altro giro. Contrasse i muscoli più che poté, ansimando, gemendo.
“Sì…”
Per quanto riguarda lo stile, i dialoghi vorrebbero essere ironici; forse lo sono in lingua originale, o forse sono io che sono priva di un certo senso dell’umorismo, ma la maggior parte delle volte per me erano incomprensibili. Per quanto riguarda gli aspetti narrativi, a parte la ripetitività delle scene di sesso, ci sono anche molte scene che riguardano il cibo, pure queste piuttosto inutili (a parte la nausea nel sentire molte colazioni con pancake, mirtilli e salsicce 🙂 ), mentre i momenti che servono per la trama sono accelerati fino a renderli incomprensibili.
Il punto di vista è misto, nel senso che saltella da un protagonista all’altro e si fatica a capire chi sta pensando cosa e chi sta parlando.
Neppure la cover si salva, mostrando un ragazzino che niente ha a che fare con due protagonisti adulti.
Mi spiace, ma questo libro, come si sarà capito, non lo consiglierei.
A cura di:
A cura di: