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Recensione: “Dark Soul” di Aleksandr Voinov (serie Anima nera #1)

Care Fenici, oggi Nayeli ci parla di “Dark Soul” di Aleksandr Voinov

Cover realizzata da Heaven Tonight

Lauren Blakely

L’amore illumina anche l’anima più nera.

Stefano Marino è un uomo d’onore, un boss della mafia della costa occidentale che si reca a est ad attendere la morte di un patriarca della famiglia. Tutti i pesci grossi si sono riuniti – perché naturalmente gli squali si mettono a girare quando sentono l’odore del sangue nell’acqua – ma è qualcuno di nuovo che attira l’attenzione di Stefano.

Silvio Spadaro, “il Barracuda”, è il protetto ed erede del consigliere Gianbattista Falchi, ormai ritirato, ed egli stesso un uomo d’onore a tutti gli effetti. Nel sottobosco delle famiglie, essere gay è un crimine per cui si merita la morte, ma al giovane killer le regole non sono mai importate molto. Gli unici ordini che segue sono quelli di Battista, sia quando è a caccia sia quando è nel suo letto.

Ma Silvio ha dei bisogni a cui Battista non può provvedere, e ha posato i suoi occhi neri su Stefano, costringendolo a confrontarsi con istinti che ha passato tutta la vita a soffocare. Per quanto Stefano cerchi di resistere, quando la mafia russa invade il suo territorio e lo costringe a cercare aiuto, il prezzo chiesto da Gianbattista lo porta a faccia a faccia con Silvio e i suoi desideri più nascosti.

Attenzione, questo romanzo non è autoconclusivo e non potrete fare a meno di acquistare gli altri due, perché è semplicemente perfetto. È una storia intensa, deviata, conturbante, stilisticamente impeccabile, ed emotivamente coinvolgente.

È una storia “maschia”, strabordante di testosterone, violenza e perversione, ma soprattutto sesso sporco.

«Salta su.» Piegò il collo, mostrando meglio quella gola sottile e lunghissima, più di quanto fosse giusto per un essere umano. Ah, la sensazione di quella carne forte sotto i denti, il battito cardiaco e i gemiti muti.

I protagonisti principali sono due maschi Alfa: Silvio il sicario e Stefano il boss della mafia. Il lettore si trova nel punto di vista personale di Stefano, e questo ci toglie dalla necessità di apprezzare o meno il suo mestiere. Infatti, di lui vediamo soprattutto ciò che il suo ruolo comporta in termini di limitazioni, obblighi d’immagine e impossibilità di vivere pienamente la sua tendenza sessuale. In sostanza, a differenza dei timori di alcune lettrici, non c’è alcun invito a rendere attraente la mafia o gli “uomini d’onore” ed è tutt’altro che una storia di politica o denuncia sociale.

Le labbra di Stefano formicolarono. Era ancora difficile respirare e non aveva idea del perché. Non poteva permettere a quell’uomo di intimidirlo. Non poteva mostrarsi troppo interessato. Barracuda o no – persino protetto di Gianbattista Falchi o no – non poteva dare adito al minimo sospetto. Sarebbe stato praticamente un uomo morto.

A parte la morbosità di alcune scene, ciò che rende intense le esperienze sessuali è un deciso senso di perversione, oltre alla forza che emerge da questi rapporti, tutti consensuali, nei quali un protagonista è dominante e l’altro passivo. Dal punto di vista narrativo non ci sono cliché, non ci sono frasi banali o posizioni classiche: tutti gli incontri erotici sono particolari, con una caratterizzazione molto forte.

L’odore del suo sudore gli andò direttamente all’uccello. Era un aroma fresco e salutare.

 Ed è proprio lo stile quello che mi ha affascinata: poco sdolcinato, quasi cinico, piccante in modo crudo, molto adatto al tipo di sesso che piace ai due personaggi. Uno stile asciutto ma non freddo; evocativo, leggero tanto da lasciare al lettore lo spazio per riempirlo delle proprie emozioni, delle sue riflessioni.

Stefano si rese conto che stava cominciando a sudare. Non era paura, era solo che quell’uomo era così intenso.

I dialoghi scorrono avanti veloci, come spesso accade negli autori stranieri, incuranti del fatto che alcuni passaggi siano poco spiegati o dati per scontati, rendendo l’azione più rapida.

Inutile sottolineare che i personaggi sono intriganti, dotati di spessore, e così intensi da scavare sottopelle.

«Bene. Puoi andare più veloce.»

«Verrò…»

«Lo so.»

Dolce, gentile, generoso Battista.

Si nota, non solo nello stile (asciutto, scorrevole, privo di spiegazioni eccessive e riflessioni inutili) ma anche nella trama, che l’autore pratica anche altri generi come il thriller o il noir.

Per concludere, la traduzione e l’editing sono impeccabili, il che rende un vero piacere la lettura di questo romanzo da cinque stelle.

Una parte di Stefano non voleva fare altro che afferrarlo, attaccarlo al muro e farselo proprio lì. L’altra parte voleva continuare a vivere.

 

 

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