Recensione: “Le donne di casa Blackwood” di Ellen Marie Wiseman
Care Fenici, ecco Emanuela con la recensione di “Le donne di casa Blackwood” di Ellen Marie Wiseman
Una sera dell’estate del 1931 Lilly Blackwood intravede le luci abbaglianti del circo dalla finestra spiovente della sua camera da letto. Non ha il permesso di esplorare i dintorni della casa. Non è neanche mai uscita dalla sua stanza all’ultimo piano. Sua madre sostiene che sia per il suo bene e che le persone si spaventerebbero se la vedessero. Ma quella notte calda e stellata è destinata a cambiare ogni cosa: Lilly esce dalla sua prigione e si dirige verso il tendone del circo. Più di vent’anni dopo, la diciannovenne Julia Blackwood ha ereditato dai genitori la tenuta di famiglia e la casa adiacente. Per Julia, quello è un luogo di ricordi infelici, pieno di regole ferree e stanze proibite. Tornare lì dopo tanto tempo potrebbe aiutarla a liberarsi dai fantasmi del passato? Scavare a fondo tra i segreti di casa Blackwood porterà Julia a scoprire verità scabrose e tradimenti di cui si è macchiata la famiglia, perché la sua storia è intrecciata a quella di Lilly, in fuga per trovare la sua strada nel mondo duro, a volte brutale del Circo dei fratelli Barlow.
Bellissimo romanzo che soddisfa in pieno le aspettative del lettore, e che rende giustizia alla sinossi e alla pubblicità che lo accompagna.
Le donne del titolo sono tre: una madre, che non è che una matrigna e un’aguzzina per la propria figlia, una figlia prigioniera della sua stanza, una ragazza dal passato oscuro ma con un grande cuore e forza di volontà.
La storia potrebbe certamente prendere spunto da uno dei tanti fattacci di cronaca spesso sbandierati dai rotocalchi da quattro soldi; vicenda che si farebbe fatica a credere reale per la crudezza dei fatti e per la cattiveria dilagante che fa da protagonista.
Coralline Blackwood, capostipite della famiglia, è un donna crudele e maniacale nei suoi credo religiosi e nei suoi atteggiamenti rigidi e intransigenti; è soprattutto una donna mostruosamente arida ed ignorante, incapace di amare, sposata con un uomo terribilmente inetto e plagiato dal carattere della compagna.
Lilly ha un difetto fisico che la rende diversa, un abominio, come la definisce la madre, che la fa crescere prigioniera delle quattro pareti della stanza in soffitta e le fa vedere il mondo attraverso la finestra di un abbaino e pochi libri che il padre le procura di nascosto. Un personaggio certamente fuori dal tempo e perfettamente inserita in un contesto antiquato e retrogrado, vittima dell’incapacità di ribellarsi fino in fondo all’ingiusta prigionia.
E infine Julia, l’ultima donna della famiglia, il cui ferreo carattere e la forte voglia di ribellarsi a una madre orribilmente schiacciante e arida la porta a scappare di casa e a accettare una vita di espedienti pur di liberarsi dell’atmosfera infelice della sua casa.
Sarà proprio Julia che, con il suo desiderio di verità, porterà alla luce i segreti della sua famiglia e scoprirà le sue radici; il suo futuro prenderà il volo proprio da quella casa che aveva significato per lei e Lily infelicità e disgrazia.
Una lettura scorrevole ed avvincente come un giallo, appassionante nella descrizione dei sentimenti e dei desideri di Lily e Julia; leggendo scorreranno lacrime a fiumi e non si potrà restare indifferenti ai destini di entrambe.
Entusiasmante.