Recensione: “Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman
Care Fenici, oggi Tracy ci presenta la recensione di “Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman
Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo.
Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene.
Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto.
E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo.
O così credevo, fino a oggi.
Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita.
E questo ha cambiato ogni cosa. D’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato.
Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.
Anzi: benissimo.
Quando leggo di libri pubblicizzati come capolavori del momento o acclamati dalla critica ammetto che sono abbastanza diffidente.
Ma su questo libro mi sono dovuta ricredere.
Eleanor Oliphant ti prende dalle prime righe, ti coinvolge nel suo mondo, anche se non ti accoglie come speravi.
Eleanor è una persona autentica, senza filtri, senza quella patina di adattamento sociale che si vede in ognuno di noi. È una persona che esprime la sua opinione in modo garbato, non ama relazionarsi con gli altri, non le interessano intrighi e gelosie; il suo mondo gravita attorno al lavoro, alla sua pianta Polly e al bisogno di mangiare pizza con un bicchiere di vino. Nei week end si dedica alla vodka, compagna di molte serate, al dramma radiofonico e a poche, minimali pulizie di casa, giusto in caso di visita da parte dell’assistente sociale.
È un’eccentrica trentenne, con un lavoro sottopagato in un’agenzia di design, dove si occupa di fatture e contabilità. Ha un buon rapporto con il suo capo, ma quasi nullo con i colleghi. Dai pochi eventi sociali ai quali è stata costretta a partecipare si è defilata in modo veloce quando si è accorta del cibo scadente e della compagnia poco simpatica.
È una buona ascoltatrice, raccoglie informazioni e le elabora a seconda del suo codice personale, dal quale non si discosta mai.
Una delle poche note stonate nella sua vita è la madre, che tutti i mercoledì, puntuale come la morte, le telefona per maltrattarla in modo abominevole, facendole pesare la sua inettitudine e la mancanza di carattere. Si diverte a terrorizzarla suggerendole di non parlare mai del suo passato, di mantenere le apparenze e continuare a seguire le regole che le ha inculcato da piccola.
Ogni telefonata è un colpo al cuore per la povera Eleanor e una mazzata per la sua autostima.
Una sera assiste a un concerto e si innamora del frontman del gruppo. Per compiacere la genitrice le confida che di aver trovato l’uomo della sua vita e di avere delle idee per fare in modo che questo sogno si concretizzi in una vita di coppia.
Questo progetto sembra indicare alla ragazza una nuova strada da seguire per avere un futuro diverso che possa farle dimenticare il passato.
Perché il suo passato è così oscuro e misterioso che neanche lei lo ricorda perfettamente.
Il passaggio da una famiglia all’altra, il brusco allontanamento ogni volta che riusciva a integrarsi, ha minato profondamente la ragazza che era, lasciando cicatrici profonde, sia fisiche che morali, dalle quali non sembra riuscire a riprendersi.
Se ti chiedono come stai, devi dire bene. Non puoi dire che la sera prima hai pianto fino a quando non è giunto il sonno perché non hai parlato con nessuno per due giorni. Bene è quel che devi dire
Questo semplice passaggio, narrato in prima persona, ci fa diventare il suo personaggio ‘amico’, si sente una empatia per questa ragazza fuori dal comune, che dice ciò che tutti noi vorremmo dire tante volte, senza giri di parole. Ma tenendo bene a mente che bisogna conservare un minimo di dignità e non lasciarsi avvicinare da nessuno. Perché quando qualcuno ti arriva molto vicino, può farti realmente male.
Questo libro parla di solitudine, un sentimento così profondo e radicato che ci costringe a guardarci dentro, a provare ciò che prova Eleanor, lasciandoci distrutti a ogni strato che andiamo a scoprire.
Il tentativo di amicizia di Raymond sembra aprirle un mondo sconosciuto, quello degli affetti inaspettati, che ti lasciano sulla pelle un profumo sconosciuto e una sensazione di dolcezza che mai hai conosciuto.
Ci si illude, ve lo dico sinceramente, che tutto ciò porti Eleanor a cambiare registro, ma il suo mondo è così sfaccettato, da non riuscire a lasciarla andare.
Solo un crollo fisico e psicologico l’aiuterà ad arrivare alla vera sé stessa, a far emergere tutto ciò di cui ha bisogno.
Questo libro ha una delicatezza e una sensibilità che mi hanno lasciata sbalordita; è scritto in un linguaggio erudito e con parole molto poco usate solitamente, che in questo ambito spiccano per la loro bellezza e per una certa eccentricità.
Un esperimento interessante, questo romanzo, che è stato accolto in modo incredibile, forse perché si è stufi dei soliti cliché o delle solite trame, mentre in questo caso l’uso della prima persona ci ha fatto avvicinare a questo mondo in maniera naturale, spingendosi a un percorso in noi stessi.
L’ho adorato e letto voracemente, non trattenendo sorrisi e anche qualche lacrima di commozione, perché Eleanor ha un’autenticità e una profondità che non si trovano spesso di questi tempi.
Vi consiglio di leggere anche l’intervista dell’autrice a fine libro, che spiega della nascita di questo romanzo, aggiungendo piccole perle di saggezza che vi colpiranno.
Buona lettura!