Recensione: “Tulip Fever – La tentazione dei tulipani” di Deborah Moggach
Care Fenici, oggi Emanuela ci parla di “Tulip Fever – La tentazione dei tulipani” di Deborah Moggach
Amsterdam, 1636. La città è tutta fermento e opulenza: il commercio prospera, le arti fioriscono. Come uno specchio, i canali rimandano l’immagine delle dimore più belle, tra cui quella di Cornelis Sandvoort, dove ora tutto è silenzioso e immobile: il ricco mercante e la sua giovanissima consorte, Sophia, stanno posando per il ritratto che li renderà immortali. Insieme a loro, nel dipinto, un vaso di tulipani: i fiori che, secondi soltanto alla sua bellissima moglie, sono la più grande passione di Cornelis. Così come di tutta l’Olanda, che sembra preda di una follia collettiva: i bulbi di tulipano valgono una fortuna, e c’è chi è disposto a ricorrere a ogni mezzo, lecito o illecito, pur di possedere quelli più pregiati. È Jan van Loos, uno degli artisti più promettenti del momento, a fissare su tela quella scena, che dovrà trasmettere per sempre magnificenza e armonia. Ma il suo occhio, attento ai minimi dettagli, sa penetrare l’apparenza e cogliere l’essenza più profonda. Il fuoco sotto la cenere, l’irrequietezza dietro l’obbedienza. Sarà per questo che, ogni volta che il suo sguardo indugia un istante in più su Sophia, il cuore della ragazza perde un battito. Giorno dopo giorno, tra il pittore e la sposa del mercante si instaura un dialogo muto, fatto di sorrisi furtivi e occhiate rubate. E mentre il ritratto prende forma, fuori dalla cornice prende vita una passione bruciante. Capace di consumare tutto ciò che incontra sul suo cammino, in una spirale inarrestabile di desiderio e inganno, sogno e illusione. Deborah Moggach ci immerge in un’epoca affascinante, un mondo brulicante di vita vera, un amore fatale.
Uscito il 29 Agosto 2017 ha visto da poco la sua trasposizione cinematografica nelle sale italiane.
Essenzialmente un romanzo storico, rappresenta e analizza un’epoca piena di cambiamenti, commerci e la folle corsa al bulbo di tulipano più raro.
Racconta un matrimonio, comunissimo in quell’epoca, dove lo sposo è un uomo ricco ed anziano che, nella speranza di avere un erede, sposa una giovanissima ragazza povera; scontato il coinvolgimento del terzo incomodo: un pittore di grido che entrerà in contatto con la coppia per eseguirne il ritratto.
Una vera tentazione per la giovane sposa, scontenta e disgustata da un marito che la ripugna, nonostante la ricopra d’oro e l’abbia resa una delle donne più ricche di Amsterdam.
Inevitabile la tresca tra i due con una serva spiona che farà precipitare la storia nelle spire del tradimento e della sventura.
Molto bella l’ambientazione e la descrizione del periodo storico, nonché della psicologia e dei comportamenti dei personaggi, ma noiosa la vicenda, macchiata dal già letto e da una narrazione a singhiozzo non sempre facile da seguire. Una lettura impegnativa nel senso peggiore del termine. Peccato. Spero che la trasposizione cinematografica superi il romanzo, sovvertendo la regola in cui i film non sono mai corrispondenti alle aspettative di chi ha letto il romanzo.