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Recensione: “I diari di una Cortigiana” di Celeste Bradley e Susan Donovan

Care Fenici, oggi Lucia ci parla di “I diari di una Cortigiana” di Celeste Bradley e Susan Donovan

Piper è la curatrice di uno storico museo di Boston, ma la sua carriera è stata guastata da una mostra fallimentare. Decide così di dedicarsi con tutte le forze a un progetto su Ophelia Harrington, eroina locale dell’Ottocento. Piper ha trent’anni e un passato sentimentale disastroso. Dieci anni prima, infatti, ha tentato di sedurre il professor Mick Malloy, ma il rifiuto di lui l’ha indotta a celare la sua femminilità dietro i panni della studiosa. Durante le ricerche, riemergono da un baule i diari di Ophelia e Piper scopre che da ragazza era stata una famosa cortigiana. La lettura risveglia in lei la passione più calda e ammaliante e, una volta riacquisita la sua femminilità, il riluttante professor Mick sarà costretto a cedere al fascino di Piper…

Era risaputo che la mostra su Ophelia Harrington costituiva la sua ultima opportunità La direzione del museo aveva già tagliato diverse posizioni importanti, chiarendo senza mezzi termini che uno dei due curatori senior rimasti sarebbe stato il prossimo. Quindi, o lei oppure quella faina leccapiedi che rispondeva al nome di Lincoln Northcutt. Piper sapeva bene perché il Consiglio d’amministrazione aveva approvato la mostra suOphelia. Anzitutto sarebbe stata a costo zero o quasi, visto che lei era riuscita a convincere l’eccentrica matriarca di famiglia, Claudia Harrington-Howell, a prestare al museo tutti gli effetti personali dell’illustre antenata senza chiedere alcun compenso. In secondo luogo, si trattava di un argomento che non suscitava polemiche. Infine, c’era il fatto che la direzione cercava da tempo di convincere Claudia a entrare nel Consiglio, mettendo così mano alla capace borsa. Chissà perché, ma Piper era convinta che svelare al mondo intero i trascorsi da puttana lasciva e godereccia dell’amatissima antenata di Claudia non avrebbe aiutato il museo a raggiungere quell’obiettivo.

Due storie parallele che si incrociano tramite i diari di una donna che ha fatto della propria libertà, lo scopo della sua vita. Ophelia e Piper sono due donne di epoche diverse: la prima, vissuta negli anni della Reggenza, ha dovuto lottare per poter vivere come voleva, la seconda, pur vivendo in un periodo di grande libertà, è prigioniera del suo carattere riservato e delle insicurezze che le ha lasciato il vivere con due genitori geniali ma freddi e senza slanci. Oltre a questo c’è il ricordo, che non l’ha mai abbandonata, del rifiuto vissuto quando per la prima volta ha tentato un timido approccio sentimentale con l’unico uomo che abbia mai amato e che l’ha respinta. Ora Piper è curatrice di un museo e sta per allestire la mostra che le permetterà o meno di tenersi il suo lavoro, è dedicata proprio a Ophelia, una delle più famose abolizioniste americane, una matrona che tutti rispettano per il suo impegno e che la storia dipinge come un’eroina. Ma Piper, grazie a una provvidenziale caduta, scopre in uno dei reperti dati al museo tre diari che svelano una parte della vita della donna che nessuno conosce, quella in cui era Blackbird, una delle più belle e ricercate cortigiane di Londra e anche una donna che ha rischiato di finire impiccata per omicidio. Ora però Piper si trova a un bivio: dire la verità e rischiare il licenziamento, oppure tacere e lasciare che il mondo continui a ignorare chi sia stata davvero questa donna coraggiosa e audace, che ha lottato lungamente, sia per sé stessa che per gli altri, per la libertà di poter scegliere.

Due protagoniste diversissime per un libro abbastanza particolare: da una parte Ophelia, così desiderosa di vivere come anela, che pur di sfuggire al matrimonio che gli zii hanno disposto per lei decide di diventare una cortigiana, facendosi aiutare da Swan, la più famosa fra di loro, che si presta ad aiutarla facendole incontrare Sir, l’uomo che le insegnerà tutto quello che c’è da sapere sul sesso e sulla seduzione, un uomo mascherato di cui Ophelia conoscerà l’identità solo dopo molti anni e che sicuramente vi stupirà. Un uomo che in vari modi continuerà a starle a fianco e aiutarla per gran parte della sua vita, senza che lei quasi se ne accorga. È questa la parte più sensuale del libro, con molte scene di sesso anche ben descritto, e sicuramente anche quella più interessante e dalla trama più articolata. Verremo infatti continuamente rimandati da un’epoca all’altra, seguendo le vicende di entrambe le donne. Per Piper scoprire quel diario è come togliersi una benda dagli occhi, per la prima volta si rende conto che lei, pur godendo di tutte le libertà attuali, si è negata la scoperta della sua sessualità dopo un unico tentativo non riuscito. Seguire l’iniziazione puntigliosamente raccontata di Ophelia le fa desiderare di cambiare, specialmente ora che nella sua vita è riapparso Mick, l’uomo che al tempo l’aveva rifiutata, ma che non l’ha mai dimenticata… e allora perché non sfruttare l’insegnamento di questa donna così sensuale e prendersi ciò che ha sempre desiderato?

I diari di una Cortigiana è un libro piacevole, anche se non mi ha particolarmente entusiasmata… la storia della vita di Ophelia è sicuramente interessante ma mi sorgono dei dubbi sulla possibilità che una giovane donna, in quel periodo storico, avesse potuto agire come narrato. Durante la sua iniziazione con Sir, Ophelia si reca di sera a casa di Swan, con gli abiti della sua cameriera, e nessuno si accorge che passa la notte fuori, e come ci arriva? I suoi zii l’hanno praticamente venduta a un nobile di loro conoscenza eppure non vegliano su di lei, sapendo quanto lei sia contraria, e quanto questo matrimonio sia la loro ultima spiaggia? Ed essendo sotto la tutela dello zio, come poteva Ophelia avere accesso alla sua eredità, affittare casa e comprare mobili senza che lui ne fosse venuto al corrente? Ricordiamoci che siamo in un’epoca in cui le donne erano considerate poco più che bambine. Questi sono alcuni dei dubbi che mi sono venuti durante la lettura e che non trovano risposta adeguata, per non parlare poi di Malcolm Ashford, un personaggio alquanto singolare. Detto questo è una lettura che fa passare piacevolmente qualche ora, la scrittura delle autrici è sicuramente bella e tutto è ben confezionato, ma la parte storica è davvero troppo fantasiosa e ha troppa poca attinenza con la realtà dell’epoca descritta. La storia di Piper e Mick, poi, mi ha lasciata abbastanza indifferente: sono due personaggi che non sono riusciti ad entrare nelle mie simpatie. Non è questo un libro che sono tentata di rileggere, ma come sempre questa è una considerazione strettamente personale.

 

 

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