Recensione: “Tutti i colori del domani” di Paolo Costa
Care Fenici, oggi Ipanema ci parla di “Tutti i colori del domani” di Paolo Costa
A pochi mesi dalla fine della sua storia più importante, Alberto è distrutto e incapace di rimettere insieme le tessere di un puzzle che sembra più grande di lui. Con la sensazione di essere un buco nero, capace di risucchiare sé stesso e il ragazzo che era prima ancora di rovinare la vita alle persone più care attorno a sé, Alberto trascorre le giornate muovendosi in punta di piedi, costantemente in allerta e inattesa del prossimo attacco di panico che potrebbe consumarlo. Basteranno una notte di divertimento e la presenza inattesa di un bizzarro sconosciuto a fare la differenza nella vita di Alberto, segnando il confine sempre più sottile tra quella che era la sua tristezza di prima e quello che sarà il coraggio di ricominciare e vivere davvero il domani guardandone tutti i colori.
Alberto è spezzato. Ignazio, il suo grande amore, il suo primo grande amore lo ha lasciato cinque mesi prima. Così, all’improvviso, senza una spiegazione e scomparendo all’istante dalla sua vita, quando prima era stata una presenza costante e importantissima. Alberto non ha saputo reagire né rassegnarsi ed è crollato in un buco nero fatto di apatia, sofferenza e panico. Attacchi paralizzanti gli impediscono di riprendere la sua vita normalmente. Dorme poco e quando riesce a dormire, sogna. Se sogna, vede Ignazio. E se vede Ignazio, il respiro gli si blocca in gola, inizia a tremare e inizia a morire. Ogni volta.
Alberto ha una famiglia che lo ama, una sorella gemella che vigila su di lui e lo protegge. Due amiche per la pelle che non fanno passare un giorno senza vederlo o perlomeno messaggiare con lui via cellulare. Ha amici che lo comprendono, che lo seguono, che rispettano il suo dolore. Un dolore inguaribile. E rispettano anche il suo bisogno di chiudersi in casa, di non uscire a divertirsi con loro, a seppellirsi sotto una coperta dentro la sua camera da letto. Finché una sera è lui stesso che decide di andare in discoteca e di riprendere a vivere, di vincere il terrore di incontrare Ignazio, magari insieme a un altro uomo, e di provare a reagire alla paralisi che è diventata la sua esistenza.
In discoteca incontra Ettore, un tipo sexy, all’apparenza sicuro di sé e sfrontato, che lo bacia e lo invita a passare con lui una giornata intera, l’indomani. Quella giornata cambierà la vita di Alberto per sempre.
Paolo Costa racconta di una sofferenza intima reale, palpabile: le prime pagine in cui descrive Alberto e il mondo in penombra nel quale si è rifugiato, il rifiuto di uscire all’aperto, alla luce troppo abbagliante del quotidiano, sono coinvolgenti, risucchiano il lettore costringendolo a entrare nel vortice perverso della depressione del protagonista. Gli amici e i famigliari che gli gravitano attorno sono concreti, vivaci: la sorella, i genitori, le amiche per la pelle. L’amore perduto è così solido da mozzare un po’ il fiato; si affrontano le prime pagine con quella trepidazione e ansia lieve che induce a credere succederà chissà cosa.
Poi, la narrazione si avvita su se stessa. Ritmo lentissimo, gesti e concetti ripetuti, dialoghi forse eccessivamente colloquiali e una cronaca davvero troppo puntuale, dalla partenza da casa fino all’arrivo in discoteca, passando per un lungo tragitto in macchina. La tensione si smorza, per riprendersi in parte con l’arrivo del misterioso Ettore e l’aspettativa di qualcosa di travolgente che ahimè non arriva.
Il “viaggio dell’eroe”, tra le strade e i monumenti di una Palermo sconosciuta non compiono il miracolo di attirare di nuovo l’attenzione del lettore. Si apprezza lo sforzo di caratterizzare, di rendere protagonista anche lo scenario sullo sfondo insieme ai due personaggi principali, ma le lunghe tirate accademiche smorzano l’interesse e hanno troppo spesso il sapore di infodump. Molto intensi, però, gli intermezzi nostalgici di Alberto quando pensa a Ignazio che, comunque non risalta, non emerge dalla quantità di parole scritte; la stessa storia d’amore tra i due risulta più raccontata che mostrata, e toglie respiro all’intensità che meriterebbe di ricevere.
Ettore, poi, il guaritore delle ferite del cuore lacerato di Alberto, che reca con sé un segreto oscuro, non mantiene le promesse iniziali di sfrontatezza e mistero. La sua storia viene liquidata troppo in fretta, non viene resa giustizia alla sua profonda sofferenza. Il finale non spiega, non giustifica e lascia un po’ perplessi perché non è ben chiaro il motivo ultimo della sua risoluzione drastica.
Romanzo dalle premesse interessanti che però, per sovrabbondanza di concetti, troppo spesso ripetuti e raccontati e poche immagini realmente mostrate, risulta non del tutto compiuto. Un progetto intrigante non del tutto riuscito che ha dalla sua, comunque, il pregio di lasciarsi leggere fino alla fine.