Recensione: “Dove i pensieri non fanno rumore” di Fredrik Backman
Buongiorno Fenici, oggi Nayeli ci parla di “Dove i pensieri non fanno rumore” di Fredrik Backman
Un piccolo capolavoro di saggezza sulla tenerezza e sull’amore, un racconto inspirational in cui ogni frase è un prezioso insegnamento di vita. Protagonisti un ex matematico, che sta via via perdendo la memoria, e suo nipote Noah, spaventato ma al tempo stesso rapito dall’universo parallelo che la mente del nonno è in grado di creare. Nel mondo del nonno ci sono una piazza che ogni notte si rimpicciolisce sempre più, un drago volante, un pinguino che sonnecchia e un gufo con un occhio solo. Ma soprattutto c’è ancora la nonna, con tutto il suo amore e la dolcezza di una vita vissuta insieme…
Dove i pensieri non fanno rumore è una storia senza tempo su ciò che conta davvero sia quando si è piccoli sia quando si invecchia, una delicata lezione su come affrontare la malattia e una riflessione sulla vita che, se ben vissuta, altro non è che una meravigliosa storia d’amore.
È un libro commovente, che leggiamo immersi nel punto di vista di un anziano, affetto da demenza senile o qualcosa di simile.
«Ti fa male?» domanda.
«No, non tanto» risponde il nonno.
«Intendo dentro. Ti fa male dentro?»
«Sempre meno. Dimenticare le cose ha un lato positivo. Si dimentica anche ciò che fa male.»
«E com’è?»
«Come cercare sempre qualcosa in tasca. Prima non trovi più le cose piccole, poi quelle grandi. Si comincia con le chiavi e si finisce con le persone.»
Lo stile è molto particolare, onirico, a tratti sconclusionato così come lo è la mente di chi vede ma non riconosce, tenta di ricordare raggiungendo solo brandelli di vita, confonde il tempo passato e presente.
La ragazza davanti a lui profuma di giacinti, come se non fosse stata mai in nessun altro posto. I capelli sono vecchi, ma il vento che ci passa in mezzo è nuovo e lui si ricorda ancora com’era essere innamorati, è l’ultimo ricordo ad abbandonarlo. Innamorarsi di lei fu come non riuscire a stare nel proprio corpo. Per questo ballava.
Ci spinge a riflettere sui legami e sulla consapevolezza di dover dire addio sul finire del nostro percorso; parla della memoria e del significato della vita, dell’essere coscienti di sé, dell’abbandono e del calore dell’affetto dei nostri cari.
Un bambino e suo nonno sono seduti su una panchina nel cervello del nonno.
«È un cervello bellissimo, nonno» dice Noah incoraggiante, perché la nonna diceva sempre che quando il nonno sta in silenzio bisogna fargli un complimento per rimetterlo in moto.
«Grazie, che gentile» sorride il nonno asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
«Solo un po’ disordinato» ridacchia il bambino.
«È piovuto un sacco qui quando è morta tua nonna. Non è mai tornato del tutto a posto.»
È una breve e toccante lettura che vale certamente la pena scoprire.
«Ormai i ricordi scivolano via, tesoro, come quando si cerca di togliere dell’olio dall’acqua. Continuo a leggere un libro a cui manca una pagina, ed è sempre la più importante.»