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Recensione: “La ragazza nell’acqua” di Robert Bryndza

Buongiorno Fenici, oggi ospitiamo la prima recensione di Ellie, che ha letto per noi “La ragazza nell’acqua” di Robert Bryndza

Il detective Erika Foster ha appena ricevuto una soffiata che le indica il luogo in cui è nascosta la prova per sventare un grosso giro di traffico di droga. Seppure sospettosa, ordina la perquisizione di una cava in disuso alla periferia di Londra. Quello che non si aspetta è che, scavando nel fango, oltre alla droga venga ritrovato un piccolo scheletro, subito identificato. Si tratta di Jessica Collins, scomparsa ventisei anni prima all’età di soli sette anni. Il caso fece un grandissimo scalpore e il mistero dietro la scomparsa di Jessica non venne mai risolto. Cominciando a indagare grazie alle nuove prove, Erika si addentra in un caso difficilissimo, in un costante alternarsi di passato e presente. Dovrà fare i conti con i segreti della famiglia Collins, i rimorsi del detective divorato dal senso di colpa per non aver mai ritrovato Jessica, e un altro omicidio avvenuto vicino alla cava. Chi conosce la verità? E perché qualcuno non vuole che il caso venga finalmente chiuso?

Il libro di cui vi parlo oggi è La ragazza nell’acqua, un Thriller ambientato a Londra che me ne rammarico, non ha soddisfatto appieno le mie aspettative. Cercherò in questa recensione di motivare il mio punto di vista.

Ho trovato la trama poco intrigante: gli eventi si svolgono in maniera piuttosto sommaria e concitata, scevra di particolari che permettano al lettore di immedesimarsi nella storia.

La ricerca scientifica dietro a questo scritto risulta approssimativa o comunque poco verosimile, con tanti errori da un punto di vista biologico; ad esempio, per citarne uno tra tanti, il particolare legato al ritrovamento del cadavere. Questo viene rinvenuto alla periferia di Londra nel mezzo di una cava in disuso e oramai ridotta ad una poltiglia fangosa e acquitrinosa, dopo essere stato in acqua per ventisei anni.

Nonostante ciò il corpo presenta ancora un frammento di cute con tanto di capelli;

le condizioni del ritrovamento del cadavere rendono impossibile anche solo il rinvenimento di uno scheletro integro, figuriamoci il resto!

La somma di imprecisioni che ho rilevato evidenzia una scarsa attenzione e cura dei dettagli da parte dell’autore oltre a una superficiale ricerca non solo scientifica ma anche giuridica e civica. Viene infatti ribadito più volte che nella stessa via in cui abitava Jessica, la bambina scomparsa e in seguito rinvenuta nella cava, una zona definita dallo stesso autore residenziale e quasi di lusso, vi fosse un edificio del quale i residenti ignoravano la vera funzione: una casa di recupero per criminali sessuali della quale nessuno era a conoscenza, fino al momento della scomparsa della bambina.

La caratterizzazione dei personaggi mi è parsa inconsistente e stereotipata, essi sembrano esistere soltanto in funzione della nostra protagonista, Erika Foster.

Ci sono inoltre alcune imprecisioni o forse refusi, per citarne alcuni, certi personaggi che nel corso della storia cambiano sesso o zone della città che cambiano posizione geografica come ad esempio la cittadina in cui si svolge il romanzo che risulta a sud ovest di Londra e poche pagine dopo è invece localizzata a sud est, particolari forse ininfluenti per il dipanarsi della trama ma che saltano all’occhio e, personalmente mi disturbano.

Mi aspettavo un romanzo che quantomeno ricordasse l’opera “Amabili Resti”, ma queste mie aspettative sono rimaste deluse.

 

 

 

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