Recensione: “Three point shot” di Martina Pirone
Care Fenici, oggi Aina ci parla di “Three point shot” di Martina Pirone
David Volpi ha ventiquattro anni e un solo obiettivo: approdare in serie A e diventare un giocatore di basket professionista. Alida è un’esuberante italo-messicana dalle mille risorse e con una passione smodata per la palla arancione.
Quando i due si incontrano, tra loro si crea subito una sintonia.
Ma se per Alida, Dave è più di un amico, il ragazzo tarda a mettere a fuoco i propri sentimenti per quella nanetta tutto pepe.
Quando poi, finalmente, il loro rapporto giunge a una svolta decisiva, il destino rimescola le carte in tavola. E se le loro scelte per il futuro li mettessero su strade diverse? L’amore sarà più forte delle ambizioni di una vita intera?
Questo romanzo non mi ha convinta molto, forse perché i personaggi hanno un’età nella quale certi comportamenti dovrebbero ormai essere stati superati.
Pur essendo ventenni, Alida e Dave sembrano muoversi nella relazione con un approccio adolescenziale che rende arduo perfino raggiungere il primo bacio.
La carburazione è molto lenta, gran parte del romanzo è incentrato sulla preparazione, sul rendersi conto dell’interesse l’uno dell’altro, e sulle dinamiche incerte e confuse che solitamente sono tipiche dei tredici-quindicenni: “gli interesso? Perché mi ha chiesto un passaggio? Se gli piacessi mi manderebbe un messaggio…”. A questa fase dell’interessamento segue qualche casto appuntamento, uno sviluppo della storia lento e abbastanza prevedibile.
Gli ostacoli che si presenteranno sono superabili e mai ci fanno pensare che la storia possa finire in modo differente. Semmai, al contrario, avrei sperato in un finale più aperto, che non fosse portatore di quel messaggio, a mio avviso negativo, secondo cui chi ama davvero deve rinunciare ai propri sogni per stare con l’altra persona senza compromessi: un modo egoista di vedere le relazioni che non trovo positivo inserire nei romanzi destinati ai giovanissimi.
In sostanza, l’aspetto che meno mi ha soddisfatta sono state le modalità espressive, di comportamento e relazionali, che non mi sono sembrate adeguate all’età dei personaggi e di conseguenza dei lettori.