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Recensione: “Trauma” di Patrick Mcgrath

Charlie Weir si guadagna da vivere affrontando i demoni altrui. Nella sua attività di psichiatra a New York ha visto ogni tipo di trauma, eppure non riesce ancora a trovare una soluzione ai propri conflitti famigliari: l’accesa rivalità con il fratello Walter, affermato pittore; il gelo nei confronti di un padre senza nerbo; il soffocante rapporto con la madre. Né ha ancora accettato, dopo sette anni, il tragico errore che lo ha allontanato dalla moglie e dalla figlia, che gli ha lasciato nient’altro che una solitudine consumante e una rabbia inquieta. Quando Walt presenta Nora Chiara al fratello, questi si sente attratto tanto dalla sua bellezza mozzafiato quanto dalla sua aria sofferta. Si innamorano velocemente, avidamente, ma l’idillio ha vita breve. La vulnerabilità di lei, un tempo irresistibile, comincia ad avvelenare il rapporto finché Charlie si accorge di avere accanto una paziente più che una compagna. E mentre sonda le origini del dolore di Nora Chiara, un vago ricordo comincia ad affiorare dal suo inconscio, sollevando in lui un atroce sospetto.

Trama: Amazon

Charlie Weir, psichiatra newyorkese con studio a Park Avenue si trova ad affrontare la prima crisi depressiva della madre alla tenera età di 7 anni, circa un anno prima che il padre se ne andasse di casa.

Come molti psichiatri fanno, anche lui ha scelto di intraprendere questa professione a causa del suo rapporto con la figura materna e delle molteplici delusioni familiari di cui è stato vittima.

L’accesa rivalità con il fratello Walter affermato pittore; il gelo nei confronti di un padre senza nerbo e il soffocante rapporto con la madre lo portano alla continua ricerca di pace per sé stesso.

La sua vita è continuamente segnata da eventi tragici (quello peggiore accaduto anni addietro) che hanno causato l’allontanamento dalla moglie e dalla figlia.

Finalmente dopo tanto dolore un po’ di felicità: il fratello Walter gli presenta Nora Chiara, una donna irresistibile e vulnerabile di cui si innamorerà alla follia.

Solo con il tempo realizzerà di avere accanto a sé una paziente più che un’amante e ciò lo obbligherà ad affrontare ricordi ormai sepolti nel suo inconscio.

Generalmente amo i thriller psicologici, ma confesso che purtroppo questo romanzo mi ha davvero delusa.

Tanto ho amato “Follia” sicuramente il romanzo migliore di McGrath, tanto ho faticato a concludere la lettura di questo suo ultimo libro.

Il paradosso sta nel fatto che proprio colui che dovrebbe aiutare a risolvere i problemi psicologici del prossimo, più di chiunque altro dimostra di avere bisogno di aiuto.

Ho trovato la scrittura poco fluida e questo ha appesantito ulteriormente la lettura di una storia, senza né suspense né colpi di scena, già trascinata di suo.

Personalmente, arrivare alla fine mi è sembrato più un obbligo che un piacere!

Per contro la caratterizzazione di ogni personaggio è perfetta.

Arrivare a dire che, dopo “Follia” leggere questo libro è stato un trauma, sarebbe eccessivo e davvero crudele, per cui mi limito ad affermare che non mi è piaciuto affatto.

Assolutamente sconsigliato agli amanti del genere.

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