Recensione: “Sapore Amaro” di Anita Nair
In un limpido lunedì di ottobre Srilakshmi, brillante scrittrice trentacinquenne e docente di zoologia, si toglie la vita. Sembra che nessuno conosca il motivo del suo gesto, ma le voci girano, le teorie si rincorrono e il suo nome diventa quasi leggenda. Tutti parlano di lei. Tutti, tranne Markose, un amore folle e sbagliato che le aveva tolto la dignità e che ora vuole portarsi via anche un pezzo della sua anima. Cinquantadue anni dopo, in un resort sul fiume Nila, si intrecciano i destini di donne diverse per età, provenienza e cultura. Urvashi, giornalista di successo con un matrimonio ormai esausto, è nel resort per sfuggire a un ex amante che non accetta la fine della loro relazione. Qui incontra Najma, che si cela sotto un burqa. Sfregiata con l’acido per aver rifiutato una proposta di matrimonio, privata per sempre del proprio volto e dell’amato lavoro di insegnante, Najma non ha perso la fierezza e la caparbietà. Colpita da tanto coraggio, Urvashi trova la forza di affrontare il suo stalker. Per scappare al proprio orco, Megha, invece, che ha solo sei anni, trova riparo all’interno di un vecchio armadio in una stanza del resort. Ma proprio in quell’armadio è rimasta intrappolata l’anima di Srilakshmi, che non trova pace: la sua storia, il sapore amaro di una passione appena assaggiata ma che non può essere vissuta liberamente, racchiude e simboleggia la lotta e la resistenza di tutte le altre. Un romanzo intenso ed emozionante, in cui l’autrice di Cuccette per signora racconta la condizione femminile in India, attraverso vite di donne spesso segnate dal dramma e dalla violenza, ma anche capaci di rialzarsi e rinascere.
Fonte della trama: Amazon
Oggi vi parlo di un libro molto particolare, con un incipit a mio parere bellissimo, che riempie il lettore di aspettativa:
Mi suicidai in un giorno limpido e luminoso. Era un lunedì. Giorno feriale.
25 ottobre. Un giorno uguale a tanti altri, se non per il fatto che io ero morta e che, quando la notizia si diffuse, il mondo improvvisamente s’arrestò.
Non aspettatevi di leggere un romanzo, non è niente di tutto ciò.
Si tratta di una serie di storie che hanno come protagoniste alcune donne indiane, dalla bambina alla signora anziana che soggiornano o lavorano in un resort sul fiume Nila.
La voce narrante appartiene a Srilakshmi, il cui dito, non solo in senso figurativo, ci accompagna e ci fa addentrare nelle diverse vite di cui viene a far parte.
La protagonista della prima storia, Urvashi, entra in possesso dell’indice della mano destra della narratrice, o meglio del suo osso, non accorgendosi di preciso di che cosa realmente si tratti.
Questo dito era stato trafugato dalle ceneri di Srilakshmi dal suo amante Markose, e tenuto per anni in un armadio come ricordo. Peccato che in questo osso sia rimasta intrappolata una parte dell’anima della donna e quindi lei non può riposare in pace.
Attraverso questo indice accompagniamo alcune donne per un pezzetto del loro cammino.
Incontriamo Urvashi, non solo giornalista sposata a un uomo di successo, ma anche in realtà, moglie insoddisfatta che cerca di fuggire da un amante stalker.
Incontriamo Megha, una bambina di sei anni, che a causa di un errore di valutazione da parte dei genitori, è purtroppo vittima di una violenza.
Incontriamo Najma, bellissima insegnante, sfregiata con l’acido da un corteggiatore respinto e poi costretta a lasciare tutto ciò che le è caro.
Ce ne sono poi altre, che non sto a elencarvi, ma ugualmente tutte figure di donne molto belle. Non intendo solo fisicamente, soprattutto per come si pongono nei confronti della vita. Tutte soffrono in qualche modo e tutte trovano una dimensione per vivere e affrontare il loro dolore.
Una frase forse riassume in sé tutto il concetto del libro:
L’amore svanisce. Sì, svanisce, qualunque cosa possiamo pensarne.
Non restano che i rimpianti.
Ho amato particolarmente la storia di Pussy Mouth, forse l’unica ad avere un lieto fine. Liliana, in una festa tra amici ad alto tasso alcolico, si trucca da gatta e scherzosamente tira giù con i denti la lampo a un amico. Il tutto dovrebbe finire semplicemente con una risata, ma il video, che uno dei partecipanti alla festa aveva girato, diventa virale in rete e Liliana viene riconosciuta solamente per essere “Pussy Mouth”. Leggete la sua storia, vi farà a suo modo sorridere, soprattutto nel finale.
Non posso dire che si tratti di un libro leggero, anzi, affronta temi molto pesanti.
Ripercorre infatti, a mio parere, tutti i tipi di violenza, fisica, psicologica, mediatica che possono subire le donne in ogni parte del mondo. È sorprendente quindi vedere come, anche in un paese culturalmente molto diverso dal nostro come l’India, le donne abbiamo gli stessi problemi e subiscano gli stessi soprusi.
Vi dico di leggerlo perché è comunque bellissimo, è scritto con una prosa meravigliosa, ci sono frasi formulate talmente bene che personalmente sono rimasta incantata.
Fatelo leggere anche ad amiche e amici, ci sono un sacco di spunti di riflessione interessanti.