Recensione: Alaska (Evelyn Talbot #1) di Brenda Novak
Da un’autrice bestseller del New York Times, un thriller ad alta tensione carico di atmosfera e di colpi di scena.
Stanno accadendo strane cose nel piccolo villaggio di Hilltop, remota località dell’Alaska dove l’inverno è così gelido da ottenebrare le coscienze. Da quando, tre mesi prima, è stata aperta Hanover House, una clinica psichiatrica di massima sicurezza che ospita con finalità scientifiche i più feroci serial killer d’America, nessuno dorme più sonni tranquilli e a nulla servono le rassicurazioni di Evelyn Talbot, la psichiatra trentenne e determinata che dirige l’istituto insieme al collega Fitzpatrick. Soprattutto quando nella neve avviene un macabro ritrovamento: i resti di una donna, orrendamente martoriata. Per il giovane sergente Amarok è la conferma di ciò che ha sempre temuto: portare un branco di efferati assassini a pochi metri dalle loro case e dalle loro famiglie è stata una decisione estremamente pericolosa. Ma la sua fermezza si scontra con il fascino fragile e misterioso di Evelyn, il cui passato nasconde il più nero e atroce degli incubi. E mentre una violenta tormenta di neve si abbatte sul paese rendendo impossibili i collegamenti e le comunicazioni, la psichiatra ha più di un motivo per pensare che quel primo omicidio sia un messaggio destinato proprio a lei e che l’ombra del passato la stia per raggiungere ancora una volta.
La serie Evelyn Talbot è composta:
1. Alaska;
2. Hanover House;
3. Alaska. La resa dei conti.
Evelyn Talbot è una psichiatra trentenne che purtroppo è segnata nel corpo e nell’anima da una bruttissima esperienza svoltasi quando aveva appena sedici anni.
La persona che lei amava con tutta se stessa, Jasper, è la stessa che ha ucciso le sue tre migliori amiche, che l’ha seviziata e quasi uccisa.
In seguito a questa terribile esperienza, decide di dedicare la sua vita allo studio della mente dei serial killer.
Riesce così a ottenere l’autorizzazione ad aprire un carcere di massima sicurezza in Alaska. Hannover House nasce quindi a Hilltop e ospita centoventitré detenuti, tra cui trentasette dei peggiori serial killer.
In questo piccolo paesino dove tutti si conoscono e non esistono segreti, non succede praticamente mai nulla a parte qualche rissa da bar; fino a quando, il sergente Amarok si ritrova a dover indagare su un caso di omicidio.
Viene infatti ritrovata la testa di una donna e subito i sospetti del sergente ricadono su Hanover House, poiché lui è sempre stato contrario alla sua apertura.
Al contrario, dato l’alto livello di controllo e sicurezza, Evelyn è assolutamente certa che l’assassino non si nasconda tra i suoi detenuti.
Durante una forte tempesta, la giovane psichiatra è costretta ad accettare l’ospitalità del bel sergente e tra i due sembra nascere una certa attrazione. Ma al suo rientro a casa qualcosa la mette in allerta: perché l’allarme è disattivato? Che fine ha fatto il suo gatto? E soprattutto… chi ha lasciato un arto mozzato sul suo letto?
Se vi piacciono le storie che scavano nel profondo della psiche umana, dove non ci si può fidare di nessuno e soprattutto nelle quali non ci si sente mai al sicuro, allora questo libro farà sicuramente al caso vostro. Ve lo consiglio caldamente nell’attesa di leggere i prossimi due episodi della trilogia!