Recensione: “La stanza degli ospiti” di Dreda Say Mitchell
Lisa, una giovane donna con un passato da dimenticare, non riesce a credere alla propria fortuna: ha appena trovato una bellissima stanza in affitto in una splendida casa. E Martha e Jack, i proprietari con cui andrà a coabitare, sono una coppia gentile e premurosa. Sembra proprio un sogno che si realizza. Fino al giorno in cui Lisa trova, nascosto nella sua stanza, il biglietto di un uomo che annuncia il suicidio. Alla sua richiesta di spiegazioni, Martha e Jack negano che la stanza sia mai stata occupata da qualcuno prima del suo arrivo. Di fronte a tanta sicurezza, Lisa comincia a dubitare di sé stessa… Ma strani eventi iniziano ad accadere. E più cresce il suo desiderio di scoprire la verità, più è chiaro che c’è qualcuno disposto a tutto pur di metterla a tacere. Mentre le mura della casa diventano sempre più opprimenti, Lisa si ritrova intrappolata in una fitta rete di segreti da cui non si può uscire. Possibile che la stanza in cui Lisa si è appena trasferita fosse abitata da un uomo svanito nel nulla?
“Non mi interessa sapere cosa ci sia oltre il precipizio, mi basta atterrare sulla verità” (Tratto dal libro)
Ciao a tutti amanti della lettura!
Le vicende raccontate in questo romanzo si svolgono a Londra, ai giorni nostri. La protagonista è Lisa, ragazza acqua e sapone tra i venti e i trent’anni che lavora come gestore di software per conto di una banca; la giovane è alla ricerca di una stanza in affitto che trova con un annuncio immobiliare presso una grande casa di gusto Vittoriano.
Le descrizioni della facciata esterna della casa e del quartiere in cui essa è collocata, sono minuziose e corredate da continui paragoni con l’epoca Vittoriana.
In occasione dell’appuntamento concordato per visionare la stanza, la protagonista conosce in prima battuta Jack uno dei proprietari; costui sembra essere suo coetaneo ma appare molto eccentrico nell’aspetto con i capelli lunghi legati in una specie di chignon e con le braccia coperte di tatuaggi. Già dalle prime righe ammetto che questo Jack mi ha trasmesso delle strane vibrazioni negative, non tanto per l’aspetto, quanto per il modo in cui accoglie Lisa in casa.
“Entra nella mia tana, come disse il ragno alla mosca” (Tratto dal libro)
Tali vibrazioni negative hanno poi lasciato spazio a un breve ma pungente brivido di freddo a fronte della reazione esageratamente rude da parte di Jack, quando Lisa cerca di aprire la porta di accesso al giardino.
Il poco efficace tentativo di scuse che ne consegue, è interrotto dall’arrivo di Martha, la moglie di Jack; la donna è più anziana, sulla cinquantina, è elegante ma di una bellezza sfiorita e rovinata sebbene sia ancora viva nei suoi occhi verdi. Martha liquida in fretta il marito e propone a Lisa di affittare la stanza. La giovane accetta gioiosa.
All’uscita dall’abitazione, Lisa s’imbatte in una strana donna che l’accusa di ridere alle sue spalle con gli abitanti della casa, i quali approfittano del “suo” giardino.
In una breve visita che la protagonista fa ai suoi genitori, apprendiamo che la giovane ha vissuto momenti molto difficili segnati da depressione e anoressia.
Arriva il giorno del trasferimento. I padroni di casa si mostrano molto amichevoli e ospitali, ma come sempre non è tutto oro quello che luccica e il ritrovamento in fondo a un cassetto di un biglietto d’addio da parte di un uomo senza nome, morto suicida, sarà l’inizio di domande e ricerche. È tutto davvero come appare o c’è di più?
Spero di aver suscitato a sufficienza la vostra curiosità.
Questo romanzo mi ha entusiasmato; la prosa dell’autrice alterna il manierismo nelle descrizioni di oggetti, atteggiamenti, sentimenti, luoghi senza però sfociare nella noia, a leggerezza e briosità nei dialoghi tra i personaggi. Un perfetto connubio tra concitazione e seraficità che rende nel complesso la lettura scorrevole seppure piena di pathos anche nei capitoli più impegnativi.
Lisa è una ragazza dalla psiche complessa, risultato di un passato segnato da cicatrici e da un inconfessabile segreto; le analisi degli incubi di cui soffre sin da bambina s’insinuano nella mente del lettore che li vive in prima persona. Nella mia testa quei sogni sono diventati immagini in 3D che mi piacerebbe vedere in un film.
La giovane rincorre ossessivamente ogni traccia nel tentativo di ricostruire un passato archiviato in un angolo remoto della mente ma mai rimosso. La sua ossessione appare all’esterno come follia, e forse lo è, ma tale follia nasconde la disperata ricerca della verità, l’unica vera cura in una vita di bugie o semplicemente di verità taciute.
Martha e Jack sono due personaggi oscuri, molto simili nella loro pericolosità eppure molto diversi; Jack da uomo misterioso finisce con l’apparire nel corso della storia molto grossolano e pacchiano anche negli atteggiamenti oltre che nell’aspetto. La vera anima subdola della coppia è Martha. Il suo aspetto elegante e raffinato nasconde un’anima nera e marcia come quelle case ancora antiche nella loro facciata esterna, pur segnate dal tempo, ma che cadono a pezzi all’interno.
Nella seconda metà del romanzo, la storia si sviluppa in maniera veloce scandita da colpi di scena e sconvolgenti rivelazioni che aumentano la suspense in un climax che lascia sempre più a bocca aperta. Le maschere cadono e appaiono i veri volti.
Se vi piacciono i thriller psicologici, questo è il libro che fa per voi, vi assicuro che non ne resterete delusi.