Recensione: “Imprisoned Souls” di Alex Laurin
Autore: Alex Laurin
Genere: Letteratura erotica
Editrice: self
Data di pubblicazione: 26 ottobre 2018
“L’oscurità, la vera oscurità, non è assenza di luce, ma la convinzione che la luce non tornerà mai più.”
La vita è fatta di scelte e conseguenze, e questo Hunter lo sapeva bene.
Aveva una famiglia perfetta, una casa magnifica, un lavoro gratificante, ma la sete di potere, di successo, lo aveva reso avido; totalmente ingrato.
Hunter aveva giocato. Hunter aveva scelto di condurre un’esistenza deprecabile e perversa. Ma aveva perso.
Lui aveva perso ogni appiglio e certezza per la sua stupidità.
Espiare le sue colpe, dimenticare quel dannato errore che lo tormentava ogni maledetta notte, era la sua priorità, o almeno finché lei non ha deciso di turbarlo. Finché lei non ha sfiorato le corde nascoste di quell’anima putrida.
Un penitenziario.
Una vita tormentata.
Segreti che lambiscono ogni fibra del tuo essere.
Una rinascita che forse non vedrà mai la luce del giorno.
Hunter voleva cancellare il passato.
Quella donna voleva vendetta.
Una vendetta che avrebbe mandato per aria la sua routine.
La loro era soltanto una partita a scacchi, ma chi avrebbe fatto la prima mossa?
Chi dei due avrebbe vinto?
ATTENZIONE IL ROMANZO CONTIENE UN LINGUAGGIO VOLGARE E SCENE DI SESSO ESPLICITE.
SI CONSIGLIA LA LETTURA A UN PUBBLICO CONSAPEVOLE.
Hunter Weston, dopo aver passato una meravigliosa notte di passione con una perfetta sconosciuta, fugge via alle prime luci del mattino, consapevole di non essersi neanche presentato. Hunter è un uomo che usa le donne e le considera degli inutili passatempi, ma questa volta sembra che l’avventura notturna sia difficile da dimenticare.
Per Zaafira Bennett è lo stesso, e la delusione per essere stata scaricata dallo sconosciuto che si è volatilizzato dopo questo incontro passionale e trasgressivo è difficile da digerire. In realtà lei non è tipo da una notte e via e il pensiero di essere stata usata in questo modo non le va giù.
Hunter è il direttore di un carcere femminile dove mai avrebbe pensato di rivedere la bella sconosciuta, ammanettata e pronta per scontare la sua pena proprio tra queste mura.
Lo sgomento e l’incredulità di ritrovarsi proprio in questa circostanza è destabilizzante, ancor più che il direttore non vuole far trapelare il suo turbamento.
Lui è un uomo tutto d’un pezzo, freddo e senza sentimenti, che ha fatto della sua vita un duro percorso per espiare le sue colpe. Il rimorso per aver causato la morte del suo bambino di soli otto anni è un dolore atroce e devastante che non riesce a perdonarsi, per cui questa strada che si è scelto volontariamente, cambiando il suo lavoro e stile di vita, è un tunnel senza fine dove non raggiunge mai la luce. Che cosa succede se due anime così simili si congiungono e trovano uno spiraglio di luce che li illumina? Qual’è il segreto che custodisce questa meravigliosa creatura, che non ha niente in comune alle altre carcerate? Entrare in questo incubo per Zaafira è una scelta, e la bella giornalista, con un nome falso e una falsa accusa, riesce a intrufolarsi in questo inferno solo per individuare chi è che ha ucciso la sorella, morta per overdose proprio nello stesso carcere.
Riuscirà a scoprire la verità? Ma soprattutto come si evolverà il rapporto col direttore?
L’oscurità e il dolore accomunano i due protagonisti ma il rimorso per essere stati la causa della morte dei loro affetti più cari è la devastazione più grande che li attanaglia.
Entrambi sono disposti a tutto per espiare alle loro colpe e ciò li rende temerari e irrazionali.
Il potenziale per una buona storia c’era, ma devo dire che non mi ha entusiasmata più di tanto, il finale mi è sembrato molto frettoloso e il rapporto tra i due protagonisti appena accennato. L’introspezione personale è ben approfondita, sebbene sia stato tralasciato ampliamente il confronto tra i due. Nel complesso mi è sembrato una grande introduzione a qualcosa che poteva essere.