Recensione: “Il suono del domani” di Sara Santinato
A incrinare la sua già fragile quotidianità interviene la dichiarazione del padre, che decide di accogliere in casa la sua nuova compagna con il figlio venticinquenne: Jay Dunst.
La convivenza con Jay si dimostra da subito impossibile: Alan cerca di nascondere le proprie fobie per non essere preso di mira e nello stesso tempo dichiara guerra a Jay per allontanarlo da casa. Interviene Roy, migliore amico di Jay, che si avvicina sempre di più ad Alan. Jay è turbato dalla loro improvvisa e immotivata vicinanza e per qualche ragione vederli insieme lo sconvolge.
Alan nasconde le sue paure, Jay sembra avere un segreto che non vuole confessare.
Uno di loro deve fare un passo indietro lasciando l’altro libero di vivere la propria vita serenamente, oppure entrambi finiranno per distruggersi a vicenda.
Care Fenici, quando ho scelto di leggere Il suono del domani mi aspettavo un libro complesso e difatti ho trovato una trama ricca ed emozionante che mi ha fatto scendere qualche lacrimuccia. La storia narrata non è particolarmente originale, soprattutto l’inizio.
Alan ha sedici anni quando la sua adorata mamma, a seguito di un incidente in automobile che lo vede coinvolto, muore. Il trauma che ne segue, insieme al senso di colpa, è schiacciante e segna la vita del ragazzo, tanto da fargli associare la disgrazia (avvenuta dopo una prova musicale) alla sua passione di violinista. Già qui, noterete una certa similitudine con il film Save the Last Dance, che ha un inizio quasi identico, cosa che mi ha dato molto fastidio.
Ho invece apprezzato la complessità di un personaggio come Adam, che in seguito all’incidente, non solo non riesce più a suonare, ma acquista, anche, una serie di fobie e incubi che lo bloccano in uno stadio di impasse per i successivi quattro anni. Non servono a nulla le terapie e i farmaci, né la vicinanza fisica ed emotiva del padre, che peraltro ignora molti dei problemi che affliggono il figlio. Invece ne è a conoscenza Dave, l’amico d’infanzia, gay come Alan, che lo supporta e lo aiuta come può.
La stasi viene frantumata, quattro anni dopo il fattaccio, dalla decisione paterna di risposarsi e portare a vivere con loro la compagna, Maggie, e il figlio venticinquenne di questa, Jay. Se accettare la donna è difficile, accettare Jay diviene oltremodo impossibile. I due ragazzi si scontreranno su tutto, entrambi hanno le armi per ferirsi a vicenda, ma dovranno trovare un modo per vivere insieme. Anche Jay è un bel personaggio, complicato e ferito nel profondo, e niente affatto etero come vuol far credere. In effetti i due ragazzi si assomigliano più di quanto credono, ed è stato interessante assistere alle loro dinamiche. A cambiare le carte in tavola ci penserà Roy, un amico di Jay, che diventerà qualcosa di più per Alan. L’amicizia che nascerà tra Alan e Jay sarà importante per superare vecchi demoni e vivere davvero, ma sarà l’amore a fare la differenza. Purtroppo il passato è in agguato dietro l’angolo, pronto a gettare tutto di nuovo nel caos.
La narrazione è intensa e obbliga il lettore a pensare al finale, in effetti questo romanzo iniziato con una tragedia non poteva fare altro che finire bene, ma, in questo particolare caso, i finali positivi potevano essere due: uno scontato e poco realistico oppure uno più reale e meno scontato. Ha vinto il primo scenario. Mentre l’intreccio centrale della storia è molto ben sviluppato, la fine è veloce, in effetti parte a razzo lasciando parecchie cose in sospeso.
Un’altra cosa che mi ha un po’ sorpreso è la guarigione di Alan, a cui basta un bel sedere e qualche coccola con relativo lavoro di bocca per guarire e ritornare il ragazzo di prima; ora io di certo non sono una psicologa ma mi è sembrato un po’ azzardato da scrivere. Nel complesso mi è piaciuto, e ripeto, mi sono emozionata, ma allo stesso tempo mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca.