Recensione: “I valori che contano (avrei preferito non scoprirli)” di Diego De Silva
Autore: Diego De Silva
Categoria: Narrativa Italiana
Casa editrice: Einaudi
Data di pubblicazione: 3 giugno 2020
Se non vi è mai successo di nascondere in casa una ragazza in mutande appena fuggita da una retata in un bordello al quarto piano del vostro palazzo, non siete il tipo di persona a cui capitano queste cose. Vincenzo Malinconico lo è. Dovrebbe sapere che corre un rischio bello serio, visto che è avvocato, e invece la fa entrare e poi racconta pure un sacco di balle al carabiniere che la inseguiva e va a bussargli alla porta. È così che inizia “I valori che contano (avrei preferito non scoprirli)”, il romanzo in cui Malinconico – avvocato di gemito, più che di grido – oltre a patrocinare la fuggiasca in mutande (che poi scopriremo essere figlia del sindaco, con una serie di complicazioni piuttosto vertiginose), dovrà affrontare la malattia che lo travolgerà all’improvviso, obbligandolo a familiarizzare con medici e terapie e scatenandogli un’iperproduzione di filosofeggiamenti gratuiti – addirittura sensati, direbbe chi va a cena con lui – sul valore della pena di vivere. Un vortice di pensieri da cui uscirà, al solito, semi-guarito, semi-vincente e semi-felice, ricomponendo intorno a sé quell’assetto ordinariamente precario che fa di lui, con tutti i suoi difetti e le sue inettitudini, una persona che sa farsi voler bene, pur essendo (o forse proprio perché è) un uomo così così.
Il giorno in cui inventeranno una scala di grigi adeguata alle tonalità che assume il rancore quando si posa sul volto di un separando, noialtri che scortiamo il cliente in udienza indicheremo nei nostri atti il codice identificativo della tonalità raggiunta dall’epidermide allegando documentazione fotografica che attesti (un po’ come si fa con le autopsie) l’avvenuta mutazione cromatica da imputare alla parte avversa. (Tratto dal libro)
Ciao a tutti, amanti della lettura!
Lo so, non c’avete capito nulla e ammetto che io stessa ogni tanto perdo il filo dei suoi discorsi, ma che posso dirvi, l’avvocato Vincenzo Malinconico è fatto così! Ehi, non fate quelle facce, si chiama davvero così non vi sto prendendo in giro.
La vita del nostro avvocato è fatta di “chiaro-grigi” più che di chiaroscuri… e meno male che ha almeno una bella parlantina anche se, a dirla tutta, in tribunale lo aiuta ben poco, facendolo apparire agli occhi dei magistrati più come un cabarettista in modalità Buona la prima! di Ale e Franz che come un legale… e agli occhi dei suoi clienti come uno strizzacervelli.
Povero Vincenzo, non gliene va mai bene una!
Come se non bastasse, un giorno la sua scala di grigi viene sconvolta da un paio di collant rosa shocking che avvolgono le gambe di una ragazza in fuga… e solo quelle perché per il resto è praticamente nuda! D’altro canto, quando devi scappare da una retata in corso nell’appartamento-bordello al piano di sopra, mica hai tempo di metterti in ghingheri, no?
Con poco tempo per pensare e anche meno per agire, Vincenzo prende in mano la situazione sorvolando completamente la fase della riflessione e facendo sparire velocemente la ragazza nel suo appartamento… e speriamo che non sia minorenne sennò sono cavoli amari avvocato mio caro!
A dirla tutta, anche se la ragazza dovesse – come fortunatamente si rivelerà – essere maggiorenne, saranno dolori comunque… perché vedete… la giovane “mestierante” è la figlia del sindaco. Boom!
Vince’, vaglielo a raccontare ora al tuo socio Benny che hai nascosto una mignotta in erba a casa tua e mica una qualunque. E spera che non lo scopra soprattutto Veronica, ché quella ti fa nero! Certo, noi siamo dalla tua parte e manterremo il segreto, mica ti vogliamo sputt… ehm mettere nei guai.
Purtroppo, ogni piano, all’apparenza perfetto, spesso nasconde una falla. E quella del piano di Malinconico – che non brilla certo per strategia – è grossa come il cratere lasciato dall’asteroide che ha sterminato l’intera razza dei dinosauri.
Succede così che un giorno, il sindaco contatta i Lacalamita Studios – sembra più il nome di un multisala che di uno studio associato vero? – e chiede di avere un appuntamento con Vincenzo…
Diego De Silva torna a deliziarci con una nuova storia dedicata all’avvocato, meno avvocato che esista. Eh già, perché Vincenzo Malinconico – di cognome e di fatto – è un uomo molto comune, che si sente spesso fuori posto e abituato a sottostimarsi. Parrebbe quasi anonimo se non fosse per il suo sardonico filosofeggiare con cui riesce a tirarsi fuori dagli impicci e che rappresenta di fatto la sua arma vincente in una vita fatta di semi toni, quelli bassi ovviamente.
E dire che nel complesso le cose non sembrano andare poi così male al nostro protagonista, nel senso che vanno meno peggio del solito, non facciamoci prendere da troppo entusiasmo. Ha un nuovo socio che è anche suo amico – su, non dite ora che lo ha assunto solo per pietà, in fondo Vincenzo non è poi così male come legale. Qualche volta ha anche delle belle intuizioni… OK forse non è proprio tutta farina del suo sacco, e interviene in soccorso qualche botta di culo, ma chi se frega. In fondo il fine giustifica i mezzi.
Ad allietare la sua vita, sempre senza troppi scossoni, c’è anche Veronica, la nuova fidanzata, ma non troppo. La donna ha già dato nel matrimonio e preferisce prendersela comoda, senza troppo impegno… salvo poi reagire con la violenza di uno tsunami, alla notizia di occultamento di prostituta di cui Vincenzo si è reso complice.
Nelle insicurezze del nostro legale prestato alla filosofia – o filosofo prestato all’avvocatura se preferite – si riflettono le incertezze che ognuno di noi sperimenta nella vita e per questo non possiamo fare a meno di volergli bene. Vincenzo suscita in noi tenerezza, ma forse anche un pizzico di invidia per la sua capacità di mettere la giusta dose di ironia anche nel momento in cui la sua vita è scossa da un evento triste come la malattia.
Fortunatamente, non sarà solo nel suo percorso, e troverà anche conforto e supporto tra le braccia dei suoi familiari, della sua compagna e degli amici… perché l’ironia è una bella rete di sostengo che ci impedisce di schiantarci al suolo se ci lanciamo da una cima troppo alta, ma nessuno di noi basta a sé stesso.
I valori che contano è il quinto volume appartenente al filone de I racconti dell’avvocato Malinconico, è autoconclusivo e può essere letto indipendentemente da quelli di precedente pubblicazione. Qualora lo vogliate però, se non già fatto, mi permetto di consigliarvi la lettura completa dei racconti – Non avevo capito niente, Mia suocera beve, Sono contrario alle emozioni e Divorziare con stile – in modo da conoscere meglio questo “avvocato di gemito, più che di grido”.
Alla prossima