Recensione:”Predatori e prede” di Kathy Reichs
Titolo: Predatori e prede
Autore:Kathy Reichs
Editore:Rizzoli
Genere:Thriller
Serie :La serie di Temperance Brennan vol.20
Data di pubblicazione: il 12 maggio 2020
Charlotte, North Carolina, è stretta nella morsa del caldo. In quest’atmosfera soffocante, l’antropologa forense Temperance Brennan sta facendo i conti con i postumi di un pesante intervento chirurgico, sballottata tra continui attacchi di emicrania, sogni ossessivi, visioni. Quando riceve quelle foto sconvolgenti da un mittente sconosciuto, per un attimo crede di essere piombata in un’altra allucinazione, di essere dentro l’ennesimo scherzo giocato dal suo cervello sfinito: le immagini mostrano un uomo in una sacca mortuaria, uno scempio di carne e ossa, il volto deturpato, mani e piedi amputati. Tempe non sa a chi appartengano quei brandelli umani, né perché quegli scatti siano stati inviati proprio a lei. Ma qualche giorno dopo, il ritrovamento in aperta campagna di un cadavere martoriato apre la pista a una serie di indizi, da cui emergono dei collegamenti con vecchi casi di bambini scomparsi: un mosaico dell’orrore che Brennan deve e vuole ricomporre, nonostante sia costretta a muoversi ai margini della scena per espresso volere del suo nuovo capo. Determinata a risalire all’identità dell’uomo senza faccia, Temperance si avventura così in una solitaria, azzardata indagine. Fino a toccare con mano quanto pericolosamente possa assottigliarsi il confine che separa la vita reale dalla realtà tumultuosa degli incubi.
Buongiorno, Fenici.
Eccoci all’ultima avventura dell’antropologa più famosa del piccolo schermo, Temperance Brennan, la cui versione televisiva, a dire il vero, a parte il nome e la professione, non ha molto in comune rispetto l’originale.
La nostra amata dottoressa è tornata, ma non sta attraversando un bel periodo: il dolore per la prematura perdita dell’ex capo, la preoccupazione per l’incertezza professionale che questa morte comporta e l’ansia per una diagnosi che (nella migliore delle ipotesi) le causa forti e frequenti emicranie, fanno sì che sia costantemente sotto stress.
A tutto ciò si aggiungono le inquietanti immagini che ritraggono un corpo orrendamente mutilato che un giorno riceve sul proprio telefono da un anonimo.
Tempe è un’introversa e non ha molti amici, ma su quei pochi certamente può contare, perché sono disposti anche a rischiare la propria carriera pur di aiutarla a fare chiarezza sull’identità di quel cadavere senza volto che è stato ritrovato nel North Carolina.
Le analisi vengono affidate al nuovo direttore dell’MCME, la dottoressa Heavner, una scrittrice malata di protagonismo, più interessata a trasformare il caso in un mezzo per avere i riflettori puntati su di sé che a risolverlo.
L’assenza di stima che la nostra antropologa prova nei confronti del suo nuovo capo, certamente non è un mistero, e ciò la rende una persona non più gradita in sala autopsie.
Costretta quindi a indagare per conto proprio, muovendosi ai margini della scena, Tempe e l’ex poliziotto Slidell si avventurano in una pericolosa e azzardata indagine alla scoperta della verità.
Con lo svilupparsi della trama, appare sempre più chiaro che la storia dell’uomo senza identità si intreccia all’avvistamento di ombra in trench in Sharon Hall e la scomparsa di alcuni bambini mai più ritrovati. Come andrà a finire?
Inutile dire che la nostra dottoressa è, ancora una volta e più che mai, la protagonista incontrastata di questo ultimo episodio, di una perfezione resa solo un po’ più “umana” dai recenti problemi di salute. Personalmente ho provato davvero molta simpatia per Slidell… soprattutto per i suoi tentativi di contenere le scelte avventate di una tale forza della natura. Mi ha molto rattristata invece il ruolo assolutamente marginale di Ryan… ma confido nella prossima avventura!
Molto particolareggiate le descrizioni delle ambientazioni, che creano la giusta cornice a un racconto complesso e davvero ben sviluppato. La scrittura si conferma piacevolmente scorrevole e rende la lettura davvero veloce e fluida.
Ancora una volta un ottimo lavoro di Kathy Reichs che vi consiglio di non perdere.