Recensione: “La Paziente Silenziosa” di Alex Michaelides
Era da tantissimo tempo che non leggevo un libro così ben fatto! Fortunatamente, con il mio lavoro, ho la possibilità di conoscere molte persone amanti dei più svariati hobby, tra cui la lettura. Con una cliente in particolare, adoro parlare di libri e ogni volta lei mi consiglia dei capolavori, l’ultimo dei quali è proprio “La paziente silenziosa”.
Alicia Berenson è una pittrice trentatreenne che un giorno uccide il marito quarantaquattrenne, Gabriel, noto fotografo di moda.
Fino a qui, sembra di leggere un fatto di cronaca nera quotidiana.
I due vivono nella zona nord occidentale di Londra. Una sera tardi, dopo il rientro di lui dal lavoro, una vicina sente degli spari e chiama la polizia, che quando tre minuti dopo arriva, trova Alicia di fronte al camino, immobile come il ghiaccio dalla paura e Gabriel legato a una sedia, con un cavo attorno a polsi e caviglie, e una pistola ai piedi.
La testa dell’uomo è in mille pezzi. Ma lei resta muta. Fino alla fine.
Da quel momento, detenuta in un ospedale psichiatrico, Alicia si chiude nel silenzio, rifiutandosi di fornire qualsiasi spiegazione.
Oltre a tabloid e telegiornali, a interessarsi della «paziente silenziosa» è anche Theo Faber.
Quest’ultimo è un quarantaduenne diventato psicologo criminale perché nevrotico, sicuro di essere in grado di aiutare la donna e di svelare il mistero di quella notte. E mentre a poco a poco lei ricomincia a parlare, il disegno che affiora trascina il medico in un gioco subdolo e manipolatorio.
La prima parte del racconto ha avuto sin da subito su di me un effetto ipnotico: capire per quale strano motivo la protagonista decide di uccidere a colpi di pistola il marito (arma che oltretutto lei odia) per poi rinchiudersi in un ostinato mutismo, diventa una missione che (ahimè) trova compimento solo alla fine del romanzo.
Entrambi i protagonisti, hanno dei problemi esistenziali, che traggono le proprie origini dall’infanzia. Tutti e due hanno un passato difficile alle spalle a causa dei rispettivi padri: uno alcolista e l’altro violento, entrambi assolutamente inadeguati al loro ruolo genitoriale. Questo dettaglio sarà essenziale nello sviluppo della storia.
Moltissime cose ho amato di questo romanzo: il continuo susseguirsi di colpi di scena, la trama mai banale, la perfetta caratterizzazione dei personaggi e il finale da urlo… qualcosa di totalmente insospettabile (anche per gli habitué dei thriller). Ma più di tutto, il ruolo che Alicia ricopre in tutta la storia.
Non si tratta di un semplice romanzo: nasce come diario personale, un posto dove vengono confessati i segreti più reconditi, quelli che non possiamo e non si vogliono esprimere a parole.
La scrittura è fluida e molto semplice. Quasi tutto il libro è scritto in prima persona consentendo al lettore di immedesimarsi facilmente. Gli indizi disseminati qua e là, servono da accompagnamento allo sconvolgente spettacolo finale.
Credo che, se decidessero di farci un film (scelta plausibile essendo Alex anche uno scenografo), sarebbe davvero magnifico!
Se non avessi avuto due bambini piccoli da accudire (uno di tre mesi e l’altra di tre anni), sono certa che avrei letteralmente divorato il libro in una notte; invece, mi sono dovuta inventare docce molto lunghe pur di avere un po’ di pace sola in bagno e sfruttare la mia insonnia notturna.
È un libro che consiglio tantissimo a tutti gli amanti del genere perché si legge tutto d’un fiato!
Spero che questo neo-scrittore pubblichi presto dell’altro ma nel frattempo, quando inizierete la lettura ricordate che niente è come sembra.