Recensione: “Biografia di un Vampiro” di Dana Porter
Titolo: Biografia di un vampiro
Autore: Dana Porter
Editore: Independently Published
Genere: Paranormal
Data di pubblicazione: 11 Aprile 2021
Può l’amore sopravvivere quando il cuore si ferma? Può l’amore restare intatto in un cuore privo di vita? Nel lontano 1839 nasceva Cedric Howard, tra le vaste campagne del Midwest degli Stati Uniti. Nacque in una famiglia di inservienti e il suo destino sarebbe stato quello di seguirne le orme, se non fosse che il destino spesso segue percorsi alternativi, sconosciuti e incomprensibili. Così, Cedric, invece di rimanere analfabeta e ignorante come i propri genitori, imparò a leggere e scrivere, aiutato da lei: Margaret Lewis.Cedric e Margaret trascorrevano molto tempo insieme e questo li portò a provare dei sentimenti l’uno per l’altra, sentimenti forti, di amore puro. Amore che, tuttavia, non era loro permesso provare, data l’appartenenza a due ranghi sociali opposti, ma non solo…Cedric Howard si sentiva fortunato, nonostante tutto, aveva la possibilità di trascorrere tutto il tempo che desiderava insieme alla propria amata, fino al giorno in cui ella gli chiese di allontanarsi. Questo per Cedric significò lasciare tutto ciò che amava e conosceva per procedere verso un ignoto e burrascoso avvenire. Conosceva il mondo soltanto attraverso i libri che leggeva, ma dovette farsi coraggio e intraprendere quel viaggio, un cammino che lo avrebbe condotto su strade tortuose e oscure. Strade senza ritorno, strade che lo avrebbero portato a perdere tutto, ma anche a ritrovare qualcosa.Oggi, Cedric Howard – il vampiro Cedric Howard – ci racconta la sua storia, per mano dell’editore cui ha affidato la stesura dell’autobiografia che state per leggere: Edward Parker.
Carissime Fenici,
so che vi starete chiedendo come mai ho deciso di recensire un libro e non come mia consuetudine un telefilm, ve lo spiego subito: pochi giorni fa alla mail di Romanticamente Fantasy un’autrice mi ha chiesto di fare un cover reveal per una storia in uscita alla fine di marzo. Dopo aver letto la trama (e senza aver visto la copertina) ho chiesto se gentilmente mi poteva fornire la copia Arc (cosa di cui ringrazio infinitamente). Ero rimasta profondamente affascinata dalla trama e, soprattutto, dalla gentilezza con cui si era posta nei messaggi. Ora mi chiederete, cosa c’entra la gentilezza con il saper scrivere? Nulla probabilmente, ma l’essere educati e rispettosi è una cosa insita nella persona e, secondo me, viene anche riportato nel modo di narrare una storia, il che, mi ha attirato come una calamita.
La prima cosa che ho notato è che la scelta dell’autrice si basa su uno stile ricercato e signorile ma da lettrice, premetto che io sono strana, non l’avrei nemmeno notata tra gli scaffali. Non è una critica sia chiaro ma è oggettivamente il riflesso di un gusto personale che potrebbe però andare a discapito dell’autore. Penso che l’occhio voglia la sua parte, a volte si è di corsa e quando si cerca qualcosa da leggere spesso e volentieri si viene attirati proprio dalla copertina che deve far capire il tema trattato e non solo per la scritta; spesso ci si affida ai librai che, però, essendo umani possono mettere i romanzi nei settori errati oppure l’uno accanto all’altro.
Negli store on-line la cover ha sicuramente un ruolo determinate specialmente quando nei consigli che compaiono ne vengono mostrate altre uguali. Ognuna dovrebbe essere diversa dall’altra, ma a volte gli autori utilizzano le stesse copertine che possono confondere chi deve scegliere cosa leggere.
Normalmente prediligo i romanzi scritti in terza persona, non so per quale motivo, forse riesco a immedesimarmi di più, le uniche eccezioni a questo mio limite sono per la Hamilton o per Barbara Riboni di cui sono una fan accanita. Essendo questo scritto in prima persona, fin da subito sono rimasta sul “chi va là” dando per scontato che non mi avrebbe entusiasmata in maniera particolare, devo dire invece che Dana è riuscita a farmi cambiare idea. Il libro è ben strutturato e fino al punto in cui sono arrivata (eh sì, la storia e Cedric mi hanno obbligata a iniziare a scrivere la recensione subito e finirla successivamente, mai come oggi ho compreso cosa intendono le autrici quando dicono: “i personaggi mi parlano”).
Cedric, il cui linguaggio è quello di un uomo della prima metà del 1800, ricorda nei suoi modi uno dei personaggi che ho amato di più tra i vampiri, no, non parlo di Jean Claude o Wrath ma di Louis de Pointe du Lac; il suo modo gentile e riservato mi ha fatto tornare in mente Intervista con il vampiro di Anne Rice (scrittrice che considero una delle migliori in assoluto sul tema Vampiri) per cui, benché sia rosso di capelli, nella mia immaginazione ha il viso gentile e le sembianze di un giovane Brad Pitt.
Qui finisce la prima parte della recensione, ora vado a tuffarmi sulle pagine mancanti curiosa di scoprire se le impressioni iniziali rimarranno tali oppure… no.
Eccomi qui, ho finito e sono pronta, nel bene o nel male, a dire la mia opinione.
Per prima cosa tengo a far capire sia all’autrice che alle sue fan che il mio giudizio è puramente personale, sicuramente non tutti la penseranno come me, ma ho sempre creduto nella libertà d’opinione anche se questa potrebbe ferire l’autrice, parto dal presupposto che il mio pensiero potrebbe non essere condiviso da altri.
Come avrete capito dalla prima parte della recensione, ero molto entusiasta e forse mi aspettavo tanto, io che adoro la Rice e la Hamilton, che ho letto più volte la saga di Twilight della Meyer e visto tutti i film e telefilm inerenti al tema, compreso The Vampire Diaries, The Originals, La Rèvolution e Moonlight, non ho potuto evitare di fare paragoni con tutto questo e sono rimasta abbastanza perplessa.
Lo so che molti di voi ora diranno che non esiste più l’originalità ma, le similitudini sono veramente molte. Evitando di fare spoiler cerco di spiegarmi meglio.
Appena ho iniziato la lettura ho subito notato un grande uso dei pronomi “ella” “egli”, inizialmente ho pensato che Cedric (sì il nome è lo stesso del personaggio di Pattinson nel Calice di Fuoco) parlasse in un modo arcaico in quanto nel 1850, periodo in cui inizia il racconto, era di uso comune, ma presto ho scoperto che non è così. Un salto temporale ci porta nella Londra del 2008 in un appartamento in cui ci sono Cedric e un ghostwriter di nome Edward (e qua ho pensato sempre a Pattinson, il suo nome in Twilight) che oltre a servire come cibo (volontariamente) raccoglie anche le sue memorie per la stesura di un libro e il nostro “principe” delle tenebre mentre parla usa “ella” di frequente, sono rimasta veramente basita.
Io non sono un’editor ma vorrei consigliare, con tutto il cuore, all’autrice di alleggerire un pochino il racconto da termini desueti e pronomi che anche il dizionario Treccani considera superati e sostituirli con un linguaggio più moderno.
Insomma, in poche parole rendere la scrittura più attuale, se invece la forma letteraria è voluta (cosa che non credo perché “ella” appare anche nella trama) per farci apprezzare di più il personaggio chiedo umilmente scusa, ma io non ho provato assolutamente nessuna gioia nel leggerla, anzi, se non avessi dovuto recensire il libro sinceramente non sarei andata avanti ed è un peccato perché il romanzo m’ispirava tantissimo.
Dopo questa puntualizzazione sullo stile, altre cose mi hanno lasciata perplessa.
Sono assolutamente convinta che non siano state scritte con l’intenzione di copiare, anzi, ogni autore per finire la sua opera passa notti e giornate intere per cercare qualcosa di originale e che la renda davvero unica. Immagino però che aver visto film o serie tv o letto libri sui vampiri possa aver influito involontariamente nella stesura del testo. Ricordiamoci che anche la Meyer ed E.L. James sono state accusate a suo tempo di mancata originalità.
Detto ciò, passo a indicarvi le cose che mi hanno lasciata dubbiosa e non mi hanno fatto apprezzare il romanzo, ribadendo che è solo la mia opinione personale e nulla di più.
Per prima cosa voglio farvi una domanda a cui lettori meno giovani sapranno rispondere anche senza l’aiuto del trailer che metto per i teenager.
Chi vi ricorda un vampiro con i capelli lunghi, legati, dalla pelle candida e gli occhi dai colori innaturali coperti dalle lenti a contatto verdi che racconta la sua vita a un giornalista? Certo qui è uno scrittore, ma inutile nasconderci dietro a un dito, immediato il paragone con la Rice e il suo Louis (cavoli! Allora la sensazione iniziale che avevo avuto sul personaggio non era sbagliata)
https://www.youtube.com/watch?v=UCqvBZ6ylq0 (video trailer d’intervista col vampiro).
Durante l’intervista per la stesura del romanzo scopriamo che i vampiri non si nutrono dalle sacche di sangue (vi ricordate Mike in Moonlight che le usava?), che non temono la luce, anzi, possono uscire tranquillamente durante il giorno ma non amano farlo perché la loro pelle diventa molto luminosa e quasi impossibile da nascondere alla vista degli umani (vi ricorda qualcosa?) e muoiono solo se decapitati (come nella serie TV La Rèvolution) o se il loro creatore perisce in un tempo vicino alla trasformazione.
Tra i vari personaggi che incontriamo nel racconto c’è Elijah, un vampiro che aiuterà Cedric a raggiungere New Orleans (e qui i paragoni con The Originals si sprecano), e la donna, ormai vampiro, unico amore della sua vita.
Durante il proseguo della storia scopriamo che Cedric non temeva queste creature nemmeno da umano, non esitando a sfidarli con sguardo sicuro e tranquillo davanti alla loro palese potenza. Durante il viaggio con Elijah, questi lo salva dal diventare la cena del vampiro più vecchio del nuovo mondo, Armand (e qui torniamo a Intervista col vampiro), nella casa in cui avevano trovato rifugio.
Le similitudini tra i vampiri della Rice e della Plec terminano qui, questi non sono malvagi, in realtà non ho ben capito che tipo di creature volesse farci conoscere l’autrice, non sono né romantici come quelli della Ward o della Adrian, né violenti come quelli della Rice o del più classico Conte Dracula, sono poco incisivi, quasi scontati nei loro comportamenti.
La storia d’amore che viene raccontata nel romanzo è tenera, piena di sentimento. Cedric è un uomo disposto a tutto per tornare dalla sua Margaret e lei per lui è pronta a sacrificarsi in qualsiasi modo.
Non esiste nessuna scena di sesso, di violenza, né parole scurrili per cui la lettura può essere adatta anche a un pubblico giovane che amerà sicuramente il libro, per noi più grandicelli forse non è propriamente idonea ma, come dicevo all’inizio, potrebbe piacere, personalmente non è stato così, forse perché avevo aspettative molto alte.
Comunque, per curiosità acquisterò anche il secondo volume, senza il vincolo della recensione, giusto per capire come finirà l’avventura che, libera da tutti questi cliché, mi aveva davvero incuriosita.