Recensione: Manifest – 3×05-06
Doppio appuntamento con Manifest con le puntate “Water Landing” e “Graveyard Spiral”. Leggiamo insieme cosa ne pensa Mag. Qui potete trovare quella precedente.
Questi due episodi collegati concludono le vicende dei tre malviventi.
Michaela trova il nascondiglio di Jace grazie a Pete, ma l’uomo non c’è. In compenso, degli strani simboli che trova all’interno della roulotte le fanno avere una visione: l’ombra di Jace con un coltello, e la vittima potrebbe essere lei.
Mentre scappa via per avvisare Ben e Cal, è costretta a raccontare a Mikami, seppur in modo sbrigativo, cosa sta succedendo ai passeggeri del volo 828. Alla domanda della collega: «Missioni da chi?» Michaela risponde: «Da Dio». Sono un po’ contrariata su questo punto, lo sapete, ma me ne farò una ragione.
La poliziotta racconta i suoi sospetti a Ben, il quale chiede aiuto a Pete per saperne di più. L’uomo gli confessa di essere tormentato da una visione, in cui vede il fratello intenzionato a uccidere Michaela vicino al lago dove sono risorti. Il professore, allora, comunica l’informazione alla sorella, la quale, sebbene sia la vittima designata, decide di andare sul posto con il solo supporto di Zeke. Chiaro, no? Lui la stava cercando e lei si consegna gratuitamente. Molto intelligente.
Intanto, Vance fa prelevare Jared da un suo sottoposto, tuttavia, a discapito delle mie previsioni, all’uomo viene solo rivelato che la Maggiore è morta, ma non la verità sul ritrovamento del corpo. Così l’ispettore chiude il caso.
Olive sta studiando la mappa egiziana e durante la restaurazione si accorge di tre ombre sulla pergamena, le quali sembrano la raffigurazione di un antico mito chiamato “l’ultima prova”.
Tre anime riportate in vita cui è stata data una seconda opportunità per espiare i peccati del passato. Nella leggenda due di loro accolgono l’offerta in cambio di qualcosa di buono, il terzo no. La storia ricorda ciò che sta accadendo ai tre tossici.
Non molto tempo dopo, Michaela arriva nei pressi del lago e comincia a cercare Jace. Fra loro c’è uno scontro che vede la poliziotta perdere, cadendo da un dirupo, tuttavia Jace non infierisce su di lei perché il suo vero obiettivo è Cal.
Aumenta il livello di misticismo quando Michaela, a terra dopo aver risalito il precipizio, scatena un’onda d’urto che arriva fino al fratello Ben. L’uomo viene colpito dalla visione di una palla che riconosce come quella di Cal (che occhio di lince!) e quindi corre dov’è nascosta la moglie Grace.
Si ritrovano tutti nei boschi attorno alla casa di Tarik. Jace sta cercando Cal e viene intercettato da Pete – liberato dalla prigionia grazie a una promessa fatta da Ben a Vance – che cerca di convincerlo. L’uomo però è intenzionato a eliminare tutti quelli che si frapporranno tra lui e il ragazzino. Quest’insistenza decreterà la sua fine.
L’episodio si conclude con un colpo di scena inaspettato. Olive riesce a trovare l’ultimo pezzo della pergamena dov’è riportata una verità agghiacciante sulle tre anime risorte.
Ciò che mi ha colpito più di tutto in questi episodi di Manifest è stato il desiderio di redenzione di Pete e Kory. Il primo è un uomo buono, trascinato nel peccato dal fratello Jace che non ha un briciolo di umanità, mentre il secondo era davvero intenzionato a cambiare la propria vita. Entrambi, nonostante i sintomi che li stavano portando alla data di morte ormai prossima, usano le ultime forze per aiutare e fare del bene. Due personaggi considerati pericolosi a causa delle malefatte del loro capo e, sì, anche della loro ingenuità, perché continuavano a seguirlo in nome del sentimento fraterno per Pete e di una salda amicizia per Kory. Per questo l’epilogo della loro storia mi ha lasciato sorpresa, oltre che dispiaciuta.
Una cosa che mi ha confuso (una fra le tante, diciamolo) è il fatto che, quando l’ispettore stava confessando la morte del Maggiore a Jared, è stata mostrata la scena dell’occultamento del cadavere gettato in un lago. Non ditemi che torna in vita! È questo il problema di resuscitare le persone: non c’è più tensione, tanto tornano indietro. Se la questione si fosse limitata soltanto ai passeggeri del volo 828 sarebbe stato diverso, ma espandendo il miracolo è chiaro che può accadere a chiunque.