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Recensione: Il rifugio di Nora Roberts

 

 

Quando gli spari risuonarono nel centro commerciale, Simone Knox sapeva che cosa fare. Mettersi al riparo. Questo è quello che ti insegnano nel caso di una sparatoria di massa. Quindi, in quella terribile e calda giornata dell’estate 2005, Simone fu fortunata. Era sfuggita alla morte. Ma non sarebbe mai più stata più la stessa. Più di dieci anni dopo, Simone ancora lotta con il dolore, il trauma, e il malriposto senso di colpa che prova un sopravvissuto. Passa la maggior parte del suo tempo da sola a Tranquility Island – una piccola comunità di artisti al largo della costa del Maine. Sta modellando sé stessa con impegno, come realizza le sue sculture, straordinarie e molto apprezzate. Mentre si prende cura di sé decide di confidarsi con Reed Quartermaine, anche lui sopravvissuto alla sparatoria e ora diventato un detective. Ma qualcuno sta osservando tutti i sopravvissuti del massacro del Down East Mall. Ha passato anni a perfezionare un piano per finire quello che avevano iniziato quel giorno. E ora che Reed e Simone si sono ritrovati, sono molto più in pericolo di quanto possano immaginare, minacciati da un killer che non vorrà e non potrà fermarsi.

 

 

 

 

Iniziare a descrivere un libro come questo in poche righe è difficile, specie per la complessità di sentimenti che l’autrice ci fa provare in tutto il romanzo, eppure oggi ci proverò.

Il romanzo è strutturato in tre parti, potremmo quasi definirli una sorta di passato, presente e futuro prossimo, e la precisione chirurgica nella descrizione dello stesso ci permette di non perderci dettagli rilevanti; La storia segue una sorta di schema, iniziando con la descrizione di personaggi che apparentemente non hanno nulla a che vedere tra loro, e non si è proprio certi fin da subito di chi siano i protagonisti; eppure ci sono e seguiremo la loro evoluzione e il percorso di crescita. Simone Knox è una rossa che, da sedicenne delusa dall’amore, avrà bisogno di quasi più di dieci anni per ritrovare sé stessa e il suo potenziale finora inespresso, scoprendo anche l’amore con Reed Quatermaine, che incontriamo, quando ancora era solo un ragazzo, in procinto di ritornare al college ma che, come Simone, si ritroverà a rivoluzionare la sua vita dopo un episodio che coinvolgerà loro, gli amici e i parenti. Entrambi non hanno alcun tipo di legame, se non un luogo e un “evento”, eppure il loro destino da quel momento in poi risulterà essere tracciato fino a quando non s’incontreranno per la prima volta anni dopo, ormai adulti.

In realtà, non ci sono vere e proprie sorprese ma, man mano che leggevo il libro, l’ansia era sempre in agguato, così come la crescente paura per i protagonisti, che già avevano avuto la loro dose di dolore; per non parlare della curiosità riguardo la storia d’amore e la psiche del killer, insomma un mix perfetto di sentimenti che mi ha appassionata e tenuta incollata alle pagine. Ma, se il libro è stato veramente magnifico, una menzione a parte va fatta per il personaggio non protagonista più bello: Cici, la nonna di Simone che tutte vorremmo, è uno spirito libero, comprensiva, anche autoritaria ma sempre presente… potrei continuare all’infinito perché è colei che ho amato più di tutti.

Trovo che sia un romanzo completo sotto tutti i punti di vista, c’è azione, dramma, suspense e persino la storia d’amore, anche se non è la protagonista principale: insomma, l’ho adorato, e Nora Roberts si riconferma essere la regina del suspense a tinte rosa! Quindi non perdetevi questo romanzo, anzi correte ad acquistarlo sono certa che non ve ne pentirete. Un abbraccio fenici e alla prossima.

 

 

 

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