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Recensione: Il nuovo regno di Wilbur Smith

Titolo: Il nuovo regno

Autore: Wilbur Smith

Genere: Azione e Avventura

Editore: Harper Collins

Data di pubblicazione: 28 ottobre 2021

La vita di Hui, figlio del governatore di Lahun, è quella di un privilegiato e il suo futuro, seguire le orme del padre alla guida della bellissima città dalle bianche mura, sembra ormai scritto. Ma dietro quella facciata idilliaca sono all’opera oscure forze malvagie… Accecati dalla gelosia, Isetnofret, matrigna di Hui e spregiudicata strega devota al culto del dio Seth, e Qen, il suo fratellastro, tramano nell’ombra per scalzare dalla sua posizione il governatore, sbarazzarsi una volta per tutte del ragazzo e impadronirsi del potere. Costretto ad abbandonare la città e tutto ciò che ama, il giovane Hui si unisce a una banda di predoni hyksos, i temibili nemici del suo popolo, deciso a vendicarsi e salvare la sorellastra Ipwet. Da loro apprende l’arte della guerra, impara a combattere e diventa un abilissimo auriga… “Finché non si trova al centro di una battaglia ancor più grande, quella per il cuore stesso dell’Egitto. Così, mentre i segreti del passato emergono dalle tenebre e anche gli dei scendono in campo, Hui si ritrova a combattere al fianco del prode generale egizio Tanus e del potente mago Taita. E a quel punto dovrà scegliere il proprio destino: diventare un eroe del vecchio mondo, o andare incontro al futuro di un regno nuovo.

Fenici, è sempre un piacere parlarvi di un romanzo di Wilbur Smith.
Per la prima volta all’inizio del volume ho trovato scritto che Smith aveva un coautore (magari sono io che non ci avevo mai fatto caso) e ho pensato: “Certo che ha una bella età, magari un aiuto gli serve”. E proprio mentre ero immersa nella lettura arriva la notizia della sua scomparsa, sono rimasta basita, ho guardato il libro che avevo in mano e l’unico pensiero che mi è passato per la mente è stato: “Questo è l’ultimo, il suo ultimo romanzo”.
Ci pensate? non ci saranno più capolavori che usciranno dalla sua penna.
Il suo modo di scrivere mi ha sempre appassionata, non solo per le storie che ha raccontato, ma per come lo ha fatto, quando mi immergo in un suo romanzo mi sento come Bastian che segue le imprese di Atreiu nel libro “La storia infinita”.
Questo racconto ci porta tra le sabbie dell’Egitto, nella città di confine Lahun, dove iniziamo a seguire la vita del giovane Hai, figlio del governatore.
Un ragazzo dolce e di buon cuore, che ama il padre e i fratelli, con uno spirito avventuroso che segnerà la sua vita.
Curioso come una scimmia, Hui sente un viaggiatore parlare della Pietra di Ka, che racchiude dei poteri magici e chi la possiede sarà benedetto dagli Dei; il ragazzo, insieme al fratello Qen e all’amico Kyky, si avventura così nel deserto per rubare la pietra alle Averle, una tribù di predoni.
I ragazzi riescono nell’impresa, ma Kyky perde la vita e questo lutto finisce per incrinare i rapporti tra i fratelli.
Al rientro a casa Hui consegna la pietra al padre Khawy, che con sommo orgoglio organizza una festa per mostrarla al nobile Bakari e presentargli il figlio.
Ma la sera della festa Khawy viene avvelenato e dell’assassinio è accusato Hui; durante il processo la sorella Ipwet prende le sue difese mentre Qen lo considera colpevole.
Il povero Hui, già straziato dalla morte dell’amato padre, non riesce a credere al tradimento del fratello.
Dopo la condanna, in attesa della morte viene buttato in un pozzo dove riceve la visita della madre di Qen che gli rivela di essere stata lei a orchestrare l’omicidio del marito e la sua colpevolezza per favorire l’ascesa al potere del figlio.
Il ragazzo non riesce a credere che l’amato fratello si sia potuto macchiare di un crimine così grande, ma l’alba si avvicina e con essa la morte; all’ultimo istante arriva la sorella che lo aiuterà a scappare.
Da quel momento è un fuggitivo, pur non essendo pronto per la vita che lo aspetta, la determinazione di vendicare la morte del padre gli permetterà di affrontare le esperienze che lo attendono.
Il personaggio di Hui mi ha affascinato, così dolce e ingenuo, cresciuto protetto dall’amore del padre, diventerà uomo tra mille avversità e scelte rischiose, pur rimanendo un’anima buona.
Per contro Isetnofret, la madre di Qen, mi inquieta moltissimo; seguace di Seth, il Dio del caos, sembra una strega folle che cerca il potere divino a ogni costo, ama solo il figlio maschio mentre la femmina le serve solo per raggiungere i suoi scopi, è proprio brutta persona.
Un romanzo che ho letto tutto di un fiato, amando la narrazione, ma soprattutto il modo di scrivere di Smith, con le sue frasi ben strutturate e i periodi belli corposi, per fortuna il traduttore ha fatto un ottimo lavoro e anche l’editor, di questi tempi è difficile trovare tanta professionalità.
Vi consiglio di leggere questo ultimo libro del maestro, non solo perché non potrà scriverne altri ma soprattutto perché ne vale veramente la pena.
Buona lettura.


 

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