Recensione: Per nienete al mondo di Ken Follett
Titolo: Per nienete al mondo
Autore: Ken Follett
Genere: Thriller
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 9 Novembre 2021
Ambientato ai giorni nostri narra di una crisi globale che minaccia di sfociare nella terza guerra mondiale, lasciando il lettore nell’incertezza fino all’ultima pagina. Più di un thriller, “Per niente al mondo” è un romanzo ricco di dettagli reali che si muove tra il cuore rovente del deserto del Sahara e le stanze inaccessibili del potere delle grandi capitali del mondo.
Fenici, questo libro è favoloso, un romanzo che ha del fantascientifico, ma quando mi sono fermata a riflettere ho capito che non era uno scenario così improbabile … in fondo l’uomo è così folle che una catastrofe nucleare è un evento possibile.
Adoro Ken Follet autore, la sua scrittura è “antica” ben strutturata, con periodi completi, come se ne trovano pochi; quando inizio a leggere mi immergo nel mondo narrato dal racconto e inizio a farne parte, le mie emozioni sono il riflesso di quello che stanno vivendo i personaggi e non riesco a staccarmi da loro nemmeno dopo aver chiuso il romanzo.
I protagonisti sono così coinvolgenti ed empatici che ho sofferto per le cose brutte che sono capitate loro e ho gioito per quello che sono riusciti a conquistare.
Le figure femminili mi sono piaciute tantissimo, sono forti e determinate, ma hanno anche una vena di insicurezza che non guasta anzi le fa rimanere con i piedi per terra.
Il racconto ruota attorno a diversi personaggi, sparsi nelle varie aree del pianeta, la storia si svolge tutta nello stesso arco temporale, ed è affascinante vedere come un avvenimento che accade nel deserto africano abbia conseguenze in Cina e in America, la connessione dei popoli del mondo è davvero profonda.
Gli Stati Uniti hanno un forte impatto nella vita di molti paesi, e la loro influenza si estende ovunque; in questo romanzo sono guidati da un presidente donna che dedica tutta se stessa per il suo popolo, sacrificando la famiglia. La Presidente Green mi piace, è a capo del più grande esercito del pianeta, gestisce un arsenale di armi nucleari che potrebbero distruggere il mondo, ma lei cerca in tutti i modi di evitare una guerra, anche se il suo rivale politico continua ad attaccarla considerandola debole.
Intanto nel lontano Ciad incontriamo Tamara, che fa parte della CIA e ha un capo molto antipatico che la tratta con sufficienza nonostante lei riesca sempre a reperire informazioni importanti.
È una donna pacata che però nasconde una gran forza che l’aiuta a gestire l’atteggiamento del suo superiore, facendole anche guadagnare la stima dei suoi colleghi e degli informatori.
Il gruppo della CIA si trova in Africa per cercare di smantellare alcune cellule di terroristi islamici e si avvale del supporto di Abdul, che agisce sotto copertura tentando di rintracciare le partite di droga che servono a finanziare la guerra.
L’uomo è intenzionato a seguire il carico di stupefacenti fino in Europa, così decide di partire insieme ai migranti che pagano i trafficanti per garantirsi un passaggio verso il vecchio continente; durante il viaggio incontra Kiah una giovane vedova con il figlio piccolo, che vuole fuggire dalla miseria.
Ammiro molto Kiah, anche se la sua cultura usa sottomettere le donne, lei ha un carattere forte e non si fa fregare e per suo figlio è disposta a rischiare tutto.
In Cina invece facciamo la conoscenza di un giovane uomo, che giovanissimo proprio non è, Chang Kai, viceministro per l’intelligence esterna, uno dei pochi all’interno della dirigenza del governo a essere progressista e non già un integralista indottrinato del partito.
Come personaggio è intrigante, avere delle idee comuniste non gli impedisce di mantenere una visione più globale del mondo, per questo motivo tratta i suoi contatti esteri con rispetto e cercherà in ogni modo di evitare la guerra.
In questa recensione ho cercato di non inserire spoiler, perché penso che il romanzo vada gustato pagina per pagina, con tutti i suoi colpi di scena, e sono sicura che come me non sarete capaci di staccarvi dalla lettura prima di sapere cosa succederà.
È un libro che parla di guerra, ma anche se sono descritti diversi episodi di violenze, non ho percepito il fastidio che di solito provo, ma ho sentito appieno la sofferenza.
Non mi resta che augurarvi una buona lettura.