Recensione: “Il segreto di Medusa” di Hannah Lynn
Genere: Narrativa, miti e leggende
Colei che pietrifica con un solo sguardo nasconde un segreto che nessuno conosce.
Radiosa, innocente, la più pura tra le sacerdotesse di Atena. La bellezza di Medusa va ben oltre quella dei semplici mortali. Per questo, quando lo sguardo colmo di lussuria del dio Poseidone cade su di lei, l’unico luogo in cui spera di trovare rifugio è il sacro tempio della protettrice dei greci. Ma nessuno può sfuggire a un dio. E la divina Atena, signora delle arti e della guerra, non avrà pietà per colei che ha profanato la sua casa. Poco importa che Medusa, violata nel corpo e nello spirito contro la propria volontà, implori il suo perdono.
Da questo momento il male che le è stato inflitto diventerà la sua corazza e abbraccerà l’oscurità, in esilio, perché chiunque altro le ha voltato le spalle. Si trasformerà nel mostro che gli altri hanno deciso che doveva essere.
Nel frattempo, un giovane di nome Perseo si appresta a partire con la missione di uccidere Medusa. La storia dell’eroe Perseo e del mostro Medusa è stata raccontata molte volte.
Questa è un’altra storia.
In un tempo in cui gli dèi camminano tra i mortali, il confine tra la gloria e l’infamia è estremamente labile. Ma ogni mito ha bisogno di eroi e di mostri.
La storia arriva distorta. Quella di Medusa è rimasta sepolta per lungo tempo. È arrivato il momento di sapere la verità.
Chi non conosce il mito della Gorgone Medusa, l’essere che vive su un’isola piena di statue di uomini ed eroi pietrificati dal suo sguardo maledetto? E della sua fine per mano del semidio Perseo? Ma, a volte, si conosce solo una parte di storia, in cui la verità è così lontana che, forse, mai verrà svelata. Pare che, in realtà, furono dei mostri a crearla, ma lei non era nata così; era benvoluta, amata dalla sua famiglia e bellissima. Proprio questa sua bellezza ha portato il padre a condurla nel tempio di Atena, per proteggerla dagli uomini. Accolta dalla dea, Medusa diviene una sacerdotessa saggia, giusta, che cerca di aiutare come può. Fino al giorno in cui il dio Poseidone, affascinato dalla donna, non decide di profanare il tempio e approfittarsi di lei, lasciandola lì, sul pavimento, a raccogliere i pezzi della sua povera anima spezzata. Ed è proprio qui che inizia la parte più coinvolgente di questa rivisitazione del mito. Perché Atena, sì, la maledice rendendola orripilante e dallo sguardo che pietrifica, ma l’autrice ce lo racconta dal punto di vista della vittima, così da farci provare la sensazione di solitudine e abbandono, dovuti alla diffidenza e al vivere in balìa di dèi irascibili e meschini.
Un romanzo che pone l’attenzione sui soprusi che le donne subiscono, sul loro essere sempre e troppo spesso considerate alla stregua di oggetti. In alcuni punti ho riscontrato dei cliché decisamente marcati, espressi con forte rabbia. Ci sono stati, inoltre, dei passaggi che mi hanno davvero fatta irritare per il modo in cui i personaggi femminili vengono trattati in questa storia.
Una scrittura fluida e diretta, senza fronzoli, che coinvolge molto. Una narrazione serrata con pochissime descrizioni, ma con dialoghi che tengono alta l’attenzione. Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, con un finale bellissimo e davvero triste, che dà voce a una donna il cui unico errore è stato quello di incrociare un dio volubile sul suo cammino.