Recensione: Serie “In gabbia” di Francesca Baez -Gabbia Dorata #1- Gabbia di Cristallo #2 -Gabbia di Ferro #3
Autore:Francesca Baez
Editore:Grey Eagle Pubblications
Genere:Mafia Romance
Serie:In gabbia
Gabbia dorata #1-
Orfana ereditiera.
Sono nata in una famiglia ricca, la figlia del re colombiano del caffè. Ma quando i miei genitori sono rimasti uccisi in un incidente, e alcuni anni fa mio fratello è morto in una sparatoria, ho scoperto nel peggiore dei modi che i soldi non comprano la felicità.
Reclusa dalla società.
Dopo aver perso la famiglia, ho vissuto in un limbo, facendo la mia comparsa in pubblico per salvare le apparenze e andando poi a casa da sola. Nessuno può spezzarti il cuore se non lo lasci entrare, giusto?
Prigioniera ribelle.
Pensavo che la vita me ne avesse già lanciate contro di tutti i colori, ma poi Javier Vega e la sua banda di pericolosi criminali hanno fatto irruzione nella mia esistenza, prendendomi in ostaggio nella mia stessa casa. Credono sia debole, una preda facile, ma si sbagliano. Se andrò a fondo, lo farò lottando.
Gabbia di cristallo #2 –
Principessa viziata.
È quello che Javier Vega pensava di me, quando mi ha rubato la vita e mi ha tenuta in ostaggio nella mia stessa casa. Non si aspettava, invece, che io lottassi e che riuscissi persino a sfuggire dalla sua morsa spietata. Ma quando hai segreti terribili come quelli della mia famiglia, la libertà non esiste.
Fidanzata riluttante.
Non c’è romanticismo nel fidanzarsi sotto ricatto col proprio rapitore, a dispetto di quanto sembrino favolosi i piani per il matrimonio. Però, all’improvviso, tra di noi divampa un fuoco nuovo, non più fatto di odio e disprezzo, una scintilla oscura che non posso negare.
Pedina cocciuta.
Sono il danno collaterale in una guerra tra criminali, la vittima di una vita violenta che non ho mai scelto. Il mio futuro marito intendeva usarmi per vincere la guerra, ma mi sto trasformando in un’arma più letale di quanto potesse pensare.
Gabbia di ferro #3-
Moglie tradita.
Ogni matrimonio ha i suoi problemi, ma il nostro è una bomba atomica. Sapevo che mio marito fosse un mostro, ma non mi sarei mai immaginata che fosse il diavolo in persona.
Criminale riluttante.
Per colpa dei crimini dei miei defunti genitori e della guerra tra gang iniziata da mio marito, mi ritrovo con un bersaglio gigante sulla schiena. Ho cercato di scappare e ho fallito. Ora l’unico modo per salvarmi è diventare ciò contro cui ho combattuto per tutta la vita.
Regina sanguinaria.
Non sono più la stessa principessa spaventata che ero quando Javier Vega mi ha presa e tenuta in ostaggio nella mia stessa casa. Sono capace di fare cose che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato. E quando i miei cari sono in pericolo, farei di tutto per loro. Anche se significa allearmi con l’uomo che ho odiato, amato e odiato di nuovo. C’è solo un modo per sopravvivere, ed è insieme.
Il suo tocco mi manca da morire, desidero percorrere il suo viso con le dita, tracciare la linea del naso, ricordare il pizzicore della sua barba.
Quant’è crudele avere bisogno dell’uomo che si disprezza. Ma la dipendenza non è mai una cosa carina, vero? Il dolore non è poetico finché non decidiamo di renderlo tale.
Questa trilogia è un’ottima espressione della Sindrome di Stoccolma. Non ci sono altri motivi per spiegare come mai una ragazza rapita e costretta a sposarsi con un uomo armato si innamori del proprio carceriere, che l’ha pure costretta a prendere la decisione di uccidere due persone.
La narrazione in prima persona e punti di vista alternati ci fanno immergere nei sentimenti dei protagonisti e rendono in modo convincente il cambiamento emotivo di questa ragazza miliardaria, dell’attaccamento sempre più forte nei confronti dell’uomo che la tiene prigioniera e del senso di benessere, sicurezza, intimità, completezza che lo stare con lui le fa provare man mano che la convivenza diventa duratura. Per quanto a un certo punto lei si spinga a proporre momenti erotici insieme, non è una trilogia passionale. Si tratta, piuttosto, di esplorare i retroscena psicologici di una vittima che giustifica la sua attrazione con finte motivazioni, fino ad arrivare all’accettazione dei propri desideri.
Mi aspettavo che si scostasse, invece si abbandona al mio tocco in modo quasi impercettibile, rimanendo in silenzio. Desidera che la possieda quasi quanto me, anche se forse non lo sa ancora. Aveva bisogno di scappare così avrebbe potuto convivere con se stessa, e ora ha bisogno di essere punita così da avere una scusa per non provarci più. Adesso, con la mia mano intorno alla gola, può essere in pace con la sua scelta sapendo che in realtà non ne ha nessuna.
Gli sviluppi sono credibili, realistici, senza forzature o sesso prima del tempo. La sindrome di Stoccolma, che rende Selina dipendente e soggiogata, che unisce il senso di odio a quello di amore, mancanza, connessione, risulta innegabile e inscindibile.
E questo ci porta alle bellissime caratterizzazioni: i protagonisti sono ricchi di sfumature, di conflitti interiori, di desideri, sogni, passione, dolore. Le cariche emotive messe in campo sono ben descritte e potenti: sia quella di lei, che è rimasta sola al mondo, sia quella dei rapitori, il cui passato è colmo di violenza. Tutti i personaggi, inclusi i secondari, sono organismi vivi e pulsanti. Selina, in particolare, è un delicato equilibrio tra sicurezza, tenacia, orgoglio da un lato e senso di colpa, fragilità, bisogno di comunanza dall’altro.
Se respirassi anche solo una molecola del suo profumo, dei suoi capelli che sanno di miele e lavanda, potrei esplodere. Vorrei che i suoi difetti non fossero così vicini a quello che mi eccita di lei. La tua testardaggine, il suo rifiuto di ritirarsi da una battaglia persa, il coraggio che tende pericolosamente alla pazzia. Quel suo lato oscuro che si avvicina sempre più alla superficie, attirandomi come il canto di una sirena.
Durante la trilogia Selina passa da vittima a ragazza che vuole essere protagonista del suo destino, fino a maturare un desiderio di vendetta e di rivalsa che convoglia verso la battaglia contro El Sombreròn.
Forse per istinto di sopravvivenza, tende a dimenticarsi del passato di Vega e di tutti i motivi per cui deve odiarlo, per apprezzare la soddisfazione fisica, l’intimità, la sicurezza che lui le garantisce. La sorellanza con Miel e gli altri della gang, poi, va ad arricchire quella sorta di completezza di cui sentiva il bisogno prima del loro arrivo, quando la solitudine era l’unica cosa che provava.
Anche Vega nasconde una complessità che lo blocca in una versione negativa di se stesso, anelando una sorta di redenzione.
“Non diventerai come noi, Selina.” Non diventerò come? Pericolosa? Violenta? Distrutta in un modo che mi rende più forte, invece di ridurmi in mille pezzi? Ho perso qualsiasi altra opzione quando mi hanno rubato la vita e mi hanno trascinata nel loro mondo a suon di calci e urla. Come può avere il coraggio di costringermi ancora a recitare il ruolo della vittima?
Vorrei spoilerare il meno possibile i tre libri della trilogia, quindi cercherò di evitare di entrare troppo nello specifico.
C’è un piano ben preciso elaborato da Vega e dalla sua banda che giustifica il sequestro a lungo termine di una ragazza sola e miliardaria, ma non lo scopriremo subito. Sullo sfondo la lotta a un boss della droga, El Sombreròn, da cui la gang cerca di riscattarsi.
E c’è un motivo preciso per cui Vega ha adescato proprio Selina: le nasconde un segreto che spera non verrà mai a galla.
C’è anche un motivo per cui Vega vuole spezzarla moralmente, costringerla a fare cose orribili e corrompere la sua purezza, ma non lo capiremo all’inizio. Vega continua a dire di conoscere la donna più di leistessa e di averne notato la sua aura oscura; si impegna per frantumarla in modo che possa ricomporsi a sua immagine, in una forma capace di accettare un uomo rotto come lui. Purtroppo, accadrà proprio questo.
Tuttavia, il suo corpo si è come adagiato sul mio, spinto dallo stesso oscuro magnetismo che non mi lascia andare via da lei. La prima volta che ci siamo incontrati, ancora prima che mi conoscesse, ha mandato in pezzi qualcosa di nuovo e insolito dentro di me. In cambio, devo distruggerla a mia volta, modellarla in una forma che si addica alla mia vita contorta.
Poiché il ritmo di lettura non è sostenuto dall’adrenalina dell’azione ma rallentato da una narrazione in prima persona molto introspettivo, la tensione è tenuta viva da questi misteri, oltre che dai sentimenti crescenti e conflittuali dei due protagonisti.
Sotto il profilo sentimentale, Selina prova attrazione nei confronti di Vega, che invece rispetta in modo molto controllato i suoi tempi, aspettando la sua prima mossa. Se tutto è iniziato con lui che prende possesso della sua casa, dei suoi soldi, della sua libertà e del suo corpo (assicurandosi che possa essere solo per lui, per lo meno), in una seconda fase è lei che percepisce la sensazione di appartenenza, di non riuscire più a staccarsi, il peso di un futuro in cui non potrà avere più nessun altro uomo nella vita oltre a lui.
Dobbiamo quindi aspettare a lungo prima che i due diano sfogo anche a questo aspetto della loro intimità. Ancora più pagine occorreranno perché lei accetti la dipendenza emotiva e il senso di conforto, protezione, completezza che la vicinanza di Vega le dà. Un mix tra odio e amore che li lega indissolubilmente.
Selina si agita un po’ al mio tocco, ma si adatta facilmente alla mia presa. In pochi minuti il suo respiro torna regolare, e presto cade di nuovo in un sonno silenzioso, mentre per riflesso il suo corpo si rannicchia contro il mio. Così, anni dopo averla reclamata, mesi dopo averla intrappolata, e giorno dopo averla sposata, trascorro la notte con Selina Palacios per la primissima volta.
Se devo aggiungere un paio di annotazioni negative, non ho ben capito cosa prevedesse il piano originale di Vega, prima che anche lui si lasciasse ammaliare da Selina. Inoltre, non mi ha entusiasmata la cecità di lei per il modo in cui Vega l’ha portata ad accettare compromessi con la violenza (no, non ho perdonato il fatto che l’abbia obbligata a ordinare due omicidi), e ho trovato strano che fosse lei la prima a sedurlo in più occasioni. Il finale, poi, per quanto efficacemente scenico, non mi è parso molto giustificato.
“Avrei potuto morire, Javier, cazzo. O saresti potuto morire tu. Non posso più contrastare quello che sento, né nasconderlo. Da un secondo all’altro uno dei due potrebbe andarsene per sempre.” Non riesco a respirare. Sono paralizzato, con la mano ancora nella sua. “So che è insensato, oppure è fin troppo sensato, oppure sono solo una pazza incasinata e distrutta. Ma…” si costringe a guardarmi negli occhi di nuovo. “Credo che mi sto innamorando di te, Javier.”