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Recensione: Scambiato di N.R. Walker

COLLANA: RAINBOW

Titolo: Scambiato

Titolo originale: Switched

Autrice: N.R. Walker

Editrice: Triskell Edizioni

Traduttrice: Micol Mian

Genere: Contemporaneo m/m

Lunghezza: 241 pagine

Data di Pubblicazione: 22 Dicembre 2020

Israel Ingham non ha mai avuto una vita semplice. È cresciuto in una casa priva di affetto e calore. Non è mai riuscito a essere all’altezza delle aspettative. La sua omosessualità è soltanto l’ennesima aggiunta al lungo elenco di delusioni che ha dato a suo padre.

Ma un giorno una lettera dell’Eastport Children’s Hospital cambia tutto.

Hanno scoperto di aver commesso un grave errore umano: ventisei anni prima, due neonati sono stati scambiati alla nascita e affidati ciascuno alla famiglia dell’altro.

Sam, il migliore amico di Israel, è sempre stato la sua unica fonte di affetto e sostegno. Con lui accanto in ogni singolo passo, Israel decide di conoscere la madre biologica e suo figlio, l’uomo che ha vissuto la vita che sarebbe dovuta spettare a lui.

Tra le emozioni tumultuose causate da quell’incontro, Israel e Sam diventano sempre più uniti e Sam comincia a interrogarsi sui sentimenti che prova per il suo migliore amico. Abbracciando nuove possibilità, Israel deve dissezionare il doloroso rapporto che lo lega ai genitori per salvare ciò che ne resta.

Perché a volte è necessaria la prova che non si è davvero imparentati per diventare una vera famiglia.

Furono la mano di Sam sulla mia schiena, i cerchi che tracciava con il pollice a impedirmi di perdere la testa del tutto. Il suo tocco delicato mi ricordava che non ero solo. Perché non soltanto non mi era mai capitato di somigliare a nessuno. Non avevo neanche mai sentito di appartenere a nessun luogo. Non avevo mai avuto un legame familiare. (Tratto dal libro)

 Pensiamo per un attimo che ci offrissero l’opportunità di cambiare famiglia: quante domande e dubbi inizierebbero a frullarci nella mente? Quanta speranza, paura, eccitazione, insicurezze emergerebbero in noi? Troveremmo di meglio o di peggio in quella che sappiamo essere una famiglia in cui non abbiamo avuto la possibilità di vivere? E loro, cosa penserebbero di noi, che impressione faremmo loro, ci accetterebbero o rifiuterebbero? Se ci conoscessero ci apprezzerebbero o magari sarebbero delusi da quello che siamo?

Ma c’è di più: al nostro posto c’è un altro ragazzo, che è stato scambiato alla nascita con noi. Verremmo confrontati a lui, magari considerati peggiori? I nostri genitori biologici sarebbero rammaricati per averci perso o sollevati per avere avuto il figlio “giusto”? E che effetto ci farebbe specchiarci con dei perfetti sconosciuti e notare delle somiglianze?

«Non devi ringraziarmi,» disse in tono sommesso. Ricordai le sue parole di prima, sul fatto che lo ringraziavo di continuo per tutte le piccole cose che faceva e che questo gli spezzava il cuore. Ma la verità era che avrei sempre provato gratitudine per le persone che non mi avevano mai ferito. «Non smetterò mai di esserti grato.» (Tratto dal libro)

 Oh, c’è pure un altro pezzo: i genitori che ci hanno cresciuto scoprirebbero che non ci sono legami di sangue tra noi, che non hanno alcun dovere nei nostri confronti, di natura economica, professionale o di altro tipo. Deciderebbero di allontanarci, ci priverebbero di tutti i nostri beni, ci direbbero che di noi non vogliono più saperne? O ci amerebbero ancora, ammesso che ci abbiano mai amati nonostante le parole cattive che ci hanno sempre rivolto?

E come reagirebbero di fronte al fatto che potremmo essere noi a voler decidere di tagliare il legame e di riunirci alla nostra famiglia biologica?

Tanti temi e tanta carne al fuoco… ma niente di tutto questo è il fulcro. La vera domanda è: chi sono io, e chi sarei stato se fossi nato da un’altra parte, in un’altra famiglia, con diverse opportunità o risorse? Se non avessi mai avuto accanto l’uomo che amo, e non avessi avuto modo di fare un lavoro per cui sono portato?

Qual è la mia identità, se le poche certezze che avevo sono tutte frutto di un errore?

«Che altro posso fare, Sam? Da mio padre ho sempre voluto solo due cose, affetto e accettazione. E visto che non mi ha mai dato né l’uno né l’altra, non può certo portarmeli via. Se vuole togliermi il lavoro e l’eredità, questo la dice più lunga su di lui che su di me. (Tratto dal libro)

È a questo che assistiamo nella storia di Israel, un ragazzo che ha come unico desiderio quello di sentirsi amato, accolto, giusto. Uno sconvolgimento nella propria vita che lo costringe a una riflessione complessiva sulle sue relazioni familiari.

Israel odia i genitori che l’hanno cresciuto: distaccati e anaffettivi, non hanno perso occasione per dirgli quanto siano delusi da lui, dalla sua omosessualità, dal suo non essere mai all’altezza delle aspettative. Eppure, rendere reale la possibilità di cambiare famiglia, di rifiutarli e staccarsi definitivamente da loro lo manda in crisi, aprendo una serie di riflessioni su di sé, sul proprio ruolo, e sui suoi bisogni.

Viviamo questa storia intensa e commovente in un unico punto di vista, quello di Israel, ma attraverso i suoi occhi vediamo anche lo sconvolgimento dei genitori, soprattutto il padre, che d’un tratto si rendono conto di avere sbagliato tutto e di non avere più tempo per recuperare. E se un nuovo figlio non fosse una seconda opportunità ma solo un altro modo per fallire?

Dondolammo e oscillammo, strusciandoci a ritmo di musica. Certo, avevamo ballato un sacco di volte nei night, ma mai così. Mai. Con un sorrisetto storto, mi sfregò il naso contro il collo e il mio cervello rischiò di andare in cortocircuito. Tutto il mio corpo si accese al contatto. Ma sapere che era Sam, il mio Sam, a farmi quelle cose, mi eccitò tantissimo. Fu una sensazione inebriante, intensa e vertiginosa. Lui era familiare e nuovo ed eccitante, tutto allo stesso tempo. (Tratto dal libro)

In mezzo a tutto questo tornado emotivo, l’unica roccia a cui Israel si aggrappa è Sam, il suo migliore amico, che si scoprirà essere innamorato di lui da sempre. Non avendo mai ricevuto gesti affettuosi nella sua vita, Israel non ha saputo riconoscere i sentimenti dell’amico, scambiandoli per amicizia vera, ignorando perfino il significato dei propri nei suoi confronti.

Sapere di non volere accanto nessun altro che non fosse lui non è mai stato sufficiente per diventare consapevole dell’amore pieno, totale e decennale che prova.

La trama romantica si sviluppa partendo da una friendzone perfetta, dove complicità, affiatamento, affetto, cura dell’altro e bisogno di vicinanza sono l’essenza.

Sam non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi temendo di rovinare il loro bellissimo rapporto d’amicizia, e il momento in cui i rispettivi sentimenti vengono allo scoperto è una presa di coscienza meravigliosa, tenerissima.

Ho amato l’affiatamento nella quotidianità insieme, il modo in cui vivono in simbiosi conoscendosi come se stessi. Il fatto di aggiungere a tutto questo anche uno strato passionale condisce e rende ancora più piacevole la loro relazione e la lettura.

«Non posso lasciar correre. Mi sta facendo impazzire. E so che nella mia vita stanno succedendo un sacco di cose… Forse sono pazzo, forse mi sbaglio, ma non credo. Credo che tu voglia qualcosa di più da qualunque cosa ci sia tra noi. Mi guardi come se volessi baciarmi, come se volessi portarmi a letto e scoparmi, e io voglio che tu lo faccia. Cristo, Sam, non riesco a smettere di pensarti.» (Tratto dal libro)

 Convincente la profondità e la gradualità con cui si affrontano i percorsi di crescita e di consapevolezza non solo di Israel ma anche dei genitori, il modo in cui prendono coscienza dei loro errori e dimostrano di essere più che personaggi monodimensionali: di avere conflitti, motivazioni, speranze e delusioni proprie. Ciò di cui leggiamo è un percorso faticoso, lento, accidentato e commovente.

È un meraviglioso racconto tenero, sensibile e intenso, un’altalena emotiva che alterna momenti affettuosi e romantici della storia amorosa con Sam ad altri ancora più commoventi in cui Israel soffre per tutta la sua fragilità, credendosi un fallimento per tutti, nel timore di essere rifiutato.

Preparate i fazzoletti, ma sarà bellissimo.

Dopo tutto quel tempo, c’era voluta la prova che non eravamo imparentati perché diventassimo infine una famiglia. (Tratto dal libro)

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