Recensione: L’arte di essere fragili di Alessandro D’Avenia
Titolo: L’arte di essere fragili
Autore: Alessandro D’Avenia
Genere: Narrativa
Editore : Mondadori
“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?” Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. Nella sua vita e nei suoi versi, D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese… Domande che non hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza.
Cosa mi ha lasciato questo libro consigliato dal professore di Filosofia di mio figlio all’ultimo anno di liceo?
La riscoperta di Leopardi a 56 anni…
E soprattutto scoprirlo attraverso una chiave di lettura completamente nuova che non è depressione, disperazione, sfortuna, pessimismo. Tutte letture imposte dalla scuola che ce lo ha fatto studiare così.
Ho trovato dimensioni completamente aperte alla vita, all’amore, all’amicizia, alla passione di scoprire la bellezza delle cose che solo un uomo fortemente provato come Leopardi poteva capire e trasportare in versi.
Non ho mai amato particolarmente lo studio della letteratura e, di conseguenza, non l’ho mai approfondita tanto da essere in grado di appropriarmi della materia come si dovrebbe, considerato quanto mi è sempre piaciuto leggere. E a questo punto mi chiedo se non sia proprio colpa di come certe cose, facenti parte della nostra cultura, ci vengono trasmesse dagli insegnanti.
Questo libro è scritto da uno di loro, ma uno che vede la scuola sotto un’ottica totalmente diversa, che è capace di far comprendere i problemi dei giovanissimi grazie agli scritti di uno dei nostri più grandi autori: Leopardi, appunto. Trovo questa cosa incredibilmente grandiosa e mi chiedo quanto lo avrei amato anche io se lo avessi apprezzato prima.
Consiglio di leggerlo, anche solo per ritrovarsi ragazzi per un po’, per capire i travagli dei nostri figli che non sono poi così diversi dai nostri alla loro età, anche se vogliamo ostinarci a credere il contrario. Il travaglio interiore di ognuno di noi nelle varie tappe della vita, è lo stesso di ieri, oggi e domani. Sta a noi comprenderlo e viverlo al meglio delle nostre capacità per lasciare un segno indelebile per il futuro.
Come ha fatto lui, Giacomo, il poeta del “pessimismo cosmico”.