Recensione: Sophy la grande di Georgette Heyer
Titolo: Sophy la grande
Autore: Georgette Heyer
Editore: Astoria
Genere: romance storico regency
Target: + 16
Data di pubblicazione: 6 giugno 2012
Le avventure di un’eccentrica ventenne, bella, colma di fascino e intraprendente.
Sophy la grande narra le avventure di un’eccentrica ventenne, che, affidata per alcuni mesi alla zia, darà una svolta non solo alla propria vita ma anche a quella dei suoi cugini. Simile a Emma della Austen, solo un poco meno ingenua, Sophy ama ficcare il naso nelle vite altrui, non certo per curiosità, bensì “perché ci sono talmente tanti guai che qualcuno dovrà pur risolverli…”. E a Ombersley Park i problemi sono molti: la giovane Cecilia che rifiuta di sposare l’innamorato lord Charlbury perché invaghitasi di un poetuncolo, il giovane Hubert in difficoltà a causa dei debiti di gioco… Il tutto ricade sulle spalle di Charles, il figlio maggiore – fidanzato con l’insopportabile signorina Wraxton – che oberato dalle gravi responsabilità reagisce stizzito alle intromissioni della stravagante quanto affascinante cugina. Ambientato, come la gran parte dell’opera di Heyer, nel periodo della Reggenza (1811-1820), contraddistinto da una certa rilassatezza di costumi dell’aristocrazia e contrapposto perciò alla stretta morale vittoriana che ancora imperava nell’Inghilterra degli anni cinquanta, Sophy la grande ci offre un meraviglioso personaggio di donna intraprendente e responsabile. Per la prima volta Sophy la Grande in edizione integrale.
Care lettrici, tra le autrici che ho sempre amato leggere rientra Georgette Heyer, recentemente oggetto di ristampa da parte della casa editrice Astoria, considerata la capostipite del genere regency. La sua bravura consiste nel creare romanzi che uniscono humor, accurate rappresentazioni della Londra Vittoriana e delle sue seasons matrimoniali e personaggi mai banali, perfettamente inseriti nelle storie. Difficile scegliere il mio romanzo preferito, è come trovarsi davanti a un assortimento di dolci al cioccolato e poterne scegliere solo uno (spero di aver reso efficacemente l’idea). Per oggi ho deciso di consigliarvi il brillante e divertente libro Sophy la grande, adatto a una lettura sotto l’ombrellone come a un pomeriggio piovoso sul divano con una tazza di buon the fumante.
Ma chi è Sophy? Figlia unica e amata del diplomatico Sir Horace Stanton-Lacy, viene lasciata dalla zia lady Ombersley durante un incarico del padre in Brasile con uno scopo preciso: contrarre un buon matrimonio nel corso della season Londinese. La povera Sophy, dopo una vita errabonda trascorsa nelle diverse Corti Europee al seguito del padre, teme di annoiarsi profondamente durante il suo soggiorno, impegnata solo in attività ritenute adatte alle giovani lady.
Tuttavia la situazione che si trova di fronte al suo arrivo a Ombersley Park le fa capire che c’è tanto da fare e qualcuno, dotato di risolutezza come lei, deve pur aggiustare le cose. C’è la bella e timida cugina Cecily che ama un giovane poeta squattrinato e quindi non gradito alla famiglia, Hubert nei pasticci per debiti di gioco e il responsabile cugino Charles, impegnato a dirigere in maniera tirannica la famiglia, data l’incapacità e l’insolvenza di sir Ombersley. A sua discolpa Charles si è trovato nella difficile situazione di dover estinguere gli ingenti debiti del padre, ma tutto questo l’ha portato a essere introverso, spesso critico e insofferente, celando un lato dolce, un grande amore verso i suoi fratelli e uno spiccato senso dell’umorismo. Purtroppo i lati peggiori del suo carattere sono esacerbati dalla fidanzata Eugenia Wraxton, moralista e pedante, benché di ottimo lignaggio. Sebbene Eugenia ritenga indegno della sua classe nutrire sentimenti romantici verso il proprio marito, è tenacemente convinta di sposare il suo promesso, vista la prospettiva di rimanere zitella e la penuria di offerte. Può Sophy accettare passivamente che questa donna entri nella famiglia della zia e getti “ovunque un velo di mestizia, con quella sua faccia lunga come quella di un cavallo…”? Assolutamente no.
[…] “Perché mai infatti?” disse Sophy. “Non piangete, vi prego, Cecilia. Ditemi solo questo: vostra madre disapprova l’idea del matrimonio con il signor Fawnhope?” “La cara mamma ha tanta sensibilità che senza alcun dubbio è dalla mia parte,” disse Cecilia, asciugandosi obbediente le lacrime. “Me l’ha detto, ma non osa opporsi a Charles! Ecco il clima di questa casa.” “Sir Horace ha sempre ragione,” concluse Sophy alzandosi e scuotendosi la gonna. “Io volevo mi conducesse in Brasile poiché, a dire il vero, non riuscivo a immaginare come sarei riuscita a trascorrere il tempo a Londra senza altro da fare che svagarmi in casa della zia. Lui mi ha detto che avrei trovato qualcosa di cui occuparmi, e vedete bene che aveva valutato con esattezza le cose. Forse sapeva tutto questo? Mia cara Cecilia – oh, non posso chiamarvi Cecy? Cecilia è così impronunciabile – abbi fiducia in me; ti sei lasciata andare allo scoraggiamento, e non ve ne è motivo. Al contrario, niente è più fatale, serve soltanto a pensare che non si possa fare nulla mentre un pizzico di risolutezza è sufficiente a portare le cose a una felice conclusione. (Tratto dal libro)
Quindi tra balli, civettare con qualche bel giovane, aiutare Cecily nel coronare il suo amore, sorvegliare Hubert e bisticciare con Charles, che mal tollera le intromissioni di sua cugina nel menage familiare e nella sua scelta matrimoniale, la vita di Sophy diventa movimentata e stimolante. Tuttavia le cose sono destinate a complicarsi ulteriormente con il ritorno sulla scena di Lord Charlbury, spasimante accantonato da Cecily perché sparito dalla società nel momento meno opportuno a causa degli orecchioni, e il corteggiamento incessante quanto spassoso di Lord Bromford.
Poiché lord Bromford, indifferente alla bellezza di Cecilia e alla perfetta rispettabilità della moglie scelta per lui dalla madre, aveva deciso che Sophy sarebbe stata per lui un’ottima compagna. Si recò in visita in Berkeley Square, dove trovò Hubert e Selina in compagnia di lady Ombersley. Rimase per mezz’ora parlando di argomenti quali la vegetazione della Giamaica e l’effetto di numerosi medicamenti sull’organismo umano, che i Rivenhall ascoltarono in stupefatto silenzio, fino a quando Sophy non entrò nella camera. Allora compresero perché sua signoria li avesse onorati di una visita e la loro noia si mutò in iniqua gaiezza. Il corteggiatore di Sophy divenne in un batter d’occhio la base delle più assurde invenzioni costruite da un vivace gruppo di giovani. Se un cantante di strada si faceva sentire in Berkeley Square, Hubert o Cecilia asserivano si trattasse di una serenata di lord Bromford per Sophy; quando fu costretto a casa per tre giorni per un malessere, dissero che aveva combattuto un duello per i suoi begli occhi; e il racconto delle sue avventure nelle Indie Occidentali, immaginate e implementate da tre fertili cervelli, divenne così stravagante da sollevare le proteste di lady Ombersley e della signorina Adderbury. La parte migliore dello svago, a parere dei giovani Rivenhall, era offerta da Charles che, sempre tanto insofferente di fronte alle altrui presunzioni, pareva, per ragioni segrete, incoraggiare sua signoria. Affermava che vi erano ottime caratteristiche in lord Bromford, che la sua conversazione era assennata e le sue descrizioni della Giamaica assai interessanti. La sola Selina (che stava diventando, disse Charles, davvero impertinente) osò affermare che l’ingresso di lord Bromford in casa pareva dare il segnale per la partenza di Charles per il suo club.
Insomma, con il procedere del romanzo le cose si faranno sempre più ingarbugliate e interessanti fino al finale dove l’abile autrice dipanerà tutte le matasse e ci rivelerà chi infine sceglierà la nostra beniamina, che fedele a sé stessa, si lascerà guidare solo dal cuore.
La lettura è veramente godibile e spiritosa, spesso sono finita a ridacchiare da sola leggendo le scene più spassose, create veramente alla perfezione, sembra di assistere a uno spettacolo teatrale dove tutto è magistralmente orchestrato nei minimi dettagli. I personaggi secondari non fanno che aggiungere brio e divertimento, non posso non citare il libertino Sir Vincent e l’indolente marchesa de Villacañas.
Vi invito caldamente a leggere questo romanzo perché sono sicura che vi piacerà!
E ringrazio la casa editrice Astoria. Condivido che è sempre bello scoprire nuove autrici, ma a volte ci sono gioielli nascosti che non scopriremmo senza avere la possibilità di rileggere autrici di qualche decennio fa.