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Recensione: Il duca e la sua sposa di Margaret Moore

Titolo: Il duca e la sua sposa

Autrice: Margaret Moore

Editore: HarperCollins Italia

Genere: Romance storico

Target: +16

Data di pubblicazione: 1 marzo 2023

 

 

Inghilterra, 1816
La giovane e irrequieta Verity, prima di sposare un uomo molto più anziano di lei, decide di concedersi una notte d’amore tra le braccia dell’affascinante Galen Bromney. Il rimorso per quello che ha fatto però non l’abbandona e, dopo essere rimasta vedova, conduce insieme alla figlia una vita ritirata. Galen, diventato Duca di Deighton, torna in Inghilterra dopo dieci anni e incontra la donna che non è mai riuscito a dimenticare. Quando scopre che dal loro unico incontro amoroso è nata una bambina, chiede a Verity di sposarlo, ma lei…

 

 

Care Fenici, non posso dire con sincerità che tutti i romanzi storici mi piacciano, ma questo contiene tutte quelle qualità che mi sono sempre piaciute: amore illecito, figli illegittimi e ovviamente l’ambientazione regency londinese. La vicenda inizia con Galen Bromney, recentemente diventato Duca di Deighton, in visita alla cugina dopo aver passato un lunghissimo periodo in Italia (ben dieci anni). Spera che la propria reputazione da indolente libertino sia stata nel frattempo dimenticata, invece no. Il duca depravato suscita ancora pettegolezzi, i mariti lo guardano con disprezzo mentre le donne spettegolano rivivendo le passate prodezze dell’uomo. Galen, però, è cambiato, ha messo la testa a posto e ora vuole una moglie per generare un erede al ducato. Potrebbe risultare un po’ antipatico all’inizio, o meglio, un filo snob, dato che cerca nella futura duchessa tre doti di non poco conto: giovane, titolata e ricca. “Niente vedove”. Verity Davis- Jones non è titolata, anzi, ha una modesta entrata, una figlia ed è vedova. Il punto focale e centrale della vicenda è che i due hanno avuto una storia dieci anni prima, una sola notte di passione prima che la ragazza sposasse un uomo molto più vecchio. Un’unica ma fatidica notte in cui tutto è cambiato, per entrambi. Lo ricordano bene ma, mentre lui si è sentito usato come una prostituta, lei è rimasta in preda ai sensi di colpa. Non ci sarebbe motivo per frequentarsi ancora, se non fosse per la figlia di Verity, Jocelyn, di dieci anni e fisicamente molto somigliante al duca. Inizia così una battaglia sentimentale per entrambi. 

Parliamo un po’ di Verity. Dieci anni prima degli eventi descritti nel libro, era una donna passionale, divertente e audace. Fu lei a insinuarsi nel letto del duca, non il contrario, e non perché ne fosse innamorata, ma solo per assaggiare una salsiccia vigorosa prima di convolare a nozze con un uomo vecchio come il padre. Da quel momento si porta addosso un forte senso di vergogna e vive nel terrore che qualcuno si accorga del suo segreto. Ma più che per se stessa, ha paura che la gente sparli della figlia e che la tratti come una reproba. Paure non esattamente infondate, che nascono dal passato di Verity, profondamente umiliante per chiunque. Per cui, vive una vita ritirata nel suo cottage, con la bambina e la fedele ma diretta cameriera Nancy. Sarebbero anche felici se non fosse per i cognati spesso in visita, soprattutto Clive, che le lancia sguardi tutt’altro che fraterni. In tutto ciò come si incastra Galen? Quando si accorge e capisce di avere una figlia, l’idea di conoscerla e proteggerla fa breccia nel suo cuore ma la madre, con tutte le sue paure e le sue ansie, cerca di tenerlo a distanza.

Vi ho incuriosite? Spero di sì. Una cosa che manca è il sesso, praticamente viene accennato ma quasi mai descritto, ma sono i temi che fanno riflettere, poiché la società descritta è simile a una prigione e qualsiasi cosa che si faccia viene portata sotto i riflettori, smembrata e ingigantita fino a diventare un mero pettegolezzo che può fare danni, anche molto gravi. Per il resto ho amato il personaggio di Nancy, la cameriera con la lingua lunga pronta a sferrare qualche colpo ben assestato; splendide anche le descrizioni dei luoghi, un po’ meno la narrazione, lì ho fatto davvero fatica poiché – vi giuro che non mi era mai capitato prima – il traduttore, a quanto pare, odia visceralmente l’apostrofo e quindi l’editing, non risultando perfetto, mi ha fatto più volte deconcentrare. Il duca e la sua sposa è sicuramente un bel libro, un ottimo passatempo, ma niente di troppo entusiasmante, resta un po’ ai margini senza scavare a fondo; in particolare, ho fatto fatica con Galen, che per quanto sia interessante non mi ha passato il giusto brio, piuttosto mi ispirava il marito morto. Perché, care Fenici, se la salsiccia è vigorosa ma insapore non c’è nemmeno gusto! E dopo questa perla, taccio e vi auguro una buona lettura. 

 

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