Recensione: Il Guerriero e la novizia di Pamela Boiocchi e Michela Piazza
Autrici: Pamela Boiocchi e Michela Piazza Genere: Romanzo storico scozzese Editore: Amori al Peperoncino Data di pubblicazione: 1° gennaio 2024
– La rapisce per dovere, la sposa per proteggerla –
Aonghus Mòr ha una missione: deve catturare una giovane novizia da un convento e tenerla in ostaggio per proteggere la sua gente. Non è un gesto nobile, ma sono tempi bui per la Scozia, spezzata in due a causa della guerra con i Norvegesi.
La prigioniera, però, si rivela presto indomita e innocente, così luminosa da far dubitare Aonghus delle proprie scelte. Da spingerlo a desiderare l’impossibile.
L’odio separa le loro famiglie.
L’attrazione che li unisce è peccato.
Può una ragazza dolce e pura amare un guerriero?
Diventare la sposa di un nemico?
Un viaggio attraverso le Highlands alla ricerca di una pietra dotata di poteri leggendari potrebbe unire la Scozia. O spezzare due cuori.
Erano estranei che si erano incontrati nella peggiore delle circostanze
e si erano ritrovati uniti per i motivi sbagliati.
Eppure erano così perfetti da spingerlo a pensare a un miracolo.
Ciao Fenici, oggi vi racconto di questo nuovo romanzo scozzese che ho letto di recente scritto a quattro mani da due autrici che hanno visto le loro opere pubblicate da grandi case editrici, ma che in questo specifico caso hanno deciso di regalarci un self.
Mi ricollego alla citazione che ho inserito perché è il riassunto dell’essenza del romanzo. Durante la lotta tra il re di Norvegia Haakon e Alexander III, suo rivale scozzese per il dominio delle Ebridi, i due protagonisti si ritrovano a malincuore a cadere nelle trame politiche alla ricerca della vittoria.
Aonghus, signore dell’isola di Islay, dalla parte dei norvegesi ma non per scelta è costretto a sottomettersi a un re che non stima ed è inviato dallo zio a rapire dal convento dove risiede la bella Eilidh, figlia del braccio destro del rivale del suo signore. Inutile dire che l’amore tra i due sboccia inevitabile.
Lei è cresciuta fin dalla nascita nell’obbedienza, ha un carattere remissivo ma poco adatto alla vita da monaca, mentre lui è un guerriero vichingo abituato alla battaglia e a donne diverse ogni notte. Incompatibili eppure cosi simili nello spirito.
Parlando di spiriti, le autrici hanno deciso di introdurre nel romanzo una nota magica che si ritrova appunto proprio nella presenza durante la narrazione di spettri che guidano come una coscienza i due giovani. Tramite uno di queste presenze benigne, Eilidh scopre l’esistenza di un’arma capace di decidere il destino della guerra e con il suo sposo intraprende un viaggio proprio con il fine di ritrovarla.
Il romanzo è ben scritto, le descrizioni sono accurate e studiate, si vede che le autrici hanno fatto molta ricerca. Alla fine del racconto ci sono accurate spiegazioni relative a fatti e oggetti, oltre a riferimenti a personaggi realmente esistiti. Se l’attenzione al dettaglio è da elogiare, d’altra parte è stato per me spesso prolisso e questo ha rallentato la mia lettura.
I dialoghi tra Aounghus e Eilidh sono estremamente romantici e mi sono piaciuti molto.
Decisamente un buon libro per passare qualche ora al fianco di aitanti vichinghi e donne tenaci nelle terre delle Highlands.