Recensione :La regina senza trono: Amalasunta, figlia indomita di Teoderico il Grande di Ornella Albanese
Autore: Ornella Albanese
Data di pubblicazione:il 5 marzo 2024
495 d.C. Il suo stesso nome ne evoca la forza. Amalasunta: la forte Amala. Lo ha deciso sua madre, per lenire la frustrazione del grande Teoderico, re degli Ostrogoti: una figlia forte e sana come il maschio che non è arrivato. E Amalasunta non delude le aspettative, crescendo fiera e determinata. Dal padre, grande guerriero e stratega che ha riunito sotto di sé tutto il suolo italico, acquisisce l’ardimento e il valore ma anche l’amore per la cultura. Studia gli autori greci e latini, disserta di filosofia e teologia, trascurando invece le arti femminili, a cui preferisce le uscite a cavallo e le battute di caccia in compagnia del suo schiavo Traguilano.
Il giorno in cui Teoderico la conduce con sé nella chiesa di Santa Croce a Ravenna, gli splendidi mosaici che la rivestono le annunciano il futuro. Presto, per volere del padre e per mano di maestri bizantini, altre pietre daranno testimonianza della grandezza del regno; Amalasunta, però, è consapevole che non potrà mai fare ammenda del suo errore più grande: essere nata femmina. Anche se su quei muri troverà posto il suo ritratto, quando siederà in trono non sarà per regnare ma per stare accanto a un uomo scelto da altri come suo marito e sovrano.
La libertà è però un sogno a cui Amalasunta non intende rinunciare. La libertà di decidere il proprio futuro, di scegliere ciò che è bene per il suo popolo. La libertà di amare qualcuno che non è degno del sangue regale ma ha fatto breccia nel suo cuore, perché ha saputo riconoscere nello spirito indomito di una donna il coraggio di pretendere ciò che le spetta.
In un racconto serrato e avvincente, rivive una figura di grande fascino e modernità. Amalasunta incarna alla perfezione quel diritto all’autodeterminazione che ancora oggi molte donne sono costrette a rivendicare. Sullo sfondo, un periodo storico inquieto e seducente che, tra conflitti e giochi di potere, ha posto fine al mondo antico.
Tra le pianure umide e sabbiose e la lunga spiaggia adriatica di Ravenna aleggia ancora lo spirito di quel sovrano che, proveniente dal nord dell’Europa, esportò la sua lungimiranza unendosi con la cultura affine a quegli imperatori che fecero grande Roma e seppero render grande quel lembo d’Italia in un’epoca dominata dalla legge del più forte. Teodorico, re goto ma non per questo barbaro, generò una figlia indomita, una donna in aperto scontro con una società che la voleva mero oggetto di scambio: Amalasunta.
Con la consueta precisione storica, frutto di un grande lavoro di approfondimento sulle fonti e con la passione per la grande narrazione, Ornella Albanese ci racconta una storia forte e appassionata di una donna della quale non conserviamo immagini certe o biografie ufficiali, ma ne percepiamo lo spirito e l’ardore che traspare dalle pagine.
Un donna che succube della ragione di stato, non si è sottratta ai suoi doveri ma ha pagato con lacrime e sangue il desiderio di dirigere la sua vita conservandosi il più possibile libera e fedele a sé stessa.
Ho provato grande commozione nella lettura che Ornella ha dato della mano che si aggrappa a una colonna, emergendo dal nulla nel mosaico di Sant’Apollinare in Classe. Una damnatio memoriae alla quale Amalasunta sembra voler sfuggire.
Da grande appassionata d’arte e conoscitrice del mosaico a cui si fa riferimento, non ho potuto non emozionarmi profondamente.
L’elemento romantico che si riferisce allo schiavo amato ci mostra una donna sanguigna che soffre la lontananza da lui come una ferita aperta, uno strappo mortale che non si può dimenticare. All’amato andranno i suoi ultimi pensieri.
Spettacolare.
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