Recensione: Amore come veleno di Charmaine Pauls 

Ogni anno, nel giorno del mio compleanno, il mio aguzzino torna a reclamare una delle mie prime volte.

Nel mio sedicesimo compleanno, uno sconosciuto dalla Corsica si presenta alla mia festa. Angelo Russo sembra un vero angelo, ma non di quelli gentili con morbide ali bianche. È più il tipo che decapita draghi. È scuro come l’oceano e toglie il fiato come l’acqua. Dice di volere tutte le mie prime volte, come se già gli appartenessero, ma mio padre mi ordina di stare lontana da lui.

Non importa quanto io ci provi, non riesco a sfuggirgli. Nessuno può tenermi al sicuro. Ogni anno, nel giorno del mio compleanno, lui mi porta un regalo che ha un effetto dannoso sulla mia vita, con conseguenze inimmaginabili. A ogni nuovo regalo, reclama una delle mie prime volte. Prima che me ne renda conto, ha preso il controllo sulla mia esistenza, trasformandomi in uno sfacelo di nervi, perché quando compio diciotto anni, so esattamente quale prima volta vuole reclamare.

Sto perdendo l’entusiasmo per i compleanni. Per i miei sedici anni, 

Angelo mi ha portato la sfida, permettendomi di tenere Pirata.

Ha sigillato l’inganno dei diciassette con un bacio dolce.

Ai diciotto, ha pagato la mia verginità con una Ferrari.

Fenici buongiorno, la prima cosa a cui ho pensato finendo di leggere questo romanzo è stata: poteva essere, ma non è…

Tenendo conto che la mia opinione vale come il due di bastone quando regna spade, ora vi racconto perché questa lettura non ha fatto per me.

La trama è indubbiamente accattivante, tanto da poterla collegare più a un genere dark romance, che a un mafia romance.

I genitori di Sabella Edwards e Angelo Russo, due grandi uomini della malavita, li hanno promessi sposi già dalla tenera età, ma se Angelo ne è ben consapevole, Sabella non ha idea di chi lui sia. Ed è subito instant love per i due giovani quando si incontrano per la prima volta alla festa dei sedici anni di Sabella. 

Angelo, però, non le dice che è lì per conoscere la sua futura moglie e la famiglia della ragazza nemmeno. Gli Edwards l’hanno sempre tenuta in una bolla protettiva e continuano a mantenerla all’oscuro di tutto. Il padre della ragazza pentito dell’accordo preso con la famiglia Russo si tira indietro, promette loro una fetta di potere, ma non più sua figlia. 

Sarebbe tutto meraviglioso se non fosse che per Angelo il legame sancito va rispettato, è una questione di onore e di rispetto e mettiamoci anche che da quando ha conosciuto Sabella, la vuole a tutti i costi. 

La nostra protagonista in questa storia è una pedina usata e manovrata da tutti quelli che la circondano, le mentono e la manipolano e, seppur giustificata dall’età adolescenziale, la sua ingenuità e il suo cadere dal pero, mi hanno urtata parecchio. 

Angelo è stato il personaggio che mi ha scioccato di più: bello, cattivo, irriverente, temuto da tutti e poi … non ha mai ucciso un uomo ed è vergine a ventidue anni perché si sta tenendo in serbo per Sabella, mai vista e conosciuta… Ora, voi non potete saperlo, ma il mio occhio sinistro ha avuto un tic nervoso quando ho letto questa cosa. É difficile immaginare un ragazzo abituato alla malavita, agli omicidi, all’illegalità avere certi valori ma ok, andiamo avanti. 

Il protagonista vuole tutte le prime volte di Sabella, ma all’atto pratico nel libro ce ne sono solo due. Un bacio e la verginità di lei.

Ed è proprio questa la ciliegina sulla torta, il primo rapporto che hanno avuto. 

Sabella mente ad Angelo dicendo che non è più intatta e che l’anello che lui le ha regalato con lo stemma di famiglia dei Russo lo ha, a sua volta, ceduto al tizio per vendicarsi di lui. Lui, allora, preso da una rabbia cieca, la prende con la forza ma dopo aver scoperto che in realtà Sabella ha mentito, fanno l’amore con più lentezza e molte volte. 

Quando Sabella ormai è stanca e sonnolenta, lui decide di asfissiarla facendola svenire. In questo lasso di tempo, Angelo si prende parecchie libertà, la lega a quattro di bastoni, l’assapora, la lecca, la tocca e infine, udite udite, la DEPILA nelle parti basse. 

Perché? Perchè decide di punirla marchiandole a fuoco lo stemma dell’anello di famiglia sul pube poi, come ogni mafioso che si rispetti, tira fuori dallo zaino un kit di pronto soccorso che tiene per ogni evenienza, per disinfettare la ferita. E lei, in tutto questo, non si sveglia, ma appena lui dolcemente le dice: ‘Apri gli occhi bella’, lei magicamente si ridesta. Ricordate il tic di cui vi parlavo? Ecco, arrivata a questo punto la pressione agli occhi è salita in maniera preoccupante. 

Il romanzo è a pov alternati e, per quanto contenga svariati refusi, si legge velocemente, ma è povero di scene, gli anni di separazione tra i due protagonisti in attesa che Sabella sia maggiorenne sono stati descritti come un elenco schematizzato. 

A maggio ho fatto questo, quello, mio cognato ha fatto questo e quell’altro e mia madre ha detto e fatto questo, insomma, concretamente i due personaggi si vedono ben poco e in quei momenti, gli episodi hanno del surreale. 

Detto ciò, non demonizzo la scrittura dell’autrice, ma solo la storia in sé. Si capisce che  ha studiato molto il territorio e i dettagli, solo che a mio avviso non erano quelli su cui doveva puntare. Ho altri suoi romanzi nella mia wishlist e non mancherò di leggerli per farmi una vera e propria idea sull’autrice, ma se dovessi basarmi su questo unico libro, ahimè, sarebbe un no. 

N.B. il finale è un cliffhanger che ribalta le sorti del prossimo volume, tenete presente che questo romanzo fa parte di una serie di quattro.