Recensione: Stampa di Nora Phoenix

Henley è off-limits per Levar. Allora perché non riesce a stargli lontano?

Cinque anni fa, Levar è sopravvissuto a un attacco terroristico. Le bombe gli hanno lasciato diverse cicatrici, ma lui ha ripreso in mano la propria vita. Adora lavorare per il vicepresidente degli Stati Uniti – che è apertamente bisessuale – in qualità di suo portavoce.

L’unico fastidio è dipeso da una seccante attrazione che non può permettersi e che si dimostra essere piuttosto tenace. E c’è di peggio: quelle scintille altamente infiammabili sono dirette verso l’ultima persona di cui dovrebbe innamorarsi, ovvero Henley Platt, un famoso giornalista perennemente di stanza alla Casa Bianca.

Perché anche se Henley non è propriamente un nemico, per lui, non è di certo suo amico. Non può esserlo, dato che i loro ruoli li mettono ai lati opposti della barricata. Quell’uomo è assolutamente off-limits, anche se mostra di apprezzare la lingerie sexy che Levar ama indossare.

Quando però i terroristi attaccano nuovamente la Casa Bianca con un colpo devastante, i due si appoggiano l’uno all’altro in cerca di sostegno. Le scintille si trasformano in un fuoco dirompente impossibile da domare… Ma che succede se qualcuno li scopre?

Levar e Henley sono due uomini completamente proiettati verso la carriera: il primo è sulla cresta dell’onda come portavoce del vice-presidente degli Stati Uniti, l’altro è un giornalista corrispondente per la Casa Bianca. Henley è tanto simpatico e disinibito quanto Levar è misurato e composto. Si conoscono da tempo e hanno rispetto reciproco professionalmente, ma sono anche consapevoli che questo è tutto ciò che potranno mai avere, a causa del possibile conflitto di interessi che maggiore confidenza provocherebbe.
A questa situazione si aggiunge un episodio drammatico quale un attacco terroristico durate un Gay Pride. La vicenda porta una scia di suspence con indagini e sospetti, ma viene anche approfondita negli effetti psicologici a lungo termine dei sopravvissuti, come lo shock per la reazione avuta sul momento, il non sentirsi più al sicuro (che può degenerare in attacchi di panico, agorafobia, etc), la sensazione di non essere compresi a fondo dagli altri, il disagio di un disturbo da stress post-traumatico che non passa neppure dopo anni.

Levar uscì dalla camera da letto, e dovette aiutarsi a rimanere in piedi sorreggendosi al muro del corridoio. Era nei guai. Ciò che provava per Henley aveva superato da tempo la definizione di attrazione o persino di infatuazione. Il suo cuore era pieno zeppo di tutte quelle emozioni che non riusciva nemmeno a districare, ma di una cosa era certo. Era fottuto. Assolutamente e completamente fottuto.

Lo stile narrativo è fin troppo accurato e minuzioso, e tende a raccontare le emozioni anziché farle trasudare dalle pagine. Non è, insomma, il tipo di autrice che lascia dettagli nascosti tra le righe (gestualità ordinarie, dialoghi di cortesia – per quanto arguti, ammiccanti o divertenti – momenti non necessari…). Da un lato questo aiuta a immergersi nella storia in modo vivido, ma dall’altro rende la lettura un po’ sovrabbondante, ripetitiva e rallentata.
Considerando l’organizzazione del plot, il romanzo è stranamente suddiviso in modo netto tra una prima parte che si concentra sulla trama suspense, con la costruzione di un mistero che non verrà più portato a termine (immagino se ne occuperanno i prossimi volumi, ma non è piacevole che ci se ne dimentichi completamente da un certo punto in poi), e una seconda che vede la storia romantica prendere sempre più piede.

«Lo so,» replicò comunque. «E non puoi parlarne davvero perché le persone che non erano lì non vogliono sentirlo o non capiscono, e le persone che invece erano lì stanno già affrontando il proprio dolore e le proprie emozioni.»

Convincente è il modo in cui il lettore si sente stretto in una morsa di impotenza dovuta alle motivazioni che impediscono ai due uomini di stare insieme: il conflitto di interessi è molto evidente, e abbiamo esempi e consapevolezza che nel settore politico basti una voce anche infondata per rovinare la reputazione di qualcuno.
È stato in effetti interessante entrare maggiormente nelle dinamiche della stampa speculativa e scandalistica, nonché nei giochi di potere politici che sfruttano soffiate ai giornali per far pubblicare cattiverie e lanciare assalti mediatici. Non ho cambiato la mia opinione in merito (gli “xxx-gate” tra esponenti di partiti mi suscitano solo dei gran “ma chissene”), eppure ora mi è ancora più chiaro sia quale strategia si annidi dietro a tutto questo, sia quanto a volte una notizia sciocca possa nascondere implicazioni o retroscena minacciosi molto più inquietanti.

A Levar vennero le lacrime agli occhi sentendo quella placida confessione, anche se non ne capiva il motivo. Vedere Henley spogliato di tutte le sue solite difese, delle sue battute spiritose, gli faceva qualcosa. Lo scudo era sparito, le maschere erano state tolte, e quello che era rimasto era il vero Henley. Dietro quella facciata esterna acuta e brillante c’era un uomo vulnerabile, che lottava strenuamente anche solo per osare mostrare quel lato di sé.

Ho amato le caratterizzazioni dei due uomini: totalmente dediti alla carriera, con orari folli e reperibilità costante, reprimono dei bisogni di vicinanza e affetto che vanno al di là del solo sesso. È proprio questo comprendere i reciproci traumi a seguito del Pride Bombing, la disponibilità all’ascolto, la dedizione alla cura dell’altro, che consolida il loro rapporto.
Molto bella anche la presa di coscienza di Henley sulla propria incapacità di aprirsi esponendo ai suoi partner il proprio lato vulnerabile a causa dei traumi passati. Il percorso di consapevolezza che compie è graduale e ben esplorato.