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Recensione: La ragazza di Montmartre di Aimie K. Runyan

Titolo: La ragazza di Montmartre 

Autore:  Aimie K. Runyan

Genere: romanzo storico

Editore: EDIZIONI PIEMME

Data di pubblicazione: 22 ottobre 2024

Età di lettura consigliata: PER TUTTI

 

 

UN DELIZIOSO FORNO A MONTMARTRE DUE DONNE SEPARATE DA UN SECOLO DI STORIA

Parigi, 1870. I prussiani sono alle porte e la città è diventata una grande trappola. Lisette Vigneau è una ragazza ricca: anche in un momento come questo, ha la protezione della sua famiglia e del suo nome. Ma quando incontra Théodore Fournier, affascinante rivoluzionario, decide che è il momento di mettersi in gioco, abbandonare gli agi e lottare per la sua città. Apre così un piccolo forno in piena Montmartre: un segno che i parigini non sono soli…
1946. La giovanissima Micheline Chartier ha perso il padre in guerra e, dopo la sparizione della madre, è rimasta sola con le due sorelle minori. La sua unica speranza è la scuola di cucina cui l’ha iscritta una vicina di casa, dove imparerà a infornare dolci e pane… Ma il suo desiderio più grande è ritrovare la madre: ha disperatamente bisogno di lei, ora più che mai. La aiuterà Laurent Tanet, uno studente del corso che le offre fin da subito la sua amicizia…
Due donne, due vite, due storie intrecciate unite da un comune denominatore: una miscela di lievito, zucchero e farina…
Un romanzo unico ed emozionante.

 

 

Il romanzo ci porta in due momenti cruciali per la storia di Parigi, seguendo le vicende di due giovani donne diciannovenni, a distanza di diverse generazioni.

Lisette, nel 1870, proviene da una buona famiglia aristocratica, ma si sente troppo stretta dal bon ton e dal matrimonio combinato che le hanno imposto; si innamora di un ragazzo del popolo, un comunardo rivoluzionario, e scappa con lui nei quartieri poveri. Apre una panetteria proprio durante uno dei momenti più difficili per il popolo di Parigi, ossia le settimane dell’assedio prussiano in cui, per la fame e il freddo, morirono più di 3000 persone.

Micheline, invece, ci porta nella povertà del primissimo dopoguerra, in un’atmosfera che riverbera delle recenti perdite, non solo di denaro e attività economiche, quanto di vite. Lei stessa si trova con fratelli piccoli da accudire, il padre morto in guerra e la madre dispersa. Deve rimboccarsi le maniche e trovare il suo destino, fronteggiando tutte le responsabilità che le sono capitate sulle spalle da un giorno all’altro, nonostante un lutto che non ha il tempo di piangere, la mancanza di esperienze e di fondi.

 

«Darei qualsiasi cosa perché tu fossi la figlia di un macellaio e una sarta. Apparterremmo allo stesso mondo.» La voce era esitante, come se non riuscisse a respirare abbastanza aria per andare avanti. «Théo, sono tra le tue braccia. Non credo si possa dire che apparteniamo a specie diverse.» Lui si sciolse dall’abbraccio e mi prese il volto tra le mani. «Credi, tesoro mio?» sussurrò. «Io rischio il patibolo per ciò che stiamo facendo.»

 

Due caratterizzazioni molto differenti, che si fanno largo in contesti storici che spingono le protagoniste in direzioni molto diverse: Lisette è senza dubbio una donna forte, generosa e dal grande cuore, che prende decisioni difficili e tiene duro senza mai guardarsi indietro o piangersi addosso.

Micheline è smarrita. Nonostante l’età, è ancora molto attaccata alla madre dispersa, non crede nella sua morte e alimenta la speranza di un ritorno, senza voler assumere del tutto il ruolo di capofamiglia. Non ha la forza di sapere cosa vuole, troppo concentrata sul passato e sulla ricerca strenua della madre.

Capiamo presto che le due donne sono parte, in tempi diversi, della stessa linea di sangue, e che hanno in comune la passione culinaria, in particolare per la pasticceria.

Cucinare rappresenta per le protagoniste un modo per esprimere se stesse e ricavare un momento di pace in cui possono estraniarsi dalle difficoltà. Il pane diventa un vero e proprio terzo protagonista: non più solo cibo e nutrimento, ma un elemento da condividere che lega, che avvicina poveri e ricchi; un mezzo per comunicare emozioni, per creare un senso di solidarietà e comunità.

Troveremo nel libro anche diverse ricette che ci trasmettono la passione per questa arte, allo stesso tempo pure forma di sfogo e liberazione. Ricette tridimensionali, che raccontano ognuna una storia e legano la tradizione con la creatività.

 

Il mondo non potevo combatterlo, però potevo prendere quel semplice impasto di farina, burro, sale e acqua e tramutarlo in qualcosa. E questo era la cosa più simile al conforto su cui potessi contare.

 

Bellissime le ambientazioni geografiche, sociali, politiche, emozionali che spaziano dalla Parigi aristocratica di Place des Vosges a quella della periferia operaia sulla Butte de Montmartre.

L’atmosfera che si respira è molto differente nei due periodi trattati: nel 1870, nonostante le ristrettezze e la fame dovuta all’assedio dei prussiani, annusiamo la forza delle convinzioni in un futuro migliore raggiungibile, guidate da ideali di uguaglianza e democrazia per i quali si è disposti a morire. Lo spirito combattente dei rivoluzionari, intriso di un senso di giustizia e sostegno alle classi meno privilegiate, si scontra brutalmente con la paura e l’incombente senso di impotenza per l’imminente pericolo dal quale non si può fuggire senza i mezzi economici e gli agganci degli aristocratici.

Nel 1946, invece, per quanto il sollievo per la fine della guerra restituisca un po’ di pace e di apertura verso il futuro, permettendo uno sguardo ottimista sulla possibilità di costruirsi una nuova vita migliore, sono evidenti i postumi che gli orrori degli ultimi anni hanno lasciato sulla gente: la stanchezza, il senso di perdita (per i propri cari, per i ragazzi e uomini caduti in generale, o anche solo per la propria innocenza mai vissuta), il disorientamento e la fatica di ritrovare se stessi e i propri sogni, di ricominciare a vivere con le nuove responsabilità sulle spalle, come se si arrivasse troppo pesanti per poter pensare di riuscire a volare di nuovo.

 

Perché non riuscivano a rintracciarla? Perché era tanto difficile trovare una risposta? Perché il mondo intero giudicava irragionevole il mio bisogno di sapere la verità? Mi rendevo conto che gli ultimi sette o otto anni avevano visto un numero tale di tragedie che la scomparsa di una madre era una piccola cosa rispetto a tanta aberrazione. Esisteva forse qualcuno che fosse uscito indenne dalla guerra? C’erano villaggi che avevano perso tutti i loro uomini. Intere città rase al suolo che non sarebbero mai state ricostruite. Quella guerra aveva cancellato milioni di universi. Ma anche il mio era tra quelli. E aveva la sua importanza.

 

 Anche se entrambe le protagoniste trovano l’amore e vivono vicissitudini nelle loro relazioni, lo stile narrativo non è quello intenso, emotivo e passionale tipico dei romance, ma rimane su tonalità piuttosto freddine, da racconto storico che descrive storie di vita vissuta.

Tra i temi presenti, oltre naturalmente a quello politico, troviamo anche quello del corpo della donna come oggetto che tutti, prima o poi, vogliono usare, depredare, scambiare, che si tratti di genitori aristocratici, di approfittatori durante la carestia o di una fazione intenzionata a sfogarsi per vendetta e per affermare potere.

 

Innumerevoli volte, negli ultimi due anni, mi era sembrato che la vita mi avesse privata di ogni scelta, ma in quel momento cominciavo a chiedermi se invece tutte quelle difficoltà non mi avessero messa sulla stessa strada che avrei comunque imboccato di mia iniziativa.

 

 Un aspetto che mi ha particolarmente colpita è stato notare quanto il periodo storico in cui siamo immersi possa plasmare le persone, le nostre insicurezze, la nostra percezione di trovarci all’interno (o all’esterno, se ci sentiamo sospesi in un limbo) di un percorso più grande. Come può essere travolgente, riempirci di dubbi o forzarci a fare scelte dolorose, ma allo stesso tempo quanto la brutalità possa forgiare il carattere, obbligare a tirare fuori la forza, l’altruismo, la tenacia, i nostri valori e gli ideali. Uno dei punti cardine di entrambe le donne, infatti, è quello di essere messe a dura prova nella loro missione di proteggere le persone che amano.

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