Recensione: Scarification di E.M. Lindsey
Serie: Irons and Works vol.6
Serie: Irons and Works vol.6
Autore: E.M. Lindsey
Genere: Romanzo contemporaneo MM
Editore: Quixote Edizioni
Data di pubblicazione: 14 ottobre 2024
La serie Irons and works è composta da :
Privo della mano dominante e con metà del viso coperta di cicatrici, Miguel Ruiz può dire addio ai suoi sogni di un future felice. Si rassegna a una vita servile in un club mal gestito, finché un giorno un tatuatore in un bar vede del talento e un futuro in lui.
Gli fa un’offerta che soltanto uno sciocco rifiuterebbe, e Miguel decide che è finalmente il momento di iniziare a vivere per se stesso, anche con le tonnellate di zavorra che si porta sulle spalle.
Se c’è qualcuno al mondo che capisce i segreti, è Amit Baqri. Cresciuto bisessuale, sordo e femme in una famiglia musulmana tradizionale, Amit tiene il suo vero io ben nascosto.
Ha passato la maggior parte della vita rendendosi conforme agli altri, dal modo in cui comunica al modo in cui si presenta agli altri, ma il peso di tutto sta iniziando a schiacciarlo. Capisce che gli obblighi familiari e prendersi cura di sua madre sono la sua priorità assoluta, le sue sorelle sono la seconda.
Ma quando Amit posa gli occhi sullo splendido tatuatore con una sola mano e una cascata di cicatrici, la sua vita finisce sottosopra.
Amit e Miguel troveranno un modo di liberarsi dal peso del loro passato per essere felici insieme, oppure le supposizioni e le aspettative li lasceranno per sempre intrappolati in una prigione creata da loro stessi?
È una storia emotivamente molto intensa tra due uomini che hanno e stanno soffrendo molto.
Miguel è vittima di un incendio, ha riportato la perdita della mano dominante e con essa l’unica abilità che pensava di avere, il disegno. Non è mai riuscito a essere accettato nel club di motociclisti di suo padre, e quando se ne va è del tutto solo, senza radici o legami. Ma nello studio di tatuaggi Irons and Works riesce a trovare un nido accogliente e una sorta di fratellanza protettiva dove può iniziare a leccarsi le ferite.
Miguel ignorò prontamente il modo in cui il cuore iniziò a battere contro il suo petto e prese la macchinetta. La presa era morbida sotto le sue mani e non era del tutto corretta. Non era mai del tutto giusta. La pratica lo rendeva facile, ma era un costante ricordo di ciò che era. Una perdita. Anche se quella perdita portava una strana, insolita bellezza sulla tela, sulla pelle delle persone che si fidavano di lui.
Amit, parzialmente sordo, ha origini musulmane. Il peso delle tradizioni familiari e delle aspettative è opprimente, eppure fatica a cercare la propria libertà per senso del dovere e per l’affetto che prova per i suoi cari, che non sono mai stati davvero cattivi. Soffre per aver sacrificato l’università e gli obiettivi personali perché responsabile dell’accudimento degli anziani; si sente costretto in uno stereotipo eterosessuale e patriarcale, impossibilitato a mostrare non solo il suo orientamento, ma anche la sua identità fluida.
Ma non ha la forza di scegliere l’esplorazione della propria identità queer rischiando il rifiuto della propria famiglia.
«Non pensavo che mi avresti voluto.» Gli occhi di Miguel si allargarono. «Dici sul serio?» «Sono un disastro,» gli disse Amit. «Ho lasciato la scuola, lavoro come barista, mi prendo cura di mia madre. La mia famiglia… non sa chi sono veramente. Non sanno che sono bisessuale e sicuramente non sanno che sono femme.» Quando il viso di Amit si abbassò, Miguel gli infilò la nocca sotto il mento e gli fece alzare lo sguardo. «Sei sicuro?» Amit si lasciò sfuggire una risata un po’ amara. «Forse lo sanno, ma non lo riconoscono. Vogliono che io sia il figlio perfetto, il musulmano devoto, il capo famiglia etero. Udente,» aggiunse, e la sua voce si abbassò su quell’ultimo punto. «Per loro sono… difettoso.»
Un incontro tra due anime sofferenti, ferite, bisognose di affetto, che non sono molto abituate a essere amate, quindi ad aprirsi e fidarsi, a comunicare, ad accettare di non essere troppo danneggiati per meritare qualcuno. Troviamo anche una discreta dose di passione legata al kink del femme, ma soprattutto tantissimo romanticismo: una storia nel complesso molto commovente e intensa.
«Tu,» iniziò, poi scosse la testa. La sua faccia fece qualcosa di complicato e per un attimo Miguel pensò che fosse arrabbiato. Poi Amit tirò su con il naso, la bocca che tremava un po’, e si gettò tra le sue braccia. «Ehi,» lo tranquillizzò lui, strofinando la mano lungo la spina dorsale di Amit. «Mi dispiace, ho sbagliato?» «No, stupido idiota,» disse Amit con una risata umida. «Come diavolo fai a essere nella mia vita? Come… cazzo.» Si tirò indietro e lo guardò. «Sto imparando ad accettarmi, ad amarmi così come sono, ma non posso mentire, è molto più facile quando anche a te piaccio così.» Miguel gli accarezzò la guancia. «Ti amo così,» disse, con la paura che lo consumava, ma questa volta non lo soffocava. «Ti amo.»
Le sfaccettature caratteriali sono molto ben approfondite. Per quanto feriti e sofferenti, i protagonisti hanno problematiche di diversa natura che devono essere affrontate con un percorso individuale di crescita, lavorando su di esse un passo alla volta. Ho apprezzato che non ci sia una sorta di prevalenza sulla gravità delle ferite fisiche e quelle emotive, perché ciò che importa è quanto una persona avverte il peso e si sente ostacolato dai propri problemi, non quanto essi siano effettivamente limitanti.
Piacevolmente ritrovata la compagnia dei tatuatori della Irons and Works, che riesce a trasmettere un senso di accoglienza, apertura, sostegno, accettazione nelle fragilità e negli handicap, senza compatimento.