Recensione: Nessun altro cuore di Kat Sherman

Autrice: Kat Sherman
Genere: contemporary romance
Editore: self
Data di pubblicazione: 18 gennaio 2025
Quando Beatrice mette piede per la prima volta negli Stati Uniti, con l’intenzione di vendere la misteriosa scuola di scrittura di suo padre, ci sono molte cose che non avrebbe mai immaginato. Quel luogo fra i boschi è oltremodo bizzarro, le persone che lo abitano l’hanno praticamente rapita, e il pupillo di suo padre, un famoso scrittore di thriller e insegnante della scuola, nonché sua nemesi per eccellenza, è attraente quanto detestabile.
Bea avrebbe preferito non incontrare mai questo Jameson Ford, ma purtroppo deve fare i conti col fatto di avergli anche rovinato la vita, spifferando online il suo più grosso segreto. Ma per Jameson la scuola di scrittura è tutto ed è disposto a qualunque cosa pur di difenderla, anche ad avanzare a una ragazza che detesta la più folle delle proposte: un breve matrimonio di convenienza in cambio dei suoi insegnamenti su come scrivere un libro di successo. Se tutto andasse come dovrebbe, entrambi realizzerebbero i propri sogni. C’è solo una condizione per far sì che il piano fili liscio: ignorare l’attrazione proibita che inizia a divampare inesorabile e tenere ben presente che fra loro non potrà esserci alcun futuro.
Hanno quattordici anni di differenza, provengono da mondi opposti e si detestano. Lui ha promesso di non darle neanche un bacio e di mantenere il segreto su cosa sia davvero quella scuola. Lei non vede l’ora di tornare a Roma e lasciarsi il doloroso passato alle spalle.
Ma se il destino avesse piani completamente diversi?
La prima cosa che colpisce leggendo, ancora prima di addentrarsi nella trama, è la piacevolezza dello stile: ironico e scattante, ma anche capace di suscitare calore e passionalità; le battute sagaci e la personalità spinosa della protagonista, poi, danno un colore deciso e sostengono un ritmo di lettura accattivante.
Lo stile di Kat Sherman, insomma, ha quel tipo di fascino che solo le autrici italiane sanno regalare, per la qualità di sfumature lessicali e la capacità di giocare con le metafore in modo da solleticare le emozioni come le traduzioni da una lingua straniera difficilmente riescono a fare.
Ho un déjà-vu quando lui appare di fronte a me coperto solo da un paio di pantaloni sportivi a vita bassissima. «Fai lo sciopero delle felpe?» Si strofina il viso come se quel gesto bastasse a cancellare la mia fastidiosa presenza. «Non devi mai, e dico mai, bussare alla porta di uno scrittore. Mai, dannazione.» «Quando otterrai il mio rispetto, rispetterò anche le tue regole.»
I protagonisti sono Beatrice e Jameston, che si odiano prima ancora di incontrarsi.
Beatrice è appena ventenne e sogna di diventare scrittrice. Nessuno però ha mai creduto in lei, a partire dai genitori (il padre l’ha abbandonata da piccola per fondare una scuola rivolta ad autori di talento, mentre la madre, pur gestendo una casa editrice, non risparmia giudizi impietosi e svilenti).
Jameston è uno scrittore affermato che si protegge dietro a uno pseudonimo (almeno fino a quando lei, per gelosia, ne divulga l’identità). Lo caratterizza il fascino del “poeta maledetto” pieno di tormenti e conflitti interiori. È in lutto per la morte del suo mentore (il padre di lei), e teme che la mancanza di una guida possa riportare i suoi demoni fuori controllo.
I due si incontrarono in una villa sperduta sui monti degli Stati Uniti, parte di un’eredità che il padre ha lasciato a Beatrice senza meglio spiegare di che si tratta.
Buona parte del romanzo gioca in modo efficace sull’alone di suspense che circonda la natura e le finalità di quella che dovrebbe essere la scuola. Ci chiediamo a lungo di che tipo di scuola si tratti, quanto fuori le righe siano i metodi di insegnamento, quali siano le cause che hanno spinto il padre ad abbandonare tutto per fondarla e quali le motivazioni per mantenere il segreto perfino con l’erede proprietaria delle mura che potrebbe decidere di vendere tutto senza darvi il giusto valore.
Il mistero e la suspense vengono ulteriormente alimentate da personaggi secondari la cui storia di vita è strettamente intrecciata con la scrittura, ognuno con un background forte e degno di approfondimento.
Non posso svelarvi se ciò che scoprirete sarà all’altezza della nuvola di mistero che è stata creata, in ogni caso la storia procede con un passo veloce e delizioso, passionale e pieno di pepe e scontri scintillanti. Un “hate to lovers”, insomma, che vedrà l’animo tormentato di lui trovare un po’ di pace, e la ragazza ferita e col timore dell’ennesimo abbandono essere finalmente ancorata all’amore. Ciliegine sono il gap-age dovuto alla differenza d’età e l’aspetto forbidden legato alla promessa che Jameston ha fatto al suo mentore prima della morte (lungimirante, conoscendo la sua fama di spezzacuori), oltre che ai ruoli insegnante-allieva.
Tutti questi elementi insieme, più un imprevisto catalizzatore che li costringe a fingere e a immaginarsi diversi, spingono i protagonisti a mettere da parte l’antipatia e la mancanza di fiducia e ad avvicinarsi un po’ trovando le modalità per dialogare. Riescono perfino a negoziare un beneficio reciproco: Beatrice aiuterà lui a ottenere i fondi per comprare la proprietà, mentre Jameston le farà da mentore trasmettendole gli insegnamenti del padre.
Sarà proprio questo aspetto a permettere alla protagonista di avvicinarsi al suo ricordo, dandole modo di elaborare il trauma dell’abbandono ma anche di evolvere la propria capacità di scrittura.
Elemento straordinario del romanzo è l’aver reso la scuola di scrittura il fulcro di tantissime emozioni contrastanti. Non solo è fonte di mistero per i lettori, di affetto e ricordi per Jameston, di speranza e “casa” per gli altri insegnanti, ma anche un concentrato di emozioni confuse e conflittuali di Beatrice, che vanno dalla solitudine alla delusione per il rifiuto del padre; dalle insicurezze infuse dalla madre al bisogno di essere amata; dalla rabbia, l’opposizione, la ribellione, fino a un senso di perdita del padre di cui non riesce a soffrire. La villa è l’eredità contesa che obbliga Beatrice a fare delle scelte e a mettersi in gioco. Ma è anche il luogo in cui l’attrazione tra i protagonisti viene negata, cresce in modo conflittuale tra due caratteri forti, arroganti, testardi che fanno scintille, viene compressa a lungo e cova sotto la cenere fino a quando prende fuoco implacabile.
Una scia di brividi formicola lungo tutto il tragitto compiuto dalle sue dita. Risalgono su di me, mi fanno inarcare la schiena, si fermano alla base del mento. Le usa per sollevarmi di poco la testa e poi mi uccide. Non è un bacio come quello che non riesco più a togliermi dalla testa, ora sembra avere secoli di tempo. È un gesto profondo, triste e bellissimo. Quasi penso di non esserne degna, perché nessuno dovrebbe meritare che qualcuno offra così tanto di sé con un bacio, rendendosi vulnerabile a tal punto. È uno scrittore e mi sta raccontando della sua vita qui, degli anni da adolescente, di tutto quello che ha vissuto, e lo fa con la lingua e le mani. Ho appena scoperto che le parole sono inutili e i suoni superflui. Sento solo quello del suo respiro che accelera, seguendo il ritmo del mio. E il bacio diventa un morso e poi di nuovo un bacio.
Come si può intuire, un grosso tema affrontato è quello legato al perseguimento dei propri sogni, al bisogno di sostegno da parte delle persone che ci amano o del pubblico che ci segue, ma anche la consapevolezza che questi non siano più importanti della fiducia in se stessi e dell’orgoglio per ciò che si è realizzato senza necessità di conferme esterne.
Ho trovato inoltre una vera perla gli esempi dell’utilizzo terapeutico della scrittura che Beatrice sperimenta.
L’abilità e l’intuito sensibile di Jameston riescono a scardinare le sue difese permettendole di mettere a nudo le emozioni più profonde, di rielaborare le ferite non guarite, e di esprimere tutto questo sulla carta traducendolo in un romanzo.
Un percorso non solo di introspezione, ma anche di trasformazione e crescita; un modo per smettere di fuggire dalle emozioni negative e dall’oscurità per esplorarle e farle proprie fino in fondo, elaborandole.
A questo percorso di Beatrice si affianca quello di Jameston, un uomo tormentato che crede di essere sbagliato. Nonostante abbia trovato un equilibrio grazie all’aiuto di un mentore che ora non c’è più, ha ancora molti demoni da affrontare e un sacco di dipendenze e ossessioni. Un uomo imperfetto che deve imparare che, prima di assecondare l’istinto di possedere qualcuno, deve saperlo lasciar andare.
«Amore mio» ripeto sottovoce nel silenzio assoluto, perché so che a quelle parole vorrà cancellare il poco spazio fra noi. E, quando me la premo contro il petto, la sua felicità va a occupare gli spazi vuoti scavati in passato dal suo opposto. Ogni cosa è esattamente dove deve essere. A partire da lei, stretta fra le mie braccia.