Recensione: “Cuori in tempesta” di K. E. Woddiwiss
Porto di Londra, Ottobre 1825. Il coraggioso capitano Beauregard accoglie sulla sua nave in rotta per l’America la bellissima Cerynise, in fuga da un uomo senza scrupoli che vuole farle del male. Tra loro nasce un sentimento irresistibile, ma ben presto pericolosi segreti, nemici ostinati e violente tempeste infurieranno sull’oceano e dentro i loro cuori, mentre l’amore rischia d’infrangersi contro i marosi di un destino avverso.
“Cuori in tempesta” è il secondo capitolo della serie “I Birmingham” e ritroviamo molti personaggi de “Il Fiore e la Fiamma”. Questa volta i protagonisti sono Beauregard Birmingham, figlio primogenito di Brandon e Heather, oramai cresciuto e diventato capitano di lungo corso, come lo era un tempo il padre, e Cerynise, giovane orfana, un tempo amica di Beau, che si è trasferita in Inghilterra sotto l’egida della sua amata tutrice Lydia.
La storia inizia con la morte di Lydia e con la cacciata da casa di Cerynise da parte dell’odioso nipote della defunta, Alistair, che la butta in mezzo a una strada, asserendo di essere l’unico e legittimo erede dell’anziana zia.
Gli occhi di Alistair brillarono ai suoi insulti e il volto gli si oscurò mentre alzava un braccio per colpire. «Vi insegnerò io chi è il padrone qui!»
Howard Rudd balzò avanti con un affannoso sussulto e afferrò il polso del compagno. «Lascia pure dei segni sulla ragazza, così avrà qualcosa da mostrare alle autorità quando andrà a denunciarti», lo avvertì ansioso. «Meglio mandarla via senza causare scompiglio, non credi?»
Alistair non diede segno di avere udito il legale, dato che tutto il corpo gli tremava dalla rabbia. Ci volle un lungo momento prima che riacquistasse il controllo di sé divincolandosi da Rudd.
«Vattene, puttana!» le urlò. «Non vale la pena insegnarti le buone maniere!»
Cerynise riusciva appena a respirare quando sussurrò: «Molto volentieri. Metterò in valigia poche cose e poi me ne andrò…»
«No, non lo farai!» ringhiò Alistair. «Tu te ne vai, adesso!» Stringendole il braccio, la cacciò fuori, nell’atrio principale, dove Jasper era rimasto sempre a vigile distanza. Il maggiordomo guardò l’uno poi l’altra con assoluto sgomento prima di azzardare esitante un «Signore, vi prego…»
«Ora sono io il padrone, qui!» rivendicò Alistair in risposta all’intromissione del domestico. «Chiunque lo metta in discussione può andarsene con questa sgualdrina.» Spalancando la porta, strattonò Cerynise e la spinse fuori con tanta forza da farla inciampare giù per gli scalini di granito. Tenne la porta socchiusa come chiaro invito, mentre a parole assaliva il maggiordomo. «Ma pensateci bene prima di farlo! È maledettamente difficile trovare lavoro, e nessuno di voi otterrà referenze!» Rivolse uno sguardo furioso a Cerynise che lo fissava sbattendo le palpebre sotto la pioggia sferzante. «Togliti di mezzo finché puoi, ragazzina! O ti farò arrestare! O, meglio ancora, ti farò rinchiudere in manicomio!»
Sola e senz’altro che gli abiti che ha indosso, Cerynise si rifugia al porto dove un insperato colpo di fortuna le fa incontrare proprio Beau, che sta per salpare per tornare a Charleston.
Suo primo e unico amore, si offre di aiutarla a tornare nelle Americhe, offrendosi di pagarle il viaggio di ritorno.
La mente della giovane correva. L’aveva chiamata col suo nome, eppure era un estraneo.
«Vi conosco?» Un sorriso indugiò sulle labbra di lui mentre appoggiava il pennino e si alzava dalla sedia. Sebbene Cerynise si tirasse cauta contro la parete alle sue spalle, l’uomo si avvicinò con occhi divertiti. Infilando un braccio nella cuccetta, si chinò in avanti e allungò l’altra mano per afferrare la lunga treccia.
«Moon mi ha fatto il tuo nome, e comunque ho conosciuto una sola persona in vita mia con questo particolare colore di capelli… era una bambinetta che a volte sedeva nelle classi del padre prendendo appunti come se fosse grande e avanti negli studi quanto il resto degli studenti. Ogni volta che le pizzicavo il naso, tirava fuori la lingua e mi dava del dispettoso. Però sembrava disposta a seguirmi ovunque…»
La mente della fanciulla prese a viaggiare. C’era un solo studente di suo padre che lei aveva sempre ammirato: aveva lasciato Charleston all’età di sedici anni per crearsi un futuro sulle navi, ma ogni volta che tornava a casa, le portava sempre dei regali.
«Beau?»
«In persona, ragazza mia!» Indietreggiando, il capitano Beauregard Birmingham batté i tacchi e si portò un braccio sul petto in un cavalleresco inchino. «È un piacere rivederti, Cerynise.»
«Sei cambiato», disse lei con un filo di voce per la soggezione. Infatti era diventato uomo, e più bello di quanto avrebbe mai osato immaginare. Era più alto, più robusto, con spalle larghe e vita e fianchi stretti. In tutto simile alla visione principesca che Cerynise aveva di lui quando lo inseguiva passo passo bramando uno sguardo, un sorriso o una strizzata d’occhio, un segnale qualsiasi che la rassicurasse che anche lui provava per lei la stessa attrazione.
Beau, infatti, pur desiderandola ardentemente, non la vuole sulla sua nave perché teme di non potersi comportare da gentiluomo durante la lunga traversata che li attende. Il ritorno di Alistair, che ha bisogno di Cerynise per ereditare, costringe Beau a sposarla per proteggerla e consentirle di tornare a casa.
Il viaggio di ritorno diventerà una sfida per l’autocontrollo di entrambi.
«Ti voglio», mormorò rauco, facendo scivolare la mano sul corpo di lei per poi tornare di nuovo su, fra le cosce. Cerynise sobbalzò sorpresa dall’intrusione e cercò di rotolare via, ma Beau, con parole dolci e baci appassionati, la persuase a rilassarsi finché lei stessa si aprì a lui. Fu infinitamente gentile mentre cercava la sua morbidezza femminile, e subito dopo i suoi sensi furono travolti dall’estasi. Uno strano fuoco si accese e cominciò a infiammarla e a percorrerle il corpo. Provò un brivido. Si lasciò girare su un lato davanti a lui. Subito le loro labbra e le lingue si mescolarono in un selvaggio scambio di baci febbricitanti, così seducenti che lei si strinse alla figura muscolosa di Beau e sollevò una coscia sul suo fianco. Una spada ardente premette accarezzandole l’umida morbidezza finché lente, amabili carezze evocarono sensazioni che fecero ansimare entrambi di piacere. Risvegliata da quelle sfrenate sensazioni, Cerynise cominciò ad accarezzare e a baciare il petto muscoloso e seducente del marito. Le timide dita di lei tremavano sui capezzoli duri. Subito dopo Beau le prese la mano muovendola verso il basso sul suo torace finché la strinse sul sesso, strappandole un improvviso gemito. Lui le mormorò all’orecchio accarezzandole il viso con i baci, e lei seguì timidamente le sue istruzioni finché gli tolse il respiro. Il brivido di piacere di lui le diede coraggio e stuzzicò la sua curiosità mentre lo portava ad altezze che Beau non aveva mai immaginato fosse possibile raggiungere prima della penetrazione. Forse andava detto qualcosa, dopotutto, sul fare l’amore con la moglie invece che con una donna di strada.
Da quel punto in poi succederà di tutto, ma non voglio aggiungere altro per non guastare il piacere della lettura.
I punti di forza di questo romanzo sono molteplici. È una storia d’amore molto dolce e sensuale, che parte in sordina per poi avvolgerci in un crescendo di passione e suspense. Bello ritrovare i protagonisti del primo romanzo, non solo Heather e Brandon, ma anche Jeff e persino la vecchia Hatti.
I punti di debolezza del libro sono da ricercarsi nella sua estrema somiglianza con il romanzo precedente. In pratica la trama è quasi identica e gli escamotage del tutto simili.
Ciò non toglie che è scritto benissimo e come sempre la Woodiwiss ha uno stile perfetto, senza pecche o sbavature.
Consigliato ai veri amanti dello storico e a chi ha molto amato “Il Fiore e la Fiamma”.
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