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Recensione: Shatter me di Tahereh Mafi (Shatter me serie vol. 1)

 

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264 giorni segregata in una cella, senza contatti con il mondo. Juliette non può parlare con nessuno, e nessuno deve avvicinarla, perché ha un potere terribile: se tocca una persona la uccide. Agli occhi dell’organizzazione che l’ha rapita il suo potere è un’arma stupefacente, per lei è una maledizione. Un giorno però nella cella viene spinto Adam. Juliette non vuole fargli del male, e così lo tiene a distanza. Ma Adam non sa del suo potere, e mentre lei dorme in preda agli incubi la prende tra le braccia per confortarla. Da quel momento tutto cambia, perché Adam, immune al tocco di Juliette, è l’unico che può accettarla così com’è. Insieme progettano la fuga, alla ricerca di un mondo che non la consideri più né un’arma né un mostro, ma una persona speciale, che con il suo potere può fare la differenza.

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Se non fosse un distopico post apocalittico, potrebbe iniziare con “C’era una volta…”

Shatter me” è una favola dolce ma allo stesso tempo dolorosa, raccontata da una diciassettenne speciale. Juliette ha un dono che la rende letale: ogni volta che tocca un essere vivente provoca in lui atroci sofferenze o, addirittura, la morte.

I miei genitori hanno smesso di toccarmi quando ho iniziato a gattonare. Ho fatto piangere i miei compagni di classe solo prendendoli per mano. Gli insegnanti mi mettevano a lavorare da sola perché non potessi nuocere agli altri. Non ho mai avuto un amico.”

Ovviamente Juliette ritiene questo potere una maledizione che fin da bambina l’ha privata del calore di un abbraccio, della dolcezza di un bacio. Considerata un mostro dai suoi genitori, ben presto si isola in un mondo fatto di sogni, di libri, di un taccuino e di una penna. Ed è questo suo estraniarsi dal mondo a farla rinchiudere in un manicomio.

Sono rinchiusa da 264 giorni. A tenermi compagnia ci sono solo un quadernetto, una penna malridotta e i numeri che mi frullano nella testa. 1 finestra. 4 pareti. 15 metri quadrati di spazio. 26 lettere di un alfabeto di cui non mi sono mai servita nel corso di 264 giorni di isolamento. 6336 ore dall’ultima volta che ho toccato un essere umano.”

Un giorno però, qualcuno decide di fare entrare nella sua cella un compagno, maschio, bello, anch’egli diciassettenne: Adam. Questo destabilizza non poco Juliette, che non avendo da tantissimo tempo rapporti con altre persone, non sa come comportarsi e inizialmente è quasi infastidita da quel ragazzo che entra nella sua vita senza chiedere permesso.

Piano piano i due iniziano a conoscersi, prendono confidenza, che ben presto si trasforma in un sentimento legato ad un sogno. Adam può toccarla.

Adam.” Mi sforzo di sorridere, ma le labbra inciampano in un singhiozzo soffocato. “Riconoscerei i tuoi occhi ovunque.” Ed ecco. Questa volta non c’è alcun controllo. Questa volta mi ritrovo tra le sue braccia, premuta contro la parete, scossa dai tremiti, e lui è così delicato, così attento, mi tocca come se fossi di porcellana. Vorrei andare in mille pezzi.”

Adam nasconde un segreto. Fa parte di un esercito capeggiato da Warner, uno spietato tiranno che non guarda in faccia niente e nessuno pur di raggiungere il suo scopo: far crollare il regime che vige nel mondo e per farlo vuole servirsi del potere di Juliette. E’ cattivo, colpisce la ragazza nei suoi punti deboli, mirando alle sue paure, facendole credere di essere un mostro e una nullità.

Chiunque ti abbia conosciuto, ti ha odiata. Abbandonata. Persino i tuoi genitori si sono arresi: ti hanno affidato spontaneamente alle autorità. Morivano dalla voglia di liberarsi di te, di trovare il modo di farti diventare il problema di qualcun altro. Desideravano convincersi che l’abominio che avevano cresciuto non fosse figlia loro.”

Da questo momento in poi, Juliette e Adam decidono di scappare per vivere una vita migliore, ma sanno che sarà estremamente pericoloso, che qualcuno si farà male e che c’è la possibilità che qualcuno possa morire. Ma il loro sogno di normalità vale tutti i rischi che dovranno affrontare, perché insieme sono imbattibili. Sono l’una la parte mancante dell’altro, si completano. Il loro amore deve vincere per far rinascere un mondo colpito dall’odio, per infondere speranza in quelle persone che ancora credono di poter tornare a vivere.

Il libro è diviso nettamente in due parti. La prima di conoscenza, che procede con cautela e mira alle problematiche dei ragazzi. Tutti noi siamo stati adolescenti e sappiamo le conseguenze che camminano di pari passo con questo periodo della vita. Alcuni, i più fortunati, soffrono per amore, si ribellano ai genitori quando vietano loro di uscire la sera; poi ci sono gli altri. Quelli che vengono da un’infanzia difficile che si trovano di fronte a problemi troppo grandi e per troppo tempo. Piangono, si disperano, toccano il fondo e vengono aiutati a risalire. Ma cosa succede senza una guida? Senza l’appoggio e la sicurezza che solo i genitori e la famiglia possono dare? Rischiano di perdersi in un labirinto senza indicazioni, di fare un salto nel vuoto, di entrare in un tunnel senza luce in fondo. E, soprattutto, ti fa credere di non avere via di uscita. Questo è quello che succede a Juliette quando, presa dallo sfinimento di un peso troppo grosso da portare e senza nessuno al suo fianco, pensa di meritare di morire.

La realtà mi schiaffeggia in pieno viso. La mortificazione mi confonde, una terribile umiliazione annebbia le mie capacità di giudizio; trasudo rossore. Mi aggrappo alla maglia di Adam. “Uccidimi” dico. “Sei armato…” Cerco di divincolarmi, ma lui non allenta la presa. A dispetto dell’espressione neutrale, sta serrando le mascelle e irrigidendo i muscoli delle braccia. “Uccidimi e basta” lo imploro.”

Quando conosce l’amore e inizia a fidarsi del ragazzo dal passato oscuro e difficile tanto quanto il suo, prendono forza e si sostengono a vicenda. Ed è così che trovano la via d’uscita, è così che riescono a risalire, aggrappandosi l’uno all’altra.

La seconda parte, invece, è adrenalina allo stato puro, non puoi smettere di leggere perché sei completamente immerso nella loro vita: loro scappano? Tu vuoi scappare con loro. Respirano? Tu vuoi respirare con loro. Saltano? Tu vuoi saltare con loro.

La particolarità che mi ha colpita fin dall’inizio è che l’autrice rende il libro quasi poetico arricchendolo con una scrittura molto immaginifica, con metafore che riescono a far comprendere perfettamente gli stati d’animo.

Le gocce di pioggia sono le uniche a ricordarmi che le nuvole hanno un cuore che batte. E che ne ho uno anch’io. Le gocce di pioggia non smettono mai di stupirmi. Mi stupisce il modo ostinato che hanno di cadere e inciampare l’una nell’altra, di spezzarsi le gambe e precipitare senza paracadute dal cielo per andare incontro a una fine incerta. E’ come se qualcuno si svuotasse le tasche senza curarsi di dove cadrà il contenuto, senza curarsi che le gocce esplodano nell’impatto col suolo, che vadano in frantumi sul selciato, che le persone maledicano tutti quei giorni in cui la pioggia osa bussare alla loro porta. Sono una goccia di pioggia. I miei genitori si sono svuotati le tasche in cui mi tenevano nascosta e mi hanno lasciata sulla strada a evaporare.”

Non mi rimane altro che dirvi di leggerlo e di diventare anche voi piccole schegge della vita di Juliette.

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Recensione a cura di:

Daenerys

Editing a cura di:

Gioggi

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