Recensione: “La regina d’inverno” di Nicola Cornick
Londra, 1662. Sul letto di morte, Elisabetta Stuart, Regina di Boemia, detta anche Regina d’Inverno, dona all’amato William Craven una perla di inestimabile valore, pregandolo di nasconderla. Ha un’ultima richiesta per lui: distruggere uno specchio in vetro di Murano, le cui delicate fattezze nascondono presagi di morte.
Ashdown, Oxfordshire, ai giorni nostri. Ben Ansell sta studiando l’albero genealogico della sua famiglia, quando scompare misteriosamente. Appena avvisata della sua sparizione, Holly, sorella di Ben, comincia le ricerche dall’ultimo luogo dove è stato visto il fratello, e cioè la secolare casa di campagna degli Ansell, confinante con la proprietà ormai in rovina di Ashdown House. Ma qui la ragazza scopre molto più di quanto avrebbe mai immaginato: prima riceve in dono da un antiquario che avrebbe dovuto incontrarsi con Ben un misterioso specchio antico, poi ritrova il diario di Lavinia Flyte, una cortigiana che agli inizi del XIX secolo aveva abitato ad Ashdown House, appena prima che la magione venisse rasa al suolo da un pauroso incendio. E infine viene a conoscenza della leggendaria perla collegata alla Regina d’Inverno e misteriosamente scomparsa. Sempre più incuriosita e determinata, Holly comprende che l’unica speranza di ritrovare il fratello è scoprire i segreti che ancora si nascondono ad Ashdown House.
Tre storie. Tre epoche diverse. Tre amori lontani nel tempo legati da due oggetti preziosi e magici o forse maledetti: uno specchietto e una perla.
La sparizione di Ben, ai giorni nostri, induce la sorella Holly a trasferirsi nella residenza del fratello per scoprire cosa sia accaduto. Holly viene immediatamente catturata dall’alone misterioso che circonda la casa nel mulino e dalle coppie che ne hanno fatto la storia.
I primissimi capitoli immergono il lettore nelle fosche tinte di un thriller: cosa è successo a Ben? Davvero, come pensa la moglie Tasha, si è allontanato di sua volontà lasciando sola la figlia piccola? O, più probabilmente, è successo qualcosa di terribile?
La sua sparizione ha qualcosa a che fare con le ricerche che stava conducendo con l’aiuto di un antiquario oppure è un banale caso di matrimonio infelice?
In ‘La regina d’inverno’ niente è semplice. In tutte e tre le epoche – i giorni nostri, la fine dell’Ottocento e il XVII Secolo – ci sono mille ragioni che possono rendere un amore impossibile e fonte di sofferenza.
Lo struggente amore tra Elisabeth e William è ostacolato dalla posizione di regina della donna, quello di Lavinia con Robert dall’amante, protettore (e sfruttatore geloso) ma anche da un fato legato ai due oggetti. Lo specchietto e la perla, infatti, sembrano non avere alcuna pietà dell’amore e lo distruggono con il fuoco e con l’acqua, dopo aver attirato i possessori nelle loro grinfie con la prospettiva del potere di vedere il futuro.
Il romanzo appassiona conducendo sapientemente le tre storie in parallelo, rivelando segreti che piano piano costituiscono un disegno uniforme, un circolo che si ripete nel corso dei secoli.
Il personaggio di Elisabeth in particolare è un personaggio complesso, contrastato tra un amore passionale, quasi inspiegabile, e i doveri del suo ruolo, che non le consentono di sposare un uomo come William Craven, nonostante lui le dimostri il suo valore e la sua devozione assoluta.
Lui si appoggiò su un ginocchio accanto al letto, di fronte a tutta la corte. «Cosa volete voi da me, mia signora?» le chiese. «Qual è il vostro comando?»
‘Voglio che rimaniate’.
Aveva bisogno di lui, ma non poteva dirlo, non poteva palesare in quel modo i suoi sentimenti.
Invece Lavinia, ragazza che per guadagnarsi da vivere vende il suo corpo, intenerisce per il contrasto tra il suo lavoro disdicevole e la sua tenera ingenuità e per la ricerca di apprezzamento in un mondo puritano che la vede come feccia.
È una storia ben costruita, che contiene tutti gli elementi per poter attirare un lettore: amore, mistero, magia. Un romanzo che tiene compagnia in modo piacevole senza però entrare nell’Olimpo degli indimenticabili.
Recensione a cura di:
Editing a cura di: