Recensione: “Tutto il tempo del mondo” di Sara Purpura (A Time for Love Trilogy Vol. 01)
San Diego. California.
Quando Desmond Ward viene dato in affido ai Kerper, non riesce a nascondere la sua rabbia. È l’ennesimo tentativo da parte del sistema di trovargli una casa e sa che presto, memore delle volte precedenti, verrà rimandato al mittente come un pacco non gradito. Tuttavia, abitare con quella famiglia facoltosa potrebbe significare diventare un giocatore professionista di football, ma la sua voglia di riscatto si scontra con l’attrazione per Anais Kerper, colei che con molta probabilità diventerà sua sorella.
Anais lo calma, gli fa sentire di meritare qualcosa, di essere giusto e per la prima volta amato. Des, invece, sembra essere l’unico a capirla veramente. Non importa se le sta vicino mentre riversa l’anima sul fondo di un WC, o mentre finge che la sua vita sia perfetta, dopo essersi tagliata perché non lo è affatto.
Lui la guarda, vedendola davvero, ed è quello a cui Anais si aggrappa per combattere il dolore.
Per loro è proibito volersi, lo sanno entrambi, eppure si cercano, si scontrano per poi capire di essere affini e sentirsi pericolosamente vicini.
Riusciranno due anime sole a guardare oltre se stesse?
Due ragazzi feriti impareranno che non c’è vincolo in grado di impedire a un altro di diventare indelebile.
Non ci sono muri oltre i quali nascondersi, se il cuore suona un battito nuovo. Basta solo ascoltarlo e convincersi di meritarlo.
Questa è una storia di forti emozioni, a volte così impetuose da attraversare la carta, veloci come il vento.
Ma è anche la storia di vite fragili e delicate, un libro che racchiude tematiche importanti trattate in modo semplice ma sempre capace di toccare il cuore.
Anais è una ragazzina intrappolata in una vita “perfetta” ma che più imperfetta di così non può apparire, schiacciata sotto il peso delle ambizioni di due genitori insensibili e superficiali, costretta a cancellare il dolore dell’anima mediante il dolore del corpo, capace di combattere il vuoto che sente dentro di sé solo con atti impulsivi di autolesionismo.
Poi c’è Desmond, il diciassettenne orfano e sbandato che i genitori di Anais vogliono prendere temporaneamente in affido per mostrare al mondo intero la loro immensa generosità.
Un giovane sempre in lotta con se stesso e con una vita che gli ha provocato solo sofferenza e abbandono. Un concentrato di rabbia pronto a esplodere alla minima provocazione.
Poi Anais e Des si incontrano, imparano a conoscersi, a capirsi e a “vedersi” davvero. Dentro il cuore e dentro l’anima.
Senza filtri, senza inutili armature e senza stupide barriere.
Insieme sono un errore.
Lo sa lui.
E lo sa anche lei.
Perché sono quasi fratelli e perché i loro progetti di vita sono diametralmente opposti.
Eppure, quando un sentimento potente li coglie impreparati, quello che appariva come uno sbaglio adesso sembra l’evoluzione più giusta e naturale del mondo.
I loro stati d’animo si abbattono su di te in modo intenso, le loro paure e le loro assurde insicurezze ti si aggrappano addosso in modo schietto e genuino e i loro tira e molla ti fanno venir voglia di prendere entrambi a sberle in faccia.
Perché il loro mondo è fatto d’idee confuse… a volte un po’ troppo confuse… e di comportamenti altalenanti basati sull’ingiusta convinzione di non meritarsi e non potersi appartenere.
Parole crudeli e azioni dolcissime fanno da sfondo a una guerra di sensazioni che ti fanno quasi ammattire.
Le scelte che questi due ragazzi compiono continuamente sono scelte difficili, dolorose e a volte insensate.
Ma sono giovani e perciò viene spontaneo abbonargli qualche passo azzardato o un po’ impulsivo… spesso, ma non sempre.
Perché non si può trovare una giustificazione per tutto.
E devo ammettere che alcune situazioni sono state sviluppate in modo così rapido da scorrerti davanti agli occhi come se fosse stato schiacciato l’acceleratore. Situazioni che, se descritte un po’ più lentamente, forse mi sarei gustata molto di più e con più coinvolgimento.
Insomma, Sara Purpura ci ha regalato una storia forte e al contempo delicata, piena d’amore e lacrime, sacrifici e sofferenza, una storia quasi realistica nel suo dolore. Fino ad arrivare a un finale del tutto inaspettato in cui la scrittrice sembra voler calcare un po’ la mano – un pochino troppo, a mio avviso – lasciandoci inermi, e con un bel senso di amaro in bocca.
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