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Recensione: “Imparerò il tuo nome” di Elda Lanza

 

 

Non sa e non capisce dell’amore, la protagonista di questo romanzo. Perduta la madre e abbandonata adolescente dal padre, sola nel suo deserto affettivo, cresce forte e determinata. Alla sua casa silenziosa di ricordi, fa da contrappunto l’acida frivolezza dell’ambiente di lavoro, una prestigiosa e patinata rivista milanese. La incontriamo nel momento in cui ha inizio la sua prima vera educazione sentimentale: un viaggio senza pregiudizi attraverso gli altri alla scoperta di se stessa, dei misteri del desiderio e dei legami tra le persone. Un viaggio travolgente che sembra aprire in lei – questa volta davvero – lo spazio per l’amore e per una vita nuova. Con una scrittura asciutta, lucida e appassionata Elda Lanza racconta una storia in cui perdersi e riconoscersi. Scandalosa e esemplare allo stesso tempo. Sino all’ultima scelta che conclude il romanzo, quando le aride certezze sono spazzate via dalla pienezza delle emozioni.

Con una scrittura essenziale e sferzante, Elda Lanza trascina il lettore in una storia commovente che è uno spaccato di vita, un racconto estremamente femminile e delicato, profondo e introspettivo.

La protagonista, di cui l’autrice non fa mai il nome per tutta la durata del romanzo, è una donna che parla di sé, riportando, attraverso i ricordi, la sua infanzia senza madre, l’adolescenza con un padre che è più una presenza doverosa che un genitore affettuoso, e la sua indipendenza che inizia a sedici anni, quando rimane completamente sola in quella che era la casa di sua nonna. Un’indipendenza che ha il sapore della solitudine, in cui la vita muove i suoi passi tra un lavoro gratificante e qualche presenza maschile fugace o poco incisiva. Fino a quando, confusa dal suo passato di abbandoni e dal suo presente di solitudine, decide di rivolgersi a una psicoanalista, Malina, che sarà per lei la piena che travolge gli argini della quotidianità, che le farà toccare la sua vera essenza attraverso una storia di amore e passione. Quando anche Malina se ne va, le insicurezze, che hanno definito la sua vita da sempre, riaffiorano inesorabili. Altri personaggi si delineano, intrecciando le loro vite nella narrazione: Norma, Ciro, Stefano, Alfio, Luciana, tutti danno il loro contributo a rendere le vicende reali e tangibili, come vita vera. Fino all’arrivo di Greg. Un uomo virile, dolce e gentile, il quale fa promesse da innamorato che non riesce a mantenere, e diventa ancora una volta un’assenza, un’occasione mancata, un sogno infranto. Ma il destino gioca le sue carte sempre in modo sorprendente e imprevedibile, perciò la protagonista non si accorge subito dell’effetto travolgente che ha su di lei l’incontro con Lerna. Giovane rumena, di una bellezza delicata e luminosa, una presenza discreta dallo sguardo fermo e i gesti decisi, determinata al punto da sapere esattamente cosa vuole dalla vita e cosa fare per ottenerlo. Proprio da Lerna si lascia coinvolgere in una storia di amore puro e profondo, che le farà riscoprire quella parte di se stessa ancora viva e reale, che il sentimento per Greg aveva confuso. Tutte le vicende anche le più dolorose sono narrate con lucidità e malinconia struggente, senza mai risultare patetiche. La donna che parla è forte, determinata, segnata dalla vita ma non per questo fragile o ostile. Il suo racconto è commovente ma non ha il sapore del biasimo o delle lacrime inutili, piuttosto è il frutto della sua ostinazione a vivere, nonostante l’abbandono da parte dei suoi affetti… nonostante tutto. Fino a quando sarà costretta a scegliere, in un finale sospeso che probabilmente è il giusto epilogo a questa storia. 

Questo romanzo è un viaggio, un percorso nelle pieghe dell’anima femminile, una scoperta della sessualità che va al di là delle etichette, una grande riflessione su ciò che ciascuno è davvero e su chi è costretto ad essere. Forse un insegnamento, una penna che lascia un messaggio: non è il genere della persona che amiamo a definire chi siamo. Ognuno di noi è figlio del proprio dolore e delle vicende della vita, fortunatamente l’amore non ha sesso e non conosce tempo.

 

Recensione a cura di:

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